Liliana Segre: “Fino a quando la mia stella brillerà”

Il 10 settembre del 1930 nasce Liliana Segre. Attivista e politica italiana, Liliana è una donna sopravvissuta all’Olocausto:  grazie a lei e alle sue testimonianze, abbiamo scoperto e stiamo scoprendo tutt’ora qualcosa in più sulla Shoah italiana, e certamente continueremo a farlo.

“Nel 1944, quando fummo deportati a Birkenau, ero una ragazza di quattordici anni, stupita dall’orrore e dalla cattiveria. Sprofondata nella solitudine, nel freddo e nella fame. Non capivo neanche dove mi avessero portato: nessuno allora sapeva di Auschwitz”. 

Liliana nasce a Milano da un padre e una madre ebrei: Alberto Segre e Lucia Foligno, la quale, purtroppo o per fortuna, morì giovanissima quando la figlia aveva solamente un anno. In seguito alle leggi razziali emanate nel 1938, Liliana, solo allora consapevole della sua razza e dei problemi che le avrebbe causato, viene cacciata dalla sua scuola. Dopo vari tentativi di nascondersi agli occhi dei persecutori nazisti, come per esempio il 10 dicembre del 1943, quando assieme al padre, tentò di fuggire a Lugano, in Svizzera, arriva il 30 gennaio 1944, giorno in cui verrà deportata dal binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, che raggiunse dopo sette giorni di viaggio. Fu subito separata dal padre, che soffriva di Parkinson, che non rivide mai più e che sarebbe morto il successivo 27 aprile. Rimase sola ad affrontare l’inferno del campo di sterminio e del lavoro forzato. Tutte le sere, al campo di concentramento, si faceva confortare da una stella che aveva scelto nel cielo. Le diceva: Finché io sarò viva, tu continuerai a brillare”. Fino a una giornata importante: quella del primo maggio 1945. Purtroppo sono solo 25 i bambini sopravvissuti fra tutti i deportati del campo di Malchow, fra questi una delle più potenti voci che oggi testimoniano l’olocausto.

Il libro che racconta la storia di Liliana Segre

Sopravvissuta ad Auschwitz e alla marcia della morte, Liliana fu l‘unica della sua famiglia a  ritornare a Milano. Dopo lo sterminio nazista visse con i nonni materni, di origini marchigiane, unici superstiti della sua famiglia. Nel 1948 conobbe Alfredo Belli Paci, cattolico, anch’egli reduce dai campi di concentramento nazisti per essersi rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale. I due si sposarono nel 1951 ed ebbero tre figli. Della sua esperienza, per molto tempo, Liliana Segre non ha mai voluto parlare pubblicamente. Ha deciso di interrompere questo silenzio nei primi anni Novanta e da allora si è resa disponibile a partecipare a decine e decine di assemblee scolastiche e convegni di ogni tipo per raccontare ai giovani la sua storia e quella di tutti gli altri che l’hanno con lei condivisa e che non sono mai stati in grado di comunicarla.

“Se si ammettono le parole dell’odio nel contesto pubblico, se si accoglie lo hate speech nella ritualità del quotidiano, si legittimano rapporti imbarbariti. Io l’odio l’ho visto. L’ho sofferto. E so dove può portare. Per questo vado a parlare con gli studenti. Gli racconto un passato figlio dell’odio e del rancore disumano e loro mi ascoltano con un’attenzione di cui non smetto di essergli grata.”

