Nobel per la letteratura a Kazuo Ishiguro

Il giapponese naturalizzato inglese che «ha rivelato l’abisso al di sotto del nostro senso illusorio di connessione col mondo».

Kazuo Ishiguro è di origini giapponesi ma all’età di sei anni si trasferisce con la famiglia in Gran Bretagna dove, al contrario delle iniziali aspettative, rimarrà per la vita.
Nel 1978 si laurea in letteratura e filosofia e solo quattro anni dopo pubblica il suo primo romanzo, Un pallido orizzonte di colline. Con la sua seconda opera, Un artista del mondo fluttuante, vince il premio Withbread, mentre con Quel che resta del giorno, definito dalla critica Michiko Kukatani «un romanzo intricato e abbacinato», dal quale è stato tratto l’omonimo film di James Ivory, con Anthony Hopkins ed Emma Thompson, vince il premio Brooker.

Nel 2005 vince il premio Alex con il distopico Non lasciarmi, che diventa a sua volta un film di Mark Romanek e che è stato definito dal «Time» uno dei romanzi migliori dell’anno e da quest’ultimo inserito nella lista dei cento migliori romanzi in lingua inglese pubblicati dal 1923 al 2005. Grazie anche alla sua prosa di «provocante equilibrio, piatta come l’orizzonte del mare ma dove si agitano profondità nascoste» (James Wood, New Yorker) e lo stile posato e potente, Ishiguro, attraverso il successo riscosso da tutte le sue opere, non per ultima Il gigante sepolto, ha vinto il prestigioso Nobel per la letteratura un anno dopo il discusso Bob Dylan e superando anche il favorito Murakami. 

Contattato dalla BBC lo scrittore ha commentato l’assegnazione del premio dicendo: «È sorprendente e totalmente inaspettato; è un magnifico onore, soprattutto perché significa che sto seguendo le orme dei più grandi scrittori di sempre». Ed infatti la segretaria dell’Accademia del Nobel, Sara Danius, lo ha considerato come un mix tra Jane Austen, Franz Kafka e Marcel Proust.

Sempre alla British Broadcasting Corporation, Ishiguro si è augurato che tutti i premi Nobel siano una forza  positiva in questo momento storico, così buio e incerto, in cui dilagano terrorismo, razzismo e crisi economiche, politiche e sociali.

In un mondo in cui la disillusione è regina insieme alla diffidenza, la letteratura può offrirci un mezzo per rapportarci al diverso, allo straniero, aiutandoci a demolire muri e facendoci conoscere per la prima volta noi stessi e l’altro; inoltre in un pianeta totalmente proiettato verso la globalizzazione essa è un baluardo fermo, che è in grado di farci avvicinare senza imporci l’omologazione.
La sua forza sta poi in quel perenne sperimentare ipotesi di realtà, nei continui e mutevoli mondi possibili che ci stimolano fino a pizzicare le corde della nostra emotività.

La letteratura è parole che, prima di avere un significato, sono fonemi e segni grafici con un peso, un colore e un sapore, che entrano in un complesso rapporto con altre parole, creando sempre nuovi connubi, in una variazione infinita. 

Quella di Ishiguro è una letteratura classica ma popolare, cristallina nell’espressione e profonda nella rappresentazione dell’umanità, è una letteratura che lo scrittore si augura possa «incoraggiare le forze del bene e della pace». 

(Photo by Ian Gavan/Getty Images)

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