RFI: l’Italia che non si ferma

Nell’Italia che non si ferma, oltre agli eroi in camice e stetoscopio, ci sono tutti quei lavoratori che hanno continuato ad assicurare servizi anche in pieno lockdown. Non li dovremmo definire eroi: stanno continuando a fare il loro lavoro di tutti i giorni, ma rappresentano il simbolo di un’Italia che non si ferma, che si piega senza spezzarsi.

Orgoglio tricolore sono quindi tutti quei cittadini che combattono ogni giorno, malgrado la paura, malgrado il desiderio di rimanere “al sicuro” a casa, per non veder fermarsi la loro patria.

I telegiornali più volte ci rimandano all’immagine di un’Italia caduta in ginocchio, logorata da questo brutale nemico invisibile che non fa sconti a nessuno e che ha costretto il mondo intero a cambiare le proprie abitudini dall’oggi al domani. Per questo, in un periodo in cui tutto è fermo, statico e immobile, ripartire assume un valore imprevisto.

Cercando di dar voce a chi sta facendo del proprio meglio per farci “ripartire”, abbiamo ascoltato chi, davvero, resta sempre in movimento nonostante tutto.

RFI avvia la gara per affidare gli spazi pubblicitari del network

Le ferrovie dello Stato anche in questa crisi garantiscono il principio espresso dalla Costituzione (articolo 16) che è quello di assicurare la libera circolazione di ogni cittadino in qualsiasi parte del territorio nazionale – salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza – garantendo sempre la sicurezza e la puntualità dei treni, elementi che restano punti saldi della loro politica aziendale.

“Sicuramente qualcosa è cambiato, si lavora mantenendo le distanze, ognuno di noi usa dispositivi di protezione individuale e, nel caso ci fossero passeggeri affetti da sintomi di COVID-19 applichiamo procedure rigide volte a tutelare la salute dei nostri viaggiatori.”

Sorge spontaneo chiedersi come la pandemia abbia stravolto l’ordine dei servizi pubblici, non solo per i dipendenti, ma anche per i pendolari. Ora che nella fase 2 quasi tutti i lavoratori dovranno tornare ai loro rispettivi impieghi, infatti, la preoccupazione che non ci siano mezzi di trasporto sufficienti a garantire il trasporto pubblico diventa molto più concreta.

“I treni che abbiamo a disposizione nella fase 2 sono certamente sufficienti a compensare il numero di pendolari che torneranno a lavorare, considerando che gli studenti continueranno a far lezione da casa e la maggior parte dei lavoratori prosegue in modalità smart working.”

Invece, riguardo alle perplessità circa l’effettiva messa in sicurezza delle corse ferroviarie, le nostre fonti rispondono così:

“Noi abbiamo avuto delle direttive dallo stato attraverso i DPCM che ha, in precedenza, limitato i trasporti pubblici per evitare il diffondersi dell’epidemia. Ora che la situazione sembra essere mutata, con l’avvento della fase 2, una delle misure cautelari che stiamo prendendo sarà evitare di far arrivare un treno in concomitanza con la partenza di un altro, così da evitare assembramenti. Per lo stesso motivo i viaggiatori di uno stesso treno dovranno rispettare la distanza di sicurezza, non sedendosi più uno accanto all’altro. Inoltre, regoleremo l’entrata e l’uscita dei passeggeri, quando il treno è in stazione, disponendo una porta per chi sale e una per chi scende, limitando fortemente la possibilità di affollamento.”

Non ci resta quindi che sperare di tornare a lamentarci per un treno in ritardo o per l’ambiente frenetico e caotico delle stazioni. Perché quando tutto è fermo da troppo tempo, frenesia, caos e velocità sono quello che più si avvicina alla vita vera.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.