L’immigrazione dal punto di vista italiano

L’essere umano, sin dai primi momenti della sua esistenza, ha dovuto affrontare quasi ogni giorno un pericolo che avrebbe ostacolato lo scorrere della propria vita. Di conseguenza, di fronte al pericolo, scatta automaticamente l’urgente necessità di trovare un metodo che lo porti al sicuro, in salvo.

Questo è un atteggiamento che tutt’oggi è ancora presente: il pericolo ha decisamente un significato più ampio. Degli esempi sono i conflitti armati, le persecuzioni per appartenenza religiosa, per un pensiero politico, per appartenenza etnica o vere e proprie discriminazioni. Sono realtà che persistono in modo significativo in particolar modo in diversi Paesi africani, dove donne, uomini e bambini sono costretti a trovare rifugio in luoghi più sicuri.

Per questa ragione è nato il diritto d’asilo, in base al quale una persona che si trova in pericolo nel proprio Paese d’origine può essere protetta da un altro Paese straniero, dove verrà aiutato e ospitato nei migliori modi possibili. Uno dei Paesi particolarmente favorevoli all’accoglienza dei Rifugiati è l’Italia, che dal 1997 fino al 2016 ha raggiunto il notevole numero di 181.000 migranti sbarcati sulla sua penisola.

Statistiche delle migrazioni in Italia dal 1997 al 2016

Statistiche delle migrazioni in Italia dal 1997 al 2016

Il primo periodo fu segnato da una forte solidarietà: ma di questa solidarietà, purtroppo, per le strade italiane di oggi non se ne vede altrettanta.

Capiterà anche a voi di incontrare quasi ogni giorno numerosissimi articoli sui social, in televisione o sul giornale, che raccontano di malcontenti, di proteste e di occupazioni a cui i rifugiati danno vita lungo le strade.

Le occupazioni specialmente sono un metodo che i migranti hanno deciso di adottare per mettere in atto le proprie manifestazioni, le cosiddette “lamentele”. La maggior parte dei servizi ed articoli riportano frasi molto forti da parte dei Rifugiati, come “Gli italiani fanno schifo”, mentre avanzano “forti pretese” dallo Stato per quanto riguarda i soldi che necessitano per la loro accoglienza. Il tutto viene commentato spesso e volentieri dagli italiani in modo ancora più virulento: “Ritornate nel vostro Paese!” “Lo Stato dovrebbe pensare prima agli italiani, poi agli stranieri”.

Articolo su Bello Figo sulla rivista musicale Rolling Stone.

Articolo su Bello Figo sulla rivista musicale Rolling Stone.

Questa guerra di commenti è stata inasprita anche dalla storia di BelloFigo, un ragazzo 21enne di origini ghanesi, che dopo aver pubblicato il video ironico “Non pago affitto”, scatenò negli italiani una giustificazione in più per rivolgersi in modo negativo nei confronti dei migranti. “Bloccano le strade perché esigono il Wi-Fi”, “Siamo noi italiani a pagar loro l’affitto e la badante!”. A cavalcare l’onda della protesta ci pensò Retequattro, che intervistò in studio BelloFigo insieme a Matteo Salvini e Alessandra Mussolini.

Ma la mossa di Retequattro ebbe risvolti inattesi, visto che molti adolescenti cominciarono ad appoggiare il giovane ghanese e accolsero il video e l’ironia del personaggio andando addirittura ai suoi spettacoli e cantando le sue canzoni, benché mirate contro gli italiani. Ecco, vorrei soffermarmi proprio su questo punto, poiché questo evento strano, l’interesse rivolto verso lo straniero, potrebbe farci renderci conto di quanto talvolta non siano i “grandi” a risolvere tutto, ma quanto invece la generazione più giovane possa dimostrare una mentalità più aperta davanti a problemi talmente gravi.

Bisognerebbe talvolta fermarsi e ragionare sul fatto che i migranti non siano semplicemente un “problema internazionale”, ma esseri umani, che di fronte al pericolo cercano di mettersi in salvo lasciando la propria casa, i guadagni di una vita, la propria famiglia, gli amici, la propria dignità e umanità nel luogo in cui sono nati e cresciuti, seguiti solo dalla speranza e dalla paura.

Queste persone hanno dovuto svegliare i propri figli all’alba, caricarli su una barca con più di 2.000 persone e sperare di non morire fucilati lungo i confini, di ipotermia o affogati.

Il fatto stesso di avere superato tutte queste prove disumane non potrebbe mai portarli ad avere delle pretese così esigenti nei confronti dello Stato che li ospita; credo anzi che quelle persone siano le uniche in grado di comprendere il vero valore della vita, dell’amore e dell’essere semplicemente esseri umani, esseri uguali.

Dovremmo abolire l’odio e la xenofobia. Abolire le menzogne che li generano, perché spesso sono le classiche leggende metropolitane. Post-verità o fake news, come si dice ora, create ad arte solo per spingerci ad avere sempre più paura del prossimo. Per vederlo diverso, nonostante sia uguale a noi. Quelle persone in fuga da guerre e morte saremmo potute essere noi, o potremmo esserlo un giorno. Potrà, la coscienza di questo, farci cambiare atteggiamento?

(Fonte immagine in evidenza: www.ilpopulista.it)

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