“Come posso aiutarla?” Negozi fisici vs e-commerce

Foto di Giulia Tassini

Benvenuti negli anni Duemila, dove il contatto diretto tra persone perde il proprio fascino, dove l’idea di una lunga passeggiata ci annoia e preferiamo passare il tempo libero facendo zapping dal divano, con il telecomando in una mano e il cellulare nell’altra. 

In un periodo di tali mutamenti ogni cosa smette di accadere secondo le regole a cui siamo abituati. Nel giro di pochi anni, infatti, ci sono diventate familiari della grandi novità: dall’esperta di tendenze all’influencer. Ma lo stravolgimento principale è quello introdotto dal colosso dello shopping online: Amazon.

Quest’azienda di commercio elettronico statunitense è la più grande Internet company al mondo. Il suo fondatore, Jeff Bezos, è stato eletto “Uomo dell’anno” nel 1999 da Time Magazine, per aver reso popolare il commercio in rete. All’epoca, però, nessuno si sarebbe aspettato che, nel giro di due decenni o poco meno, quella piccola impresa avrebbe dominato le statistiche di vendita globale nei settori più disparati.

È il caso di definirlo: “Amazon pigliatutto”. O forse sarebbe meglio dire che vende tutto. L’azienda difatti vende prodotti di ogni tipo, dai libri ai giocattoli, dai vestiti ai cosmetici. Perfino cose che non crederemmo che esistano. Questo è uno dei motivi principali per cui la gente dice di preferire gli acquisti online.

“Tutto ciò che voglio a portata di un click e mi arriva direttamente a casa in meno di 48h, per non parlare del grande risparmio”. Questo è quello che direbbe un e-commerce addicted qualunque difendendo la propria scelta. Ma cosa ne pensano i commercianti dei “negozi fisici”?

Nadia Bellotti, titolare di Dulcamara, intervistata da Giorgia Callea

Nadia Bellotti, proprietaria di Dulcamara e membro del Comitato Piccoli Artigiani, fa questo lavoro da 18 anni e ha dichiarato, in una breve intervista, di aver avvertito già 6 o 7 anni fa i primi cambiamenti sul mercato.

È cambiato il modo di acquistare e di vendere anche per noi negozianti“, spiega la signora Bellotti, che proprio seguendo la scia di questo cambiamento ha promosso sulla pagina Facebook del suo negozio l’iniziativa di un servizio di consegna a domicilio, per portare in giornata ai propri clienti il prodotto richiesto. Alla domanda su come le fosse venuta un’idea simile, lei ha risposto che per contrastare il progressivo dilagare degli acquisti in rete molto spesso propone ai suoi clienti dei sondaggi sui social, per capire cosa li spinge a comprare online. Secondo l’imprenditrice ladispolana ad attrarre la clientela non è la varietà dei prodotti, né il risparmio. A conti fatti, conclude Nadia Bellotti, la differenza di prezzo è spesso minima o addirittura inesistente.

Le persone si affidano ai siti o app di e-commerce per pura pigrizia.

“Ho proprio la sensazione che più andiamo avanti – commenta Bellotti – più ci diamo fastidio a vicenda. Come esseri umani, come società. E questa cosa è drammatica”.

È interessante soffermarsi sul concetto espresso in queste parole. E sul fatto che le vendite riflettono una società che vive di cose effimere, ora più che mai.

A risentirne sono però sempre i piccoli imprenditori, che resistono malgrado l’e-commerce gravi sulle loro teste come una spada di Damocle e faccia di tutto per opprimerli e soffocarli.

A Laura Giusti, da 13 anni proprietaria del negozio Metamorfosi Uomo, con ben 34 anni di esperienza nel settore, chiediamo se i colossi online potranno sostituire del tutto i negozi fisici:

Laura Giusti, Metamorforsi

“Non lo credo possibile. Certo ci sono state differenze notevoli da quando ha spopolato il low cost, ma il rapporto tra negoziante e cliente resta e resterà sempre una garanzia che non può assolutamente essere sostituita da un meccanismo che suggerisce prodotti in base alle ricerche fatte in precedenza. Tra l’altro non sempre i prezzi proposti sul web sono inferiori e poi manca il fatto di poter toccare con mano la merce che si sta comprando, per capirne la qualità”.

Silvia Santi, da cinque anni comproprietaria con la sorella del negozio Lisa abbigliamento, risponde alla stessa domanda:

“La gente ormai è predisposta all’acquisto online. Lo fanno un po’ tutti per moda e comodità, ma la piccola boutique mantiene il suo valore aggiunto, anche se competere con i prezzi di Amazon o simili è impossibile”.

Silvia Santi, titolare di Lisa

Ma perché un acquirente dovrebbe scegliere i negozi fisici?

“Noi abbiamo cura dei clienti del nostro negozio e queste attenzioni non te le può dare lo schermo di un computer, a prescindere dai vantaggi offerti dal negozio online”.

Il commerciante dovrebbe dunque assicurarsi che il suo cliente sia soddisfatto una volta uscito dal negozio e – citiamo la signora Bellotti – forse è per questo che la prima cosa che gli viene chiesta una volta entrato è: “Come posso aiutarla?”.

Discutendo sui vantaggi degli acquisti tradizionali, le tre negozianti hanno dichiarato che spesso molti clienti non comprano online per paura di una fregatura, perché non si può controllare la qualità o la taglia del prodotto. Le attività commerciali, inoltre, non vengano minacciate soltanto dall’e-commerce, ma anche dai franchising che negli anni hanno invaso il mercato.

Ad ogni modo, tornando al fulcro della questione, ascoltando le storie di chi vive dall’altro lato della cassa e ogni sera abbassa la saracinesca preoccupato per un possibile cambiamento del mercato, l’e-commerce in generale e Amazon in particolare stanno mettendo in crisi i negozianti fisici, benché molti si ostinino ad affermare il contrario.

Amazon e i siti di e-commerce sono inoltre dei concorrenti sleali dei negozi fisici, poiché eludono le leggi che in Italia tassano i prodotti venduti. Vale a dire che facendo acquisti online compriamo un prodotto non tassato, che il rivenditore può dunque offrirci a un prezzo inferiore. Questo spiega la frase che spesso i commercianti si sentono dire: “su Amazon lo trovo a meno”. Tale risparmio, però, si tradurrà in un minore introito per lo Stato, che potrà dare meno servizi ai cittadini.

Amazon, Wish, Aliexpress, Zalando. Più di una volta ci hanno salvato dal regalo dimenticato e fatto in fretta e furia, ma spesso ci trascinano nel circolo vizioso dello shopping compulsivo, pilotando i nostri desideri, inducendoci falsi bisogni e soggiogandoci facendoci scegliere l’articolo più cliccato che magari, però, non abbiamo neanche mai desiderato.

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