Festa della Liberazione: cessate le ostilità, l’Italia è libera.

Tutto ha inizio nel Settembre del 1939, quando Hitler – dopo aver stipulato con la Russia un patto di “non aggressione” – invade la Polonia, che viene contemporaneamente occupata, nella sua parte orientale, dalle truppe sovietiche.

Quella che verrà tracciata in questi anni – e che segnerà per sempre il futuro del Mondo intero – è una storia di vincitori e vinti.

Il 1942 è l’anno decisivo della seconda guerra mondiale: le sorti del conflitto, infatti, cominciano a volgere in favore degli Alleati, sia per le gravi sconfitte subite dalle altre Potenze, sia per lo sbarco Anglo-Americano e per il rovesciamento della situazione in favore degli Statunitensi. Nel 1943, gli Anglo-Americani sbarcano in Italia, determinando il crollo del fascismo e costringendo alla resa il governo Badoglio: è l’ 8 Settembre 1943 e solo due anni dopo la Germania vede abbattersi sul proprio suolo la guerra da essa stessa scatenata.

Sul fronte italiano, l’ inverno del 1944-1945 trascorse, sul piano operativo, con la sola attività di pattuglia: le condizioni ambientali non consentivano, infatti, l’impiego di un maggior numero di truppe. L’offensiva finale sul fronte italiano ebbe inizio ai primi di Aprile del 1945, prima sul settore adriatico – tenuto dall’ottava armata britannica- , poi sul Preappennino bolognese, tenuto dalla quinta armata americana. Il 21 Aprile dello stesso anno, Bologna era libera: due giorni dopo veniva raggiunta la linea del Po.

Il 24 Aprile, gli Alleati superarono il fiume ed il giorno seguente i soldati tedeschi e quelli della repubblica di Salò cominciarono a ritirarsi da Milano e da Torino, dove la popolazione si era ribellata. Iniziarono ad arrivare i partigiani, con un coordinamento pianificato. Lo stesso giorno, infatti, il CLNAI, retto dal generale R. Cadorna, diede il segnale dell’insurrezione generale. I partigiani assunsero il controllo delle principali città dell’Italia settentrionale, dopo aver fatto da guida alle grandi unità angloamericane in avanzata.

A Milano era stato proclamato, a partire dalla mattina del giorno precedente, uno sciopero generale, annunciato alla radio “Milano Libera” da Sandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica, allora partigiano e membro del Comitato di Liberazione Nazionale. Le fabbriche vennero occupate e presidiate e le tipografie furono usate per stampare i primi fogli che annunciavano la vittoria. La sera del 25 aprile, Benito Mussolini abbandonò Milano per dirigersi verso Como, ma per lo statista questi sarebbero stati gli ultimi attimi di vita: due giorni dopo la Liberazione dell’Italia, infatti, sarebbe stato catturato ed ucciso 

Il 25 Aprile 1945, la nostra Nazione è ufficialmente libera. La legge n. 260 del Maggio 1949 stabilì che quel giorno sarebbe stato festivo, così come le domeniche, il primo maggio o il giorno di Natale, in quanto “anniversario della Liberazione”. Quest’ ultima rappresenta il passaggio dalla dittatura alla democrazia ed  appartiene, dunque, di diritto a tutto il popolo italiano. Si tratta di una ”festa”, di una ricorrenza che non deve erigere barriere, ma costruire ponti per ricordare, perché dimenticare è lo sfregio peggiore di cui ci si possa rendere complici. Soldati, uomini e donne di tutte le età hanno combattuto per garantire i diritti democratici di cui godono oggi l’Italia ed i suoi cittadini: ricordarne le virtù e il nobile scopo è, pertanto, l’atto più importante che si possa compiere.

Grazie al coraggio ed alla resistenza di quei giorni, gli oppositori del fascismo hanno potuto abbattere la dittatura e porre le basi della Repubblica Italiana. ”Arrendersi o perire” – gridavano – perché ”era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini.”

Il 25 Aprile di ogni anno, gli Italiani ricordano che non si tratta di una festa della libertà, bensì – come  afferma Don Pino Pirri – della festa della “liberazione”, come dono ricevuto ieri e da costruire ogni giorno. Il verbo ”combattere” non deve rimanere tale: deriva dal tardo latino “cum-bat(t)ùere” – vale a dire ”lottare insieme” – ed indica, perciò, la resistenza immortale di un popolo unito, privo di nemici, ma provvisto di obiettivi comuni per la salvaguardia del Paese.

Fonti:
immagine in evidenza

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.