#Fridaysforfuture, per salvare il pianeta

Dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa ma gli state rubando il futuro proprio davanti ai loro occhi. Finché non vi concentrerete su cosa deve essere fatto anziché su cosa sia politicamente meglio fare, non c’è alcuna speranza. Non possiamo risolvere una crisi se non la trattiamo come tale: dobbiamo lasciare i combustibili fossili sotto terra e dobbiamo focalizzarci sull’uguaglianza. E se le soluzioni sono impossibili da trovare all’interno di questo sistema significa che dobbiamo cambiare il sistema. Non siamo venuti qui per pregare i leader di occuparsene. Ci avete ignorato in passato e continuerete a farlo. Siete rimasti senza scuse e noi siamo rimasti senza più tempo. Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no. Il vero potere appartiene al popolo.

Queste le parole chiare e rivoluzionarie di Greta Thunberg, attivista svedese di appena sedici anni, decisa a salvare il pianeta. Il suo nome sta facendo il giro del mondo ed è stato addirittura inserito nella lista dei candidati al premio Nobel per la pace. Ma da dove parte questa rivoluzione?

Nell’agosto del 2018 la giovane ambientalista decide di esternare la sua preoccupazione per la salvezza della nostra terra. Un venerdì mattina, anziché andare a scuola, si reca davanti al Parlamento svedese a Stoccolma, scioperando così ogni giorno fino alle elezioni legislative del 9 settembre 2018. Il suo scopo era quello di incentivare il governo a ridurre le emissioni di anidride carbonica come previsto dall’accordo di Parigi sul cambiamento climatico. A seguito delle elezioni, tramite il suo slogan ”Skolstrejk för Klimatet” (Sciopero della scuola per il clima), lancia uno sciopero studentesco internazionale che porta inizialmente centinaia di studenti a riunirsi ogni venerdì per protestare, costituendo così l’inizio del movimento #Fridaysforfuture.

Studentesse del Liceo “Pertini” alla manifestazione di venerdì 15 marzo, a Roma

Famosa è la citazione “If you think you’re too small to have an impact, try going to bed with a mosquito in the room.” (Se pensi di essere troppo piccolo per fare la differenza, prova a dormire con una zanzara), e Greta l’ha colta a pieno, senza lasciarsi intimidire dalla sua giovane età. Ha inoltre compreso quanto sia fondamentale agire il prima possibile in quanto ci restano soltanto undici anni per fermare il cambiamento climatico. Il surriscaldamento globale sta prendendo il sopravvento provocando catastrofi ambientali quali lo scioglimento dei ghiacciai polari, l’assottigliamento del così detto Buco dell’ozono permettendo l’infiltrazione di raggi UV, la scomparsa del 99% delle barriere coralline del pianeta, inoltre, si sa per certo che il livello del mare potrebbe aumentare dagli 8 ai 40 centimetri, facendo scomparire città e lagune intere. Bisogna pertanto sensibilizzare il problema, trattandolo per quello che è: una grave emergenza. Non è la terra che ci appartiene, ma noi che apparteniamo a lei.

Il movimento di protesta è riuscito a coinvolgere studenti di tutto il mondo all’organizzazione del Global Strike for Future il 15 marzo, giornata che, seppur conclusa da poco, potrebbe passare alla storia per l’eccezionale partecipazione di oltre due mila città in 106 paesi diversi. L’Italia, con 182 raduni organizzati, è uno dei Paesi europei più attivi in questa battaglia in difesa del pianeta, contando un milione di partecipanti: tra i numeri certi abbiamo 100 mila partecipanti a Milano, 50 mila a Napoli, 30 mila a Roma, e 20 mila a Torino.

A Roma la manifestazione è iniziata davanti al Colosseo, da dove il corteo si è messo in cammino per arrivare a piazza Madonna di Loreto. Qui, dalle ore 11 fino alle ore 14 si sono susseguiti gli interventi di diversi attivisti ambientali. Chiudendo diverse strade i giovani si sono fatti sentire, pronunciando slogan e sorreggendo cartelli con frasi originali e incisive.

Quelli che vengono di solito considerati ”cittadini B” (i giovani), rappresentano tuttavia la generazione successiva, che sta protestando per avere un futuro. Sono quelli che i ”cittadini A” considerano invece di importanza secondaria, perché loro, nella migliore delle ipotesi, sono troppo presi da questioni burocratiche. Benché ogni singolo individuo possa incidere poco, chi guida il Paese viene incitato ad aprire gli occhi sulla vera emergenza mondiale, The Global Warming.

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