Blackout: un gioco con la morte

In un mondo assai avanzato, in cui le tecnologie e i giochi ricoprono il ruolo di “aiutanti” per quanto riguarda lo svago personale, sembra impossibile considerarci nemici di tali invenzioni. Ma è impensabile non schierarcisi contro quando l’utilizzo negativo che se ne fa mette in secondo piano tutto quello che di positivo essi possano rappresentare, soprattutto quando si arriva a causare la morte di adolescenti.

È questo il caso di un nuovo gioco che sta spopolando tra i giovani: si tratta di una pratica fatale, il cui nome è traducibile con “gioco del soffocamento”, secondo il quale l’individuo, che nella maggior parte dei casi è un ragazzo dal carattere più debole o alla ricerca di esperienze forti per uscire dal quotidiano, tende a privarsi dell’ossigeno per periodi di tempo sempre più prolungati. Purtroppo è molto praticato anche per la facilità con la quale può essere svolto: infatti si può usare qualsiasi oggetto per superare i vari livelli, in alcuni dei quali è prevista la totale perdita dei sensi.

L’ultimo caso di morte in Italia è quello dello scorso 6 giugno, in cui ha perso la vita un quattordicenne milanese, trovato con una corda legata al collo dai proprio genitori che, a quanto da loro affermato, non si erano mai resi conto di nulla. Il loro appello, dopo aver visto la vita del giovane sgretolarsi a causa anche di una loro attenzione troppo superficiale e di un mancato dialogo, è rivolto agli altri genitori, compagni e amici degli adolescenti di tutto il mondo: bisogna lasciare il proprio spazio ai ragazzi ma, allo stesso tempo, fare attenzione a comportamenti insoliti e cercare di contribuire con il dialogo alla risoluzione di qualsiasi problema.

Igor Maj, ragazzo morto lo scorso 6 giugno

Mezzi di diffusione di questo loro messaggio sono stati giornali, televisioni e social. Gli stessi social che sono stati accusati di aver contribuito alla diffusione del gioco. Ma questa affermazione è sbagliata: Blackout, infatti, benché in modo più segreto, esisteva già da decenni al di fuori della piattaforma universale che tutti noi oggi conosciamo. Con l’unica differenza che, se in passato veniva praticato in compagnia di altre persone, ora, grazie ai mezzi elettronici, può essere svolto anche nella solitudine della propria stanza. Per questa ragione può essere considerato più pericoloso, poiché si è privi di controllo da parte degli adulti.

La Rete

L’appello è rivolto ai ragazzi, che sono i veri protagonisti, e purtroppo le vere vittime, di tutto quello che di sbagliato gira oggigiorno in rete: i giochi sono belli ma devono sempre e solo rimanere oggetto di svago. Se avete problemi nel quotidiano parlatene, discutetene e cercate di uscirne senza “l’aiuto” di mezzi non leciti.

Non permettete a niente e nessuno di abbindolarvi e distruggervi, salvaguardate sempre voi stessi.

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