Una casa piena di sogni

La mia esperienza con Rio de Oro è iniziata quest’anno, anzi questa estate, per essere precisi. Rio de Oro è una organizzazione no-profit di volontari mirata principalmente ad offrire cure sanitarie ai bambini Saharawi, nel deserto del Sahara Algerino, con programmi di salute, edilizia sanitaria e miglioramento della qualità di vita.

Principalmente appunto, ma c’è molto altro.
Durante l’estate i bimbi e i volontari vengono ospitati in Italia; tra i vari centri di accoglienza io sono andata a Grottammare, nelle Marche.
Lì si forma ogni anno una piccola comunità dove ognuno aiuta l’altro e tutti si prendono cura di tutti.

I bimbi Saharawi arrivano con gravi handicap: PCI (paralisi celebrale infantile) e conseguenti disabilità fisiche o epilessia.
In Italia ricevono tutte le cure di cui hanno bisogno: sedute di fisioterapia, trattamenti farmacologici e se necessari, interventi chirurgici: tutto per sopravvivere.

Personalmente ho conosciuto l’organizzazione tramite una mia amica che aveva trascorso lì una settimana, ne ero molto incuriosita ed ho voluto saperne di più; in fine mi sono offerta come volontaria.
Quindi sono andata a Grottammare per vivere un’esperienza unica.
Appena arrivata mi sono sentita disorientata ed anche un po’ incapace; qualunque cosa dovessi fare, non sapevo come farla perché nessuno mi aveva spiegato con precisione quale fosse il modo giusto per affrontare la situazione. Evidentemente non c’è un modo giusto, semplicemente il tuo.

Le volontarie coordinatrici mi hanno chiarito le idee sulle cose da fare: i compiti giornalieri come pulizie, cucina o bucato, le varie attività dei bimbi e mi hanno spiegato che ogni giorno viene assegnato un volontario diverso ad ogni bimbo.
Il primo bimbo che mi fu assegnato fu Muhaimed, un bimbo o meglio un ragazzo di tredici anni, molto simpatico e solare, intelligentissimo e portatore di handicap psico-fisico.
Muhaimed non cammina, si sposta sopra una sedia a rotelle ed ha bisogno dell’aiuto di un’altra persona per lavarsi o vestirsi o mettersi seduto.
Muhaimed adora il calcio, le sue squadre preferite sono il Milan e il Modena (anche se non si capisce il perché), ed io mi sono chiesta cosa può pensare Muhaimed quando vede una partita di calcio in TV: “Mi piacerebbe correre per giocare a calcio?”.

Però lui non lo dice, dice solo: “Adoro il calcio”.
Muhaimed mi ha subito colpito: vedere questi bimbi che nonostante tutto sorridono, addirittura ti dicono come aiutarli sembra quasi incredibile; hanno bisogno di aiuto per muoversi, si servono del deambulatore o della carrozzina; non riescono a mangiare, lavarsi e vestirsi in modo autonomo… ma per giocare hanno bisogno solo di compagnia. Io dovevo fermarmi una settimana, sono stata due giorni; al secondo non ho retto più e sono scoppiata a piangere. Quel giorno i bimbi stavano organizzando una festa per il ‘capo’, Muhaimed.
Chey ed io abbiamo incartato un regalo (due palloni da calcio ovviamente), poi Chey mi ha detto: “Adesso scrivici Muhaimed é una stella!”
Allora io ho cominciato a scrivere, mi ha fermato dicendo: “No aspetta, aspetta, devi disegnarci una stella”.

Questo è uno dei tanti piccoli gesti che testimoniano la dolcezza di questi bambini e la tranquillità nel vivere la loro “normalità” che spaventa inizialmente; sono dei guerrieri, giorno dopo giorno lottano per riuscire a fare quel passo in più, cercando sempre più indipendenza da macchine o da qualcuno. Sono veramente speciali.

Il capo dell’organizzazione, Rossana, mi ha dato un compito quando ho deciso di andare via:  “Marghe sei stata coraggiosa a riconoscere i tuoi limiti; quando vorrai qui c’è sempre bisogno e noi ti aspettiamo. Ho visto che hai familiarizzato di più con Muhaimed, ecco se vuoi puoi fare qualcosa per lui, puoi raccogliere soldi per pagargli il viaggio l’anno prossimo”.

Un altro anno di speranza e possibilità per Muhaimed.

Importante per me è stata anche l’amicizia e il sostegno degli altri volontari, tutti più grandi di me. Quindi anche se sono tornata, mi è stato dato ed anche io mi sono data un compito: quest’anno voglio raccogliere soldi per il viaggio di Muhaimed.

A settembre magari spiegherò questo alla dirigente del mio liceo e le chiederò, insieme alle mie amiche, di avere la possibilità di raccontare la storia di Muhaimed e dell’organizzazione Rio de Oro.

Per maggiori informazioni: http://www.riodeoro.it/chisiamo.php

(Fonte immagine in evidenza : http://www.emmetv.it/2016/07/25/bambini-saharawi-accolti-in-consiglio-comunale)

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