Il teatro classico è ancora vivo

Nel V sec. a.C. la civiltà greca trova la sua forma d’espressione più originale: il teatro. 

Il termine “teatro” viene dal verbo greco θεαομαι (theaomai), che in italiano si potrebbe tradurre con “guardo con emozione”. Per gli antichi greci era questo infatti il significato primo delle rappresentazioni: calarsi completamente nelle vicende narrate e viverle come proprie. Inizialmente l’unico genere praticato era la tragedia che, partendo dal mito, arrivava agli animi degli spettatori; Aristotele la definisce come «mimesi di un’azione seria e compiuta in sé stessa la quale, mediante una serie di casi che suscitano pietà e terrore, ha per effetto di sollevare e purificare l’animo da siffatte passioni» (Poetica, 6, 1449 b 25-30).

Teatro greco di Taormina

Uno tra i più grandi tragediografi dell’età classica fu Eschilo, autore di molti drammi, tra cui l’unico esempio a noi pervenuto di “trilogia legata”: si tratta per l’appunto di tre tragedie che narrano le vicende del re di Argo Agamennone, sua moglie Clitemnestra e il loro figlio Oreste. Lo stesso tragediografo ammise di preferire questo genere di tragedia alla più comune dramma unico, che da solo inizia e conclude una storia, in quanto attraverso più episodi si può approfondire la psiche dei personaggi, che infatti vengono presentati come vere persone, capaci di cedere alla lussuria, alla abbia o alla tracotanza.

L’Orestea

Il nome di quest’opera è Orestea, che raccoglie l’Agamennone, le Coefore e le Eumenidi.

Clitennestra esitante prima di colpire Agamennone, incitata da Egisto

La prima tragedia narra del rientro da Troia di Agamennone in patria, dove lo attende la moglie, pronta a vendicare l’uccisione della figlia Ifigenia per sua mano; grazie ad un astuto piano la donna “virile” riesce nel suo intento e può governare indisturbata su Argo. Teme, però, il rientro del figlio Oreste e la conseguente vendetta: lei infatti sa di aver commesso un atto che deve essere vendicato. Nella seconda tragedia, infatti il figlio tornerà e riuscirà ad uccidere lai madre. La terza tragedia, che già al tempo della prima messa in scena fu considerata innovativa, tratta della fuga che Oreste conduce fino ad Atene, perché inseguito dalle Erinni, che devono vendicare la madre Clitemnestra. Il conflitto si concluderà in tribunale con la vittoria di Oreste e la conseguente trasformazione delle Erinni (“le malefiche”) nelle Eumenidi (“le benevole”). Nelle varie tragedie si seguono svariati sentimenti: il dolore di Clitemnestra per la perdita della figlia, l’umiltà di Agamennone davanti ad un onore ritenuto da lui troppo grande, la pietà di Oreste difronte alla madre supplice.  

Il nuovo teatro

Gli antichi vivevano il teatro in maniera completamente differente dalla nostra, ma perché si è venuto a creare questo profondo abisso tra il teatro classico e quello moderno?

Oreste uccide la madre Clitemnestra

Il teatro sembrava destinato a morire dopo la caduta dell’impero Romano d’Occidente.  La chiesa cattolica, ormai diffusa in tutta Europa, non lo apprezzava e addirittura scomunicava gli attori. Diede origine però a un’altra forma di teatro: il dramma religioso o sacra rappresentazione, per mezzo del quale i fedeli, spesso analfabeti, apprendevano gli episodi cruciali delle Sacre scritture. Il teatro subì quindi un profondo e radicale cambiamento, che lo trasformerà per sempre.

Ai nostri giorni sempre meno giovani si affacciano al mondo della finzione, che offre “un inganno per cui chi inganna è più nel giusto di chi non inganna, e chi si lascia ingannare mostra più sensibilità di chi non si lascia ingannare” (Gorgia, fr. 82 B 23 Diels-Kranz, trad. Lanata); il teatro è l’unico posto in cui è lecito non essere se stessi, ed è possibile diventare chiunque si desideri essere. Entrando a teatro prevenuti, non seguendo la storia narrata e non lasciandosi trasportare dalle emozioni si perde ogni tipo di finzione e che mai potrà essere ripresa.

Nascono però molti progetti volti a riportare in vita il teatro classico, come ad esempio “Theatron – Teatro antico alla Sapienza”, che in questi giorni ha riportato in vita le Coefore mantenendo alcune caratteristiche (la presenza del coro) e eliminandone alcune (l’utilizzo di maschere) per rendere comunque lo spettacolo più contemporaneo.

Le emozioni che il teatro è in grado di offrirci sono infinite. Non lasciamolo morire.

8 commenti su “Il teatro classico è ancora vivo”

  1. Daniela ha scritto:

    Questo interessantissimo articolo offre nozioni soddisfacenti anche per chi, come me non conosce a pieno il mondo classico ma lo considera affascinante e sorprendente.

    1. Lucrezia ha scritto:

      Mi fa piacere sapere che la cultura classica venga apprezzata anche da chi non ha avuto la fortuna di poterla studiare e amare al liceo.

  2. Patrizia Ciummo ha scritto:

    Bellissima sintesi – non certo facile, dato il pondus del tema – su un argomento così ampio e ricco. Da questo articolo, ben articolato e dallo stile limpido e fluido, si riceve un quadro esauriente sull’argomento, ma si è anche colpiti dall’evidente suggestione che la classicità esercita ancora oggi, anche sui giovani.

    1. Lucrezia ha scritto:

      Spero che le infinite emozioni che ci può regalare il teatro, come accade per me, restino sempre vive. La nostra cultura parte dai classici e per questo non dovrebbero essere visti come “noiosi”, come oggi troppo spesso accade.

  3. Charlotte ha scritto:

    Articolo ben scritto e con l’intento di far avvicinare al mondo del teatro classico più persone: spesso dimenticato e snobbato dalle ultime generazioni

    1. Lucrezia ha scritto:

      Grazie mille. Speriamo che il teatro classico non venga dimenticato.

  4. Stefano ha scritto:

    Lucido approfondimento di un argomento ostico pur nella sua attualità…nei pochi capoversi di un articolo troviamo ricerca dele radici, riscontri storici ma soprattutto motivazioni sincere per avvicinarsi all’antico teatro greco, troppo spesso relegato ad un ristretto pubblico di elite.

    1. Lucrezia ha scritto:

      La cultura classica, ricca di mille dettagli, dovrebbe essere riscoperta da tutti… magari partendo proprio dal teatro!

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