L’ondata di razzismo in Italia. Con tre storie del nostro territorio

Come riportato dalle cronache negli ultimi mesi, gli episodi di razzismo, i crimini di odio, le azioni di ostilità verso gli stranieri e le aggressioni a sfondo xenofobo sembrano essere aumentati in maniera preoccupante in Italia. L’esempio più eclatante è il percorso che ha portato all’assegnazione di una scorta di due carabinieri alla senatrice a vita italiana ed instancabile testimone della Shoah, Liliana Segre. Questa decisione è stata confermata il 30 ottobre con l’approvazione del Senato della cosiddetta “mozione Segre”, poiché nelle ultime settimane la senatrice era stata oggetto di innumerevoli minacce e insulti sul web. Poco prima che iniziasse l’incontro con gli studenti di un quartiere milanese, la formazione di estrema destra Forza Nuova aveva anche esposto uno striscione in cui si leggeva “Sala ordina, l’antifa agisce. Il popolo subisce”.

Liliana Segre in braccio al papà Alberto, ucciso ad Auschwitz nel 1944

“Liliana è per tutti noi riferimento fondamentale per il suo continuo richiamo a non essere indifferenti di fronte alle ingiustizie, alle discriminazioni e alla deriva xenofoba e antisemita che sta investendo l’Europa e il nostro Paese”, ha commentato Roberto Cenati, presidente dell’Anpi provinciale di Milano, mentre la segretaria milanese del Pd, Silvia Roggiani, ha aggiunto: “A chi nutriva dubbi, ecco le prove: i fascisti cercano di tornare a galla e lo fanno colpendo Liliana Segre”. Intanto, la Procura di Milano ha aperto un’indagine per fare luce sugli insulti: se ne occuperà il pool antiterrorismo.

Nei giorni scorsi è diventato virale il video che vede protagonista Massimiliano Minnocci, fascista dichiarato, più conosciuto come “Er Brasiliano”, il nome che sui social network è diventato famoso per l’ideologia che proclama, colma di odio e violenza. Ideologia che purtroppo, ultimamente è sostenuta con troppa ingenuità e leggerezza dagli utenti più giovani. Dai social Minnocci declama: “In Italia manca uno che fa pulizia, come zio Benito o zio Adolfo”. “Immigrati? Io posso sbaglià perché sto a casa mia, loro no”. E ancora “Ai Rom che rubano je taglierei le mani”. Ospite il 9 novembre a Rete 4 nel programma Dritto e Rovescio, è quasi giunto alle mani con il vignettista Vauro, che ha perso le staffe davanti a quella che sembrava essere una minaccia (“Roma è casa mia e nella borgata mia devi fare quello che dico io, vieni a vedere il mio film”.) contro la giornalista Francesca Fagnani. Lo scontro è continuato con una lettera aperta, pubblicata su Facebook dal vignettista, che ha invitato Minnocci a un “incontro privato”.

Massimiliano Minnocci, detto Er Brasiliano, nella trasmissione tv condotta da Paolo Del Debbio

Un altro episodio di razzismo si è verificato anche sul campo di calcio: è il caso del calciatore Mario Balotelli, oggetto di cori di discriminazione razziale da parte di alcuni tifosi del Bentegodi durante la partita Verona-Brescia. A fare scalpore sono state anche le parole del capo ultrà Luca Castellini, che ha affermato: “Balotelli è italiano perché ha la cittadinanza italiana, ma non potrà mai essere del tutto italiano”. Altre provocazioni o insulti sono stati rivolti al calciatore tramite dichiarazioni in radio o post su Instagram. Un atteggiamento simile è stato assunto anche dal presidente dell’Hellas Verona, Maurizio Setti, che ha affermato di “non aver percepito alcun commento razzista da parte dei Veronesi durante la partita”, e soprattutto dal Sindaco di Verona, Federico Sboarina, che ha incolpato Balotelli di aver “avviato una gogna mediatica, costruendo sul nulla una falsa immagine di Verona e dei veronesi”. Fortunatamente però, in questo caso la Procura di Verona ha aperto un fascicolo per discriminazione razziale in violazione della legge Mancino. A tal proposito la Digos sta entrando in possesso dei filmati della curva per identificare i colpevoli, mentre la Procura federale ha chiuso per un turno la curva veronese. Soprattutto, la società Hellas Verona ha preso la definitiva decisione di bandire il capo ultrà dallo stadio Bentegodi fino al 30 giugno 2030.

Ma per quanto riguarda invece la presenza di un atteggiamento razzista nelle nostre vite quotidiane? Purtroppo in Italia non esiste una banca dati ufficiale che raccolga e pubblichi ciclicamente le statistiche su questo tipo di aggressioni, come avviene invece in altri paesi europei. Di conseguenza, abbiamo deciso direttamente di intervistare tre giovani stranieri che abitano nel nostro territorio. A ognuno di loro abbiamo chiesto di raccontarci liberamente le proprie esperienze e l’approccio che gli italiani tendono ad avere con loro, e se qualcosa è cambiato negli ultimi tempi.

R., 22 anni: “Sono nato in Polonia, ma vivo in Italia da più di dieci anni. Nonostante l’integrazione che sono riuscito ad acquisire in un Paese che ormai sento quasi mio, studiandone la storia, offrendo una mano nel campo lavorativo, seguendo un percorso di studi universitari proprio come ogni ragazzo della mia età, tutt’oggi mi capita di essere vittima di episodi razzisti, per il semplice fatto di avere un aspetto straniero. Mi è rimasto impresso un giorno in cui, mentre stavo sul treno seduto vicino ad una signora anziana, questa mi ha costretto a cambiare posto, accusandomi di essere il solito “polacco che viene in Italia per ubriacarsi e stuprare le nostre figlie”. Ricordo il forte imbarazzo e soprattutto la delusione che mi colpì in quel momento, soprattutto perché tutte le altre persone del vagone avevano iniziato a fissarmi con uno sguardo quasi schifato”.

I., 18 anni: “Sono nata in Romania, e vivo in Italia da quattordici anni. Quello che più mi fa soffrire sono gli episodi di razzisti nei confronti di mia madre: lei lavora da molti anni in una macelleria a Roma, e a causa del suo accento fortemente straniero, gli stessi clienti tendono talvolta a lamentarsi. Non per la gestione del negozio, bensì per il semplice fatto che a servirli sia una donna rumena. Ci sono stati casi in cui mia madre doveva addirittura evitare di servire determinati clienti, poiché questi, indignati, avrebbero evitato di comprare. Oppure, sempre per via del suo accento, si sente quasi obbligata a portarsi appresso ogni tipo di documento, perché la prima domanda che le fanno è “Ma lei ce l’ha il permesso di soggiorno?”, “Legalmente sta messa bene?”

T, 19 anni: “Sono nato in Marocco, ma vivo in Italia con la mia famiglia da ormai più di dieci anni. Devo dire che in generale, per quanto riguarda le amicizie e le conoscenze, fortunatamente non ho riscontrato fin troppi problemi di tipo razzista. Sono stato trattato con rispetto e gentilezza quasi nella maggior parte dei casi. Il problema però, a esser sincero, l’ho riscontrato più che altro negli adulti: a scuola alcuni professori non mancavano di sottolineare chissà quale tipo di differenza tra me e gli altri compagni di classe. Ricevevo voti più bassi, venivo sottoposto quasi continuamente alle interrogazioni, non venivo ascoltato. In contesti del tutto casuali mi venivano fatti commenti negativi sulla mia religione, ad esempio i classici stereotipi legati all’Isis.  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.