Il “Pertini” e l’incontro con il giudice Gherardo Colombo

Democrazia, Costituzione, emergenza sanitaria, istruzione. Sono tanti i temi toccati dal giudice Gherardo Colombo durante il suo incontro, avvenuto online il 21 maggio, con gli studenti delle quinte classi del Liceo “Pertini” di Ladispoli, i docenti e il DS, prof.ssa Fabia Baldi. Il giudice, grande protagonista della virtù civile e del rispetto delle regole, che ha illustrato agli studenti il tema dell’educazione civica e della Costituzione. Insieme al giudice Colombo era presente la dottoressa Diva Ricevuto, presidente di “Sulle Regole”, associazione fondata dal giudice nel 2010.

Da settembre 2020 l’Educazione Civica, introdotta per sviluppare la dimensione della cittadinanza negli studenti, è una disciplina trasversale che interessa tutti i gradi scolastici. L’incontro con il giudice Colombo ha fornito una linea guida per comprendere la nostra Costituzione ma anche molti spunti su cui riflettere.   

Un momento dell’incontro

Partendo da alcune domande che studenti e docenti gli hanno posto, il giudice ha posto l’attenzione sull’articolo 3 della Costituzione, che insiste sul tema della dignità: “Tutte le persone sono degne e sono degne tanto quanto le altre”, ha commentato il giudice. Per comprendere il motivo di questa affermazione occorre tornare indietro, alle esperienze che hanno fatto coloro che hanno scritto la Costituzione. La stesura di questo fondamentale documento è iniziata nel giugno 1946 e terminata nel dicembre 1947, per poi entrare in vigore il primo gennaio 1948. Leggendo queste date ci si rende subito conto che i nostri Padri e Madri Costituenti hanno vissuto la seconda Guerra Mondiale, il Fascismo, la Shoah, la bomba atomica: tutti eventi che hanno cambiato per sempre le loro vite. Chi ha scritto la Costituzione è stato guidato da un unico pensiero: cercare di avere un futuro. Ma come è possibile pensare a un futuro dopo aver vissuto la distruzione del genere umano? È da qui che nasce l’art. 3: dalla consapevolezza di dover riconoscere che noi essere umani siamo tutti degni, perché solo riconoscendo ciò le nostre differenze non possono causare disastri. Se tutti siamo considerati degni, nessuno può arrogarsi il diritto di progettare la morte di milioni di essere umani con nazioni, religioni, bandiere, colori diversi. L’articolo 3 è la salvezza, il vero punto di partenza. Infatti con il presupposto che tutti sono degni, a tutti si riconoscono i diritti inviolabili: art. 13 “la libertà personale è inviolabile”, art. 14 “il domicilio è inviolabile”, art. 15 “la corrispondenza è inviolabile”, art. 16 “il diritto di muoversi liberamente nel territorio dello Stato”, fino ad arrivare alle specificazioni che attengono ai singoli momenti della vita come la salute, la scuola, il lavoro. 

Sempre riconducendoci al principio primario, e quindi che tutti siamo degni, il giudice Colombo sposta l’attenzione su un tema sensibile e a lungo dibattuto anche da intellettuali del passato, quello della pena. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità, indipendentemente dalle condizioni personali e sociali, e devono tendere alla rieducazione e all’inclusione. A proposito dell’argomento il giudice Colombo, autore del libro Il perdono responsabile, pensa che le carceri vadano abolite. In questi luoghi punitivi dovrebbero esserci solo coloro che sono pericolosi e per il tempo che sono pericolosi; una volta che cessa la pericolosità, l’individuo va riammesso nella società. Nel tempo di permanenza in carcere, alla persona considerata pericolosa si devono comunque garantire tutti i suoi diritti che non confliggono con la sicurezza degli altri: il diritto allo spazio vitale, il diritto all’igiene, il diritto alla salute, il diritto all’istruzione, il diritto all’informazione, il diritto agli affetti. Tutto ciò deve essere garantito perché è questo il punto di partenza della nostra Costituzione: tutte le persone sono degne anche se hanno commesso un reato. Il primo strumento educativo per diffondere il senso della cittadinanza secondo la nostra Costituzione è quello del comportamento, si educa attraverso quello che si fa. Tra le varie domande e curiosità emerse dall’incontro, non poteva non essercene una legata alla realtà che ormai da un anno viviamo, la pandemia. Partendