Le sette vite del Gattopardo. Intervista ad Igor Artibani

C’erano una volta un romanzo, un eroe e una strada. Sono loro i tre protagonisti dell’evento inconsueto avvenuto qualche giorno fa tra le strade di Cerveteri, in un’ordinaria giornata d’estate.

Igor Artibani è un giovane appassionato di libri, Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa è il secondo protagonista della vicenda e la strada fa da sfondo ai fatti narrati. Mentre Il Gattopardo viene abbandonano con noncuranza nella periferia della Città etrusca, un eroe, Igor, lo salva dall’oblio, raccogliendolo. Scopre di aver trovato una rarissima copia appartenente alla prima edizione: ha un valore stimato di circa 1000 euro. “Pazzesco”, verrebbe da pensare. Ed è proprio per l’aspetto paradossale della vicenda che Res Novae ha deciso di incontrarlo per farsi raccontare le emozioni vissute in quegli attimi.

Igor Artibani

Igor Artibani, lei è un ex studente del nostro Liceo: che effetto le fa essere intervistato oggi da uno dei giornalisti che scrivono per la testata del “Pertini” di Ladispoli?

Sì, proprio così, sono stato anche io liceale presso il vostro Istituto. Sono stato davvero felice di essere stato contattato da voi: sono molto legato a quella scuola e poi mi sembra una bellissima idea quella del giornale interno: quando io frequentavo non esisteva.

Bene, entriamo ora nel vivo dell’intervista. Se la sente di raccontarci come sono andate le cose al momento del ritrovamento?

Certamente. Devi sapere che il vero ritrovatore del Gattopardo non sono stato io, ma mio suocero: infatti, è stato lui a chiamarmi dicendomi che qualcuno aveva abbandonato dei libri per la strada. Saputo dell’accaduto mi faccio inviare una foto: io sono un collezionista di classici italiani e, quando vedo l’opera di Tomasi da Lampedusa, chiedo di prenderla insieme ad altre due che mi interessavano. Inizialmente non ho dato molto peso alla cosa, poiché questi stessi libri possono trovarsi alle bancarelle per pochi euro, e ho effettivamente aperto la busta solamente alcuni giorni dopo. Il vero stupore l’ho avuto quando, voltata la prima pagina, ho letto la dicitura “prima edizione”. Devi sapere che, del Gattopardo non ci sono molte prime edizioni in circolazione: non solo è un libro un po’ datato, ma è stato pubblicato postumo, dopo esser stato rifiutato dalle maggiori case editrici italiane. Spinto dalla curiosità ho fatto poi un giro sul web, dove ho potuto vedere che in vendita ce n’erano solo due copie, una a 900 e una a 1200 euro. In quel momento la mia felicità è stata immensa e per questo motivo ho deciso di tenermelo stretto. Ancora non completamente contento decido di scrivere un post su Facebook, un po’ per condividere la mia gioia, un po’ per far vedere alla persona che ha fatto il “terribile” gesto che cosa aveva perso: prima di tutto i libri non si buttano, secondo poi, se proprio bisogna “macchiarsi di un reato così grande”, non ce ne se disfa gettandoli in mezzo alla strada; esiste la raccolta differenziata. Subito in molti mi hanno scritto dicendomi che ero stato fortunato. In seguito mi contatta una ragazza che scrive per La Repubblica, poiché tutto sommato aveva trovato interessante la notizia; dopodiché mi hanno cercato anche Il Messaggero e la testata giornalistica del secondo canale della Rai, che ha girato un servizio per mandarlo in onda durante il telegiornale.

In generale, ma anche in seguito a quest’esperienza vissuta, credi che i grandi classici della letteratura siano ancora in grado di insegnarci qualcosa, sebbene viviamo in un’epoca in cui, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, siamo costantemente aggiornati in tempo reale su tutto ciò che succede in ogni angolo del pianeta?

Io dico sempre che i libri sopravvivono agli uomini e non solo perché vengono ristampati innumerevoli volte nel corso degli anni, ma soprattutto perché hanno degli insegnamenti universali che sono in grado di sopravvivere al tempo e allo spazio. Basti pensare agli scritti dell’antichità: Aristotele, ad esempio, viene studiato tuttora.

Il colophon della prima edizione 

Secondo la mia opinione personale, i classici possono essere ancora importanti per l’umanità e devono essere ancora  letti, sebbene ognuno di noi abbia una propria sensibilità. Il classico letterario viene definito tale poiché, essendo stato letto da innumerevoli generazioni, ha comunque fornito nozioni che, a distanza di tempo, saranno riscontrate anche negli anni a venire; più in generale, credo che sia giusto dire che ogni libro sia in grado di insegnarti qualcosa, anche se non appartiene alla categoria dei “classici”. Credo che sia giusto sottolineare inoltre che il valore di un’opera letteraria, a qualunque genere essa appartenga, non sia dato dal suo valore monetario ma dal peso degli insegnamenti che esso contiene. Il valore commerciale di un libro è solo un vezzo del collezionista. 

2 commenti su “Le sette vite del Gattopardo. Intervista ad Igor Artibani”

  1. Igor ha scritto:

    Grazie per la bella intervista. Brava Martina.

    1. Martina Del Monte ha scritto:

      Grazie a te per la disponibilità! È stato un vero piacere!

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