Divorare i libri, Divorare il cielo

”Li vidi bagnarsi in piscina, di notte. Erano in tre ed erano molto giovani, poco più che bambini, come allora ero anch’io.”

È con questa scena che si apre Divorare il cielo, il nuovo romanzo di Paolo Giordano, scrittore e fisico piemontese che deve il suo successo al bestseller La solitudine dei numeri primi. A dieci anni da quest’ultimo,  
torna a raccontare la giovinezza e l’azzardo di diventare adulti con un libro potente e generoso. A seguito della pubblicazione, avvenuta l’8 maggio 2018, avendo riscontrato un notevole successo, Paolo Giordano ha fatto il tour delle librerie italiane. Tra le tante tappe c’era anche Ladispoli: la Libreria Scritti e Manoscritti lo ha accolto calorosamente insieme a un pubblico numeroso che il 18 settembre si è riunito per ascoltarlo.

”La nostra impresa è l’assalto al cielo”
– scriveva –  
”noi dobbiamo divorarlo, il cielo”


Questa la frase che forse più ha colpito il lettore e che lo ha indotto ad interrogarsi sul vero significato del titolo e, quindi, del libro stesso. Dunque, cosa significa ”divorare il cielo”? Significa conquistare. Significa conquistare un cielo di dolori, di sapere, di valori, quasi ci fosse la volontà di portare un Eden sulla terra.

Bern vuole divorarlo questo cielo, come divora qualsiasi libro che gli capiti tra le mani. È un lettore accanito, ed è tramite questo personaggio che l’autore trasmette il proprio rapporto con la lettura. Bern è indirettamente il protagonista del romanzo poiché, nonostante sia Teresa il narratore principale, rappresenta la connessione di tutte le storie e di tutti i personaggi all’interno del racconto. Si tratta pertanto di un intreccio di fatti e persone che rendono la trama più avvincente e raccontano la vita di Teresa sin dall’adolescenza e gettano luce sulle vite degli altri personaggi.

”Quei tre ragazzi che si tuffano in piscina, nudi, di nascosto, entrano come un vento nella vita di Teresa. (…) I prossimi vent’anni li passeranno insieme nella masseria lì accanto, a seminare, raccogliere, distruggere, alla pazza ricerca di un fuoco che li tenga accesi.”  

Il romanzo segue passo dopo passo, tramite numerosi flashback, la vita di questi quattro ragazzi. Tre ”fratelli” pugliesi vivono nella loro masseria a Speziale, ma tutto cambia con l’arrivo di Teresa, ragazza torinese che ogni estate non si dimentica delle sue origini e fa ritorno in Puglia insieme al padre. Teresa finisce con l’abbandonare la vita di Torino e, per amore di Bern, diventa umile e si dedica all’agricoltura nella masseria dove si trasferisce insieme ai tre. È una storia che dura nel tempo, negli anni (venti precisamente), che viaggia in diversi paesi. Una storia incentrata su passioni assolute quali Dio, il sesso, la natura, un figlio.

Durante l’incontro con i lettori, Paolo Giordano sottolinea più volte l’importanza della lettura: ”…questo romanzo dialoga più o meno esplicitamente con moltissimi altri libri, secondo me infatti gli scrittori scrivono per dialogarci.”

Bern si ritrova a leggere Il barone rampante di Italo Calvino ”come un bambino, ovvero prendendo alla lettera ogni cosa che il libro dice, credendo ad ogni parola” dice Giordano, ed è proprio con questo libro che viene ‘costruito’ il personaggio di questo giovane ragazzo, dallo spirito selvaggiamente puro; ma non è l’unica fonte. L’autore di Divorare il cielo infatti racconta di come abbia ricorso anche alle fonti classiche, tra le più significative Le Metamorfosi di Ovidio, che di certo ha spiegato l’evoluzione dei vari personaggi all’interno del romanzo, il rapporto con la fede e il concetto di reincarnazione.

Avviene quindi una vera e propria trasformazione dei personaggi e la stessa protagonista, Teresa, se ne rende conto tanto da domandarsi se si tratti di un cambiamento o del fatto che una persona la si deve scoprire, e magari ciò accade dopo tanto tempo, forse troppo. La nonna le dà una conferma, confidandole che ”c’è sempre molto da conoscere della vita di qualcun altro. Non finisce mai. E a volte sarebbe meglio non iniziare affatto”. Teresa capirà questo quando ormai avrà perso.

Divorare il cielo è un pertanto un romanzo sul nostro bisogno di trasgredire, e tuttavia di appartenere costantemente a qualcosa o a qualcuno. Sul conoscersi rimanendo estranei, sul conoscere tutto ma non riconoscere niente. Un romanzo che può restituire al lettore l’antica meraviglia di una grande storia in cui perdersi, e forse è questo il vero obiettivo di Paolo Giordano: trasmettere i valori e le passioni della vita inserendoli all’interno di un racconto che possa anche sottolineare l’importanza della lettura.

3 commenti su “Divorare i libri, Divorare il cielo”

  1. Wincatcher ha scritto:

    Hai proprio ragione Ildikó sei fantastica e hai un talento per le scrittura, la letteratura tra tutte le arti è quella più azzardata, ci vuole coraggio e passione.

  2. Patrizia Ciummo ha scritto:

    La lettura della tua bella sintesi, efficace e stimolante, indurrebbe anche i più pigri a procurarsi il romanzo, senz’altro valido. Questa è la forza della passione vera per la lettura, ma anche dell’ “ars dicendi”- in questo caso “ars scribendi” Complimenti davvero.

    1. Ildikó Anastasia Budai ha scritto:

      Grazie infinite! I libri vanno divorati, senz’altro come questo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.