Ricercare la felicità, anche al tempo della pandemia

“L’uomo è infelice perché incontentabile”, scriveva Leopardi, e forse aveva proprio ragione. Tante volte ci domandiamo che cos’è la felicità, eppure siamo così ciechi da non accorgerci di averla proprio intorno. Sembra banale dire che “la felicità è nelle piccole cose”: questa frase me la ripete sempre mamma e alla fine ho finito per crederci persino io. Ma quanto è difficile accontentarsi di “piccole cose” quando hai diciotto anni, quando pensi di avere il mondo in pugno e la forza di un leone? Diciamoci la verità, a quest’età non ci piacciono le mezze misure. O siamo estremamente superficiali o teatralmente drammatici; vogliamo tutto e subito e spesso siamo egoisti, bruschi e scostanti. Ma c’è una cosa che tutti inseguiamo, che tutti desideriamo e che tutti bramiamo: la felicità. A diciotto anni essere felici ci sembra impossibile oppure fin troppo facile. Siamo così altalenanti che a volte non sappiamo riconoscere nemmeno le nostre emozioni. Siamo catapultati in un mondo che ancora non conosciamo, un mondo che corre, che fugge, o che si aspetta sempre qualcosa da noi. Ma cos’è che vogliamo veramente noi? La risposta è sempre la stessa: la felicità. Questa semplice parola assume sfumature diverse per ognuno noi, rievoca un momento, un evento o un ricordo che ci fa sorridere.

Il termine “felicità” viene usato frequentemente, ma se qualcuno ci chiedesse di spiegarlo a parole non ne saremmo in grado. Sicuramente si può dire che la felicità è breve e fuggente, a volte coglie di sorpresa. Si presenta e scompare subito dopo. Ma è normale, perché è così che va la vita, non si può essere sempre felici, questo ci hanno insegnato. E, cari adulti, noi adolescenti lo sappiamo bene: con i nostri sbalzi d’umore, le nostre lune storte, combattiamo ogni giorno per ottenere un minuto di felicità. Ma dove va cercata, da dove si comincia per essere felici? Questo nessuno ce l’ha insegnato, dobbiamo capirlo noi stessi.

Oggi la società sembra volerci obbligare a essere felici proponendoci modelli sterili di realizzazione, per lo più basati sul possesso. Basti pensare ai nostri adorati social in cui tutto è in mostra, tutto è semplice e perfetto. Eppure non credo che queste influencer, con fisici scolpiti e borse griffate, siano il ritratto della vera felicità. Certo, sarebbe da ipocrita dire di disprezzare quella vita, ma mi consola il fatto che non è sempre reale ciò che si vede davanti a uno schermo. Invece è reale il caffè con un’amica, una parola di conforto, un’uscita divertente, il primo appuntamento, la compagnia di chi amiamo, la domenica da nonna o con chiunque rappresenti casa per noi. Ci rende felici mangiare il nostro piatto preferito, seguire le proprie passioni, cantare ai concerti e affollarci su una pista da ballo. Siamo felici per un sorriso spontaneo, un abbraccio inatteso o un bacio rubato.                   

E proprio in questo momento, quando più che mai avremmo bisogno di tutto ciò, ci chiedono di stare distanti, lontani, soli. Ed è qui che tutte le certezze acquisite vanno in fumo: quasi tutte le cose che prima ci rendevano felici non sono più possibili. Ormai la nostra migliore amica è la mascherina, un oggetto che ci protegge dicono, ma che nasconde il sorriso o il broncio delle persone a noi più care. Nessuno riesce più a capire le emozioni degli altri: la bocca è coperta, le parole escono sommesse. Ma gli occhi… beh gli occhi restano lo specchio dell’anima per i più attenti.                              

  Ben diciotto anni di estenuante ricerca della felicità, e tutto viene spazzato via. Incredibile. Oserei dire impossibile. E invece strofino gli occhi e mi rendo conto che è tutto così vero e triste. Allora in questo caso la felicità tanto agognata dov’è? Si è presa un momento di pausa dalle nostre vite confuse? No, va trovata dentro noi stessi. È vero che la felicità è un viaggio condiviso, ma quando tutto intorno crolla dobbiamo metterci al riparo ed essere forti abbastanza da pensare di essere noi stessi, a volte, la nostra felicità. Sembra assurdo anche a me dire questo se solo ripenso ad un anno fa, ma le cose cambiano, e noi con loro. Ecco in questo periodo un’ottima arma contro l’infelicità è l’immaginazione. E con questa parola non intendo le mere illusioni, ma il libero sfogo della nostra fantasia. Da fervida realista dico che non è sbagliato sognare ad occhi aperti ogni tanto. Ci permette di capire veramente cosa vogliamo e ciò che siamo. In questo modo ci si ritaglia uno spazio solo nostro, una comfort zone che nessuno può distruggere. In questo periodo abbiamo sperimentato una felicità che non dipende da altri se non da noi stessi, anche se ci manca da morire amare ed essere amati. Siamo felici, ogni tanto.

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