“Il Cinese”: emozioni e passioni nel romanzo di Andrea Cotti

“Dietro alcune cose che ci accadono ci sono elementi che si incastrano senza che noi facciamo nulla”. Con queste parole lo scrittore e sceneggiatore Andrea Cotti, che abbiamo incontrato alla libreria “Scritti e Manoscritti” di Ladispoli, spiega la nascita del suo nuovo romanzo, Il Cinese, edito da Rizzoli. L’autore ha aggiunto che i vari elementi che sono confluiti nel suo romanzo giallo sono riusciti ad arrivare fino a lui quasi suo malgrado, attraverso passioni, amici e studi.

Tutto è partito dal suo amore per la cultura cinese, sulla quale si è informato anche attraverso testimonianze dirette. Ciò che l’ha portato a diventare da sceneggiatore (L’ispettore Coliandro, giusto per citare un suo lavoro) a scrittore di romanzi è stata principalmente la voglia di allontanarsi per un po’ da un mondo scandito da regole prestabilite, un universo da lui definito arido, perché spesso forzato verso qualcosa che non piace al suo scrittore, ma motivato esclusivamente da un fattore di business.

Lo scrittore Andrea Cotti con la nostra giornalista Jessica Polese (a sinistra) e la nostra fotografa Giulia Tassini

Un po’ insolito come titolo, Il Cinese. Se lo mettiamo infatti a confronto con i titoli degli altri libri dello stesso genere è probabilmente meno accattivante. Questa sembra essere però una delle tecniche di marketing della casa editrice: titoli semplici, che rimangano in testa e che non svelino nulla. Occorre infatti leggere il romanzo per rendersi realmente conto di cosa esso parli. Non possiamo certo smentire il fatto che sia un’ottima strategia per suscitare l’interesse e la voglia di andare oltre ciò che ci appare: un insegnamento che, per quanto banale, potrebbe aiutare anche la nostra filosofia di vita.

La storia ha uno sviluppo piuttosto semplice, tipico dei romanzi gialli. Un delitto, un’indagine, una soluzione. Però questa volta la vicenda è ambientata nella comunità cinese di Tor Pignattara, a Roma, e per fare chiarezza serve un poliziotto capace di orientarsi bene in un mondo spesso difficile da comprendere a fondo. Il caso viene affidato al vicequestore Luca Wu, che come lascia intuire il cognome, ha origini cinesi. Proprio per questo è capace di districarsi tra le due culture a cui appartiene, anche se le realtà impenetrabili che dovrà esplorare gli porranno dei dubbi esistenziali importanti.

La copertina del libro

Andrea Cotti appare come un uomo gentile, disponibile, sicuro delle proprie idee e molto spiritoso. Caratteristiche che ha voluto attribuire anche al protagonista della sua storia: Luca Wu. I due infatti sono molto simili. Entrambi si sono trasferiti da Bologna a Roma e per questo si sono sentiti, per un periodo della loro vita, quasi come smarriti, in un universo che non gli apparteneva.

In molte cose di Wu, Cotti non è presente: ad esempio, nel sentirsi spaccato a metà per i diversi errori fatti e le diverse sofferenze che, proprio per questi sbagli, ha dovuto superare. Per Andrea molte cose nella vita sono state difficili e l’hanno portato a perdersi, ma la scrittura è l’unica cosa che l’ha fatto avvicinare alla realtà del proprio essere. È una cosa bellissima, come ricorda lui stesso, trovare in una passione qualcosa che riesca ad aiutarci nella scoperta della nostra identità.

Divertente inoltre scoprire come lo scrittore sia riuscito ad attribuire i diversi nomi presenti all’interno del romanzo.
Avendo la Cina una popolazione di un miliardo e mezzo di persone circa e pochissimi nomi e cognomi differenti tra loro, l’autore si è munito di pazienza, social e Wikipedia e si è messo alla ricerca di nomi tra persone comuni con un account su Facebook, tra personaggi dello sport del passato e tra liste di nomi presenti su internet.

Sin da quando è sorta l’idea del libro, nella sua mente, Cotti non si è preoccupato troppo di cosa piacesse al suo pubblico e di cosa fruttasse maggiormente, ma ha pensato solamente a cosa lui volesse dare spazio, al mondo che lui voleva creare e presentare al lettore. Quindi, per gli amanti del genere, ma anche per quelli che non lo sono ma che hanno voglia di cimentarsi in nuovi orizzonti, questa sembra essere proprio l’occasione giusta per farlo.

la foto del titolo è di Giulia Tassini

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