Liliana Segre visita le scuole italiane e si rivolge così ai 2.400 studenti delle medie e delle superiori al Teatro degli Arcimboldi di Milano, per ascoltare la sua testimonianza di sopravvissuta ad Auschwitz, in occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria: “Sento di giovani che si sono suicidati per un brutto voto a scuola o per aver subito atti di bullismo. Ragazzi, io vi dico: scegliete sempre la vita!”. Liliana Segre viene accolta da grandi  applausi; “Ogni anno io mi presento come una nonna. I miei nipoti ideali oggi siete voi davanti a me, e vorrei guardarvi negli occhi, abbracciarvi uno per uno, perché sono sicura che qualcuno di voi diventerà candela della memoria” ha esordito. Poi un appello anche agli insegnanti: “Sento parlare di ‘gite’ a Auschwitz. Insegnanti che siete qua, non chiamatela mai ‘gita’. Quello ad Auschwitz è un pellegrinaggio, da fare in silenzio, possibilmente sentendo un po’ di fame e un po’ di freddo. Gita è una parola orribile per indicare i campi dove la persone sono morte solo per la colpa di essere nate. A voi, miei nipoti ideali io voglio insegnare la pace, l’amore, la libertà” ha concluso Segre, omaggiata al termine della sua testimonianza con un mazzo di fiori e una standing ovation.

La piccola Liliana con il papà

Liliana Segre ha un legame fortissimo con gli studenti e con le cose che studiano a scuola. Per lei fra tutte, non tanto lo studio, ma la conoscenza della storia è la più importante. Negli ultimi mesi si è discusso parecchio riguardo il testo argomentativo di tipo storico all’esame di stato. Sì o no? A quanto pare il ministro Bussetti sembra essere contrario. “Un esame di maturità senza la storia mi fa paura”. A Liliana Segre proprio non va giù. Da quattro mesi dà battaglia per sapere come sia stato possibile che il Miur abbia soppresso la traccia storica dalla prima prova scritta della maturità. Vuole a tutti i costi sapere da che cosa sia nata la decisione del ministero di cancellare la traccia storica. L’unico modo per uscirne fuori è un incontro diretto con il ministro. In questo incontro la Segre vuole capire il  perché della soppressione della storia, che ritiene un atto molto grave. Lei si è infatti  sempre occupata di memoria. Ma memoria e storia vanno insieme. Da trent’anni rende testimonianza sulla Shoah nelle scuole, e vede la fatica che talvolta fanno i professori per contestualizzare il suo racconto. Può capitare che nell’ultima classe delle superiori non si arrivi a svolgere l’intero programma e ci si fermi alla Grande Guerra. Invece sarebbe utile studiare i totalitarismi, i genocidi e la complessità di tutto il Secolo Breve.  Ciò che però la intimorisce di più è il fatto che ormai gli ultimi testimoni dell’Olocausto stanno sparendo. Tra carnefici e vittime, “siamo morti quasi tutti”. Liliana dichiara anche: “Sono una voce che grida nel deserto dei morti. E cosa succederà quando non ci saremo più? La storia è sempre manipolabile. E, dopo che verranno meno gli ultimi sopravvissuti, la Shoah diventerà una riga nei libri di storia. E più tardi ancora, non ci sarà neppure quella”.  Fortunatamente la voce della Segre, rafforzata da quelle di Andrea Camilleri e Andrea Giardina al suo fianco, il tema storico vince e torna alla maturità, non più come facoltativo, ma come testo obbligatorio della prova di tipo B .

“Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.” 

Liliana Segre è riuscita a raggiungere molti traguardi con molto successo, in aiuto e nelle veci delle persone che purtroppo non ci sono più, ma che hanno vissuto il terrore in prima persona assieme a lei, ma soprattutto in aiuto di chi nelle generazioni future dovrà ricordare e far ricordare, con l’unico scopo di abbattere l’odio e l’indifferenza con la conoscenza e la memoria.

Fra questi traguardi, Liliana è riuscita ad ottenere la nomina di senatrice a vita e – pochi giorni fa – la cittadinanza onoraria da parte di Torino.

Inoltre, in suo onore il 10 dicembre 2019 si sono riuniti 600 sindaci provenienti da tutta Italia. Armati di una fascia tricolore e di coraggio, sostengono la senatrice Liliana Segre: “L’odio non ha futuro”. La scorta civile di Liliana Segre si dichiara unita contro odio e razzismo.

“L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo […] continuerò a parlare d’amore. Questa è la cosa migliore, quella che mi sento”.

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