Torna al cinema Akira, film cult degli anni Ottanta

Per festeggiarne il trentesimo anniversario, il 18 aprile 2018 torna sui grandi schermi Akira, opera visionaria del maestro Katsuhiro Ōtomo.

Non si sta parlando di un semplice film d’animazione ma di una straordinaria pellicola che ha rivoluzionato questo universo e grazie alla quale si è conosciuta meglio l’animazione giapponese nel mondo occidentale, che fino ad allora l’aveva relegata a un pubblico di bambini.

Akira è un lungometraggio di grande spessore, che tocca temi importanti e dolorosamente sentiti. Nel 2003 Marco Minniti ne parlava così: “Questo film vive e si nutre di componenti e umori molto diversi, tutti fondamentali per il risultato finale: c’è la componente cyberpunk […] con il dolore della mutazione del corpo e della sua fusione con il metallo; c’è l’aspetto politico, con il potere dei militari, le macchinazioni governative e le continue tensioni sociali che si respirano in città; c’è l’orrore, sempre presente, per il nucleare, ben riassunto nella sequenza iniziale dell’esplosione che distrugge la città; c’è una componente più strettamente filosofica, che si interroga sull’origine e il significato della vita e che è anch’essa tipica della cultura e di tutte le espressioni artistiche del Sol Levante.”

Akira nasce inizialmente sotto forma di manga nel 1982, per poi essere trasposto in pellicola nel 1988, quando ancora il primo non era arrivato a conclusione: proprio per tale motivo il film diverge nel finale dal manga, anche se l’epilogo dell’opera cinematografica è auto-conclusivo e non necessita obbligatoriamente della conoscenza di un lavoro scritto. Per la sua realizzazione è stato necessario unificare ben dieci compagnie sotto un’unica società denominata Akira Committee affinché si raggiungesse la modica somma di un miliardo di yen, denaro necessario alla produzione del film, a cui lavorarono 1.300 animatori, provenienti da 50 diversi studi.

Tecnica e arte si intrecciano in questo capolavoro sino a formare un binomio perfetto: tutte le singole scene sono minuziosamente disegnate a mano, anche se non manca l’uso sapiente dell’innovativa tecnica CGI (Computer-generated imagery) e del pre-recording, processo secondo cui il doppiaggio dei personaggi avviene quando questi sono ancora a livello di bozza grafica. Ma fondamentale nel film è la musica. La colonna sonora composta da Shoji Yamashiro ed eseguita dai Geinoh Yamashirogumi è straordinariamente efficace: stilisticamente troviamo mescolata l’elettronica con la musica classica europea e la musica tradizionale indonesiana e giapponese. Ne derivano pezzi singolari ma meravigliosi, di grandissimo impatto, i quali riescono ad amplificare le emozioni di ogni singolo istante, dalla massima tensione ad un’atmosfera sognante e viceversa.

Si tratta di un’opera futuristica e distopica, ambientata trenta anni dopo la terza guerra mondiale in una Tokyo, Neo-Tokyo, ricostruita ma mal funzionante sotto ogni punto di vista. La storia pone molti interrogativi sull’uomo, sulla sua avidità di potere e sulle conseguenze che ne derivano. Nexo Digital, in collaborazione con Dynit, ha deciso di celebrare ancora una volta questo film cult, omaggiato anche da un nuovo doppiaggio, riportandolo nei nostri cinema per un’unica giornata-evento il 18 aprile 2018.

Immagine in evidenza © www.theplaylist.net

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