Riforma del copyright: il popolo di internet è contrario

Nell’ultimo mese il web si è riunito in massa col movimento Save the internet contro una legge, la cosiddetta Riforma del copyright, che coinvolge tutta l’Unione europea. Passata in prima istanza attraverso la Commissione giuridica il 20 giugno e il 12 settembre 2018, si attende a giorni l’approvazione della norma da parte del Parlamento Europeo.

Secondo molti, nonostante abbia degli obiettivi nobili come la tutela del diritto d’autore nel mercato unico digitale europeo, il problema insormontabile di tale riforma sarebbe il fatto che essa impedisca la libertà d’espressione su internet.

A essere fortemente criticati sono gli articoli 11 e 13 della delibera. Il primo punterebbe a creare un nuovo diritto che consente agli editori di ottenere un pagamento per l’utilizzo digitale delle loro pubblicazioni; perciò, molti ipotizzano che si arriverebbe ad istituire una tassa che i colossi dell’informatica, come Google o Facebook, dovrebbero pagare, per poter condividere le notizie delle varie testate giornalistiche sulle proprie piattaforme.

Inoltre, secondo l’articolo 13, le società che gestiscono grandi quantità di dati, come Youtube, dovrebbero verificare che ogni singola cosa pubblicata online non contenga elementi che possano ledere il diritto d’autore. L’opposizione sostiene che, oltre al fatto che sembra quasi impossibile applicare un provvedimento del genere a ogni immagine, video o articolo, il controllo preventivo dei contenuti prima della loro pubblicazione “tarperebbe le ali” alla libera circolazione delle idee.

Tra le conseguenze dell’approvazione della normativa ci sarebbero la scomparsa di enciclopedie online come Wikipedia, consultato quotidianamente da milioni di persone, in cui affluiscono innumerevoli informazioni ed opere coperte dal diritto d’autore, e l’impossibilità di pubblicare anche un post o un tweet contenente frammenti di un articolo di cui non si possiede la licenza.

Contro la Riforma del copyright si sono già schierati diversi esponenti politici, come il ministro italiano del Lavoro Luigi Di Maio, che l’ha definita “legge bavaglio”, mentre, come già accennato all’inizio, sulle principali piattaforme online si è affermato il movimento Save The Internet, con a capo la Electronic Frontier Foundation.

Tale organizzazione no-profit ha depositato 4 milioni di firme al Parlamento Europeo per chiedere un’ultima volta che le autorità ripensino alla loro decisione.
Save The Internet ha sottolineato che, per una volta che la cittadinanza si solleva in massa contro una direttiva, le istituzioni dovrebbero cambiare le proprie decisioni riguardo a un intervento che rischia di minare alcuni capisaldi su cui la Rete si è sviluppata fino ad oggi.

Ormai non resta che attendere l’ultima decisione del Parlamento, aspettandoci, a detta dei più, in caso di approvazione della riforma, un radicale cambiamento di internet.

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