Nobel per la fisica 2017: i vincitori sono gli studiosi delle onde gravitazionali.

Albert Einstein aveva preannunciato l’esistenza di onde gravitazionali: a distanza di un secolo tre ricercatori americani riescono nell’impresa. Menzionata l’agenzia spaziale italo-europea durante la cerimonia di premiazione.

Previsto e richiesto da più parti, alla fine il massimo riconoscimento nel mondo della scienza è andato alle increspature dello spazio-tempo previste oltre un secolo fa da Albert Einstein e agli artefici principali della loro prima rilevazione diretta. Dunque il premio Nobel per la fisica 2017 è stato conferito per metà a Rainer Weiss e per l’altra metà a pari merito a Barry C. Barish e Kip S. Thorne per il loro decisivo contributo al rivelatore statunitense LIGO e alla osservazione delle onde gravitazionali.

Rainer Weiss è nato nel 1932 a Berlino, in Germania. Ha conseguito il PhD nel 1962 al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Cambridge, ed è attualmente professore di fisica dello stesso istituto.

Barry C. Barish, classe 1936, è nato a Omaha, in Nebraska. Ha conseguito il PhD nel 1962 all’Università della California a Berkeley. È attualmente professore di fisica del California Institute of Technology a Pasadena.

Kip S. Thorne, è nato nel 1940 a Logan, nello Utah. Ha conseguito il PhD nel 1965 alla Princeton University, negli Stati Uniti. È attualmente professore di fisica teorica del California Institute of Technology a Pasadena.

Le onde gravitazionali sono un fenomeno studiato, circa un secolo fa, nella teoria della relatività dove, nello specifico, si afferma che le tre dimensioni spaziali e la dimensione temporale agiscono come un continuum  quadridimensionale: lo spazio-tempo.  Di conseguenza, tutte le interazioni gravitazionali possono essere spiegate pensando che lo spazio-tempo è come un tessuto che è deformato dalle masse.

Gli effetti creati da queste onde sono molteplici e finora l’unico che ancora non era stato osservato e approfondito era proprio quello che riguardava perturbazioni gravitazionali dovute all’accelerazione di grandi masse nell’universo, come nel caso della fusione di due buchi neri o di due stelle di neutroni, che avrebbero generato onde e, sempre di natura gravitazionale, si sarebbero propagate in ogni direzione, allontanandosi dalla sorgente, come increspature del tessuto dello spazio-tempo.
Grazie a due astronomi e alla tecnologia messa in campo con i due interferometri statunitensi del Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO), uno situato a Hanford, nello Stato di Washington, e l’altro a Livingstone, in Louisiana, il 14 settembre 2015, fu annunciata la prima rilevazione diretta di onde gravitazionali, attribuite alla fusione di due buchi neri distanti da noi 1,3 miliardi di anni luce. A essa seguirono altre rilevazioni, l’ultima delle quali, annunciata pochi giorni fa, che ha visto la partecipazione dell’osservatorio europeo Virgo, situato all’European Gravitational Observatory (EGO) a Cascina, in provincia di Pisa, fondato dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) e dal CNRS francese.

Una scoperta sensazionale che sicuramente aprirà nuovi sbocchi nel campo dell’astronomia; ma come poter attribuire un solo premio Nobel per una scoperta che ha visto la collaborazione di numerosi Paesi e altrettanti scienziati?

L’Accademia di Svezia ha optato per la scelta delle personalità scientifiche più significative che hanno portato il progetto al suo completamento dopo decenni di tenace lavoro.
Rainer Weiss, a metà degli anni settanta, iniziò a studiare le possibili fonti del rumore di fondo che avrebbero potuto disturbare le misurazioni delle onde gravitazionali e a progettare un interferometro laser in grado di rilevare il segnale in mezzo a questo rumore. Kip Thorne e Weiss furono tra i primi a essere convinti che la tanto agognata rilevazione sarebbe stata possibile, guidando una rivoluzione nella nostra conoscenza dell’universo. In seguito Barry Barish avrebbe condotto in porto il progetto di LIGO, assicurando il traguardo storico della prima rilevazione diretta delle increspature dello spazio-tempo previste da Einstein.

Grande soddisfazione è stata espressa anche dall’INFN, che partecipa alla gestione di VIRGO.
Fernando Ferroni, presidente dell’INFN si è congratulato con i vincitori del premio Nobel e con tutti coloro che negli anni hanno lavorato strenuamente per raggiungere questo importante risultato della fisica, tra cui molti italiani, primo fra tutti Adalberto Giazotto, che ha dato un contributo fondamentale, individuando nella capacità di rivelare segnali a bassa frequenza la chiave del successo, e che già nel 2001 aveva proposto di realizzare una rete mondiale di interferometri.

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