Gli effetti speciali che rendono fantastico il cinema

Per parlare di effetti nel cinema bisogna fare una distinzione tra effetti speciali ed effetti visivi digitali. Gli effetti digitali sono le manipolazioni del video attuate in postproduzione, attraverso software appositi, e vengono chiamati comunemente CGI (computer generated imagery). Usati per la prima volta negli anni Novanta, divengono presto molto popolari e vengono utilizzati in quasi tutti i film, a partire da quell’epoca. Gli effetti speciali, invece, sono gli stratagemmi meccanici o ottici che vengono utilizzati sul set (o al massimo sulla pellicola) per far risultare reale allo spettatore qualcosa di improbabile o impossibile. Gli effetti cinematografici sono molto vari e interessanti: faremo qui una rapida carrellata sulla loro storia negli ultimi 60 anni.

Il film che fa da apripista alla tradizione delle pellicole di fantascienza è senz’altro 2001: Odissea nello spazio (1968) di Stanley Kubrik. Questo film è stracolmo di trucchi geniali che reggono ancora dopo 53 anni di progresso tecnologico. Uno su tutti, le scenografie folli che permettevano l’apparente distorsione della gravità, tanto che tutti ci siamo chiesti, guardando il film, come facessero gli attori a sconfiggere le leggi della fisica. Per esempio la nave rotante, sul set, era un’enorme impalcatura circolare che, ruotando a velocità regolabile, faceva camminare e correre i personaggi a testa in giù o di lato. La macchina era attaccata all’impalcatura e ruotava con essa, mentre gli attori camminavano sul posto. Quasi 10 anni dopo, nel 1977, uscì il primo grande Star Wars di George Lucas, ribattezzato poi Episodio IV – Una nuova speranza. Questa pellicola è un cimelio della storia degli effetti speciali e visivi. Notevoli sono le rappresentazioni delle navicelle nello spazio e delle esplosioni che le distruggevano: venivano costruite delle miniature in scala della navicella che venivano poi montate su un braccio meccanico. Questo le faceva muovere, dando l’illusione del volo. A questo scopo contribuiva il movimento della macchina da presa, eseguito con una forma primordiale del motion control, che fa muovere la macchina più volte da un altro braccio meccanico nello stesso esatto modo. Lo spazio era riprodotto attraverso l’utilizzo del blue screen, padre del green screen (versione attuale, più efficiente e precisa), cioè una parete monocromatica blu che, in postproduzione, escludendo quella particolare tonalità di blu molto accesa poteva essere sostituita con lo spazio infinito. Venivano così riprodotte anche le esplosioni, con dei modellini e dei piccoli esplosivi.

Nel decennio successivo uscirono molti film degni di essere qui nominati, ma una scena si innalza su tutte come la più impossibile: la scena degli hoverboard in Ritorno al futuro – Parte II (1989) di Robert Zemeckis. Avere una tavola che fluttua sotto i piedi è un sogno che il regista di Chicago ha reso reale. Gli attori, imbracati, erano legati a dei pali di acciaio attraverso corde di pianoforte molto resistenti; in questo modo venivano dondolati davanti alla macchina da presa con gli hoverboard attaccati alle scarpe facendo sembrare che fluttuassero. L’anno precedente Zemeckis, prima che fossero usate le animazioni computerizzate, aveva anche diretto uno dei film che ha richiesto più lavoro di sempre: Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988). Tutti i personaggi animati sono stati disegnati direttamente sulla pellicola da un team di illustratori che, immagine per immagine, ha fatto ciò che era impensabile fare.

Gli anni Novanta sono gli anni più floridi per quanto riguarda gli effetti visivi: esplode il digitale, escono film come Apollo 13, Independence Day, The Mask, Toy Story, The Matrix. La rappresentazione più efficace del cambiamento dei tempi, però, è sicuramente Jurassic Park (1993) di Steven Spielberg, che fonde gli animatronic, pupazzi di metallo controllabili da dei telecomandi, che erano molto usati prima di allora, con la CGI per rendere veri i dinosauri. Per questo film la squadra che si occupava dei modelli aveva studiato per mesi insieme a dei paleontologi il movimento dei dinosauri; per ricrearli, ogni cosa doveva passare sotto il controllo di Spielberg. Il T-Rex, icona della pellicola, era un enorme animatronic progettato e realizzato alla perfezione: tutto era mobile e calibrabile; mentre i velociraptor e i dinosauri più piccoli sono stati fatti interamente in digitale, utilizzando degli scheletri di metallo per monitorare il movimento delle creature.

Da questo film in poi tutto cambia: oramai la CGI è troppo comoda e meno dispendiosa. Due film simili nella realizzazione che ci dimostrano come il mondo ricreato in digitale possa essere spettacolare sono: Avatar (2008) di James Cameron e Gravity (2013) di Alfonso Cuaron. Avevano utilizzato entrambi la tecnica del motion capture, che consisteva nel far indossare agli attori delle tute particolari che permettevano alla macchina da presa e al computer di registrare i loro movimenti per poi riprodurli in CGI. Una volta plasmato un mondo in realtà virtuale, il regista poteva realizzare le inquadrature con una telecamera inusuale, che poteva funzionare solo all’interno dell’universo digitale. In questo modo vennero realizzati due dei film più sorprendenti di tutti i tempi.

Le tute utilizzate per la tecnica del motion capture

Pochi anni fa è stata sviluppata una tecnologia che cambierà certamente la storia del cinema e che è stata usata, per ora, soltanto in una serie su Disney+: The Mandalorian (2019) di  Jon Favreau. Questa nuova tecnologia serve a creare sfondi grandiosi ed eccezionalmente precisi; si basa sull’illusione di un paesaggio attraverso l’utilizzo di schermi LED molto grandi e curvi che coprono un’ampiezza di 270° in una stanza di forma cilindrica. L’immagine proiettata su di essi cambia in tempo reale in base ai movimenti della telecamera, attenendosi ad un progetto digitale. Così, riprendendo l’attore all’interno di questo set, si possono ammirare dietro di lui panorami sconfinati e irrealizzabili nella realtà.

Questi sono solo pochissimi dei film che hanno fatto la storia degli effetti speciali e del cinema, che in questo momento traballa un po’ a causa del Covid. Parte dell’industria è già ripartita, lasciando però indietro le nostre amate sale. Speriamo di ritornare presto ad ammirare la settima arte sul grande schermo.

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