A casa, sperando di essere davvero al sicuro

Giorgia Callea. Ieri sera, come ogni sera negli ultimi 17 anni, sono andata a dare il bacio della buonanotte ai miei genitori. Un gesto semplice che mi porto dietro da quand’ero piccola e che, per me, ha sempre significato andare a dormire tranquilla, lontana da quei terribili mostri nascosti sotto il letto e soprattutto nella consapevolezza che, in qualsiasi momento, se qualche incubo mi avesse tormentato, mi sarei potuta rifugiare nel caldo abbraccio di mio padre e fatta cullare dalle carezze di mia madre.

Foto di Chiara Pascale: strade deserte, a Ladispoli

Come dicevo, una di quelle rassicuranti vecchie abitudini dure a morire, malgrado l’età. Eppure, ieri è stato diverso. Sentire mio padre rifiutarmi quel “rituale” così consueto per noi, così nostro, è stato strano, anzi più che strano direi triste.

Papà lavora alla stazione Termini e, dal momento che mia sorella soffre d’asma, in casa cerchiamo di limitare i contatti al minimo, ma fino a ieri non mi ero resa conto di quanto questo maledetto virus fosse entrato nelle nostre case. Ormai vive con noi, gestisce le nostre giornate e soprattutto i nostri affetti. Non c’è bisogno di uscire per prendermelo, se ormai lo sento addosso, come una seconda pelle, spessa, pesante che limita i miei movimenti e quelli di chi amo.

Perché stare a casa in fondo non è una tragedia così grande, ma non sentirsi del tutto al sicuro nemmeno in casa nostra… Beh forse è questa la vera tragedia.

Francesco Monfrecola. In questa situazione di impotenza, non posso fare altro che aspettare che tutto passi, senza poter fare nulla, proprio perché ora ciò che bisogna fare è nulla, ma quanto potrà protrarsi questa attesa? Vorrei poter prendermela con qualcuno, ma con chi? Con chi non rispetta le restrizioni? Con un governo inefficiente? Con un mondo diviso e non collaborativo? Potrei, ma il vero colpevole è invisibile, è inafferrabile. Non può essere preso e picchiato. Non può essere incatenato. Non si può nemmeno prenderlo a tu per tu e insultarlo. Si nasconde dentro si noi, ecco perché non possiamo fare nulla.

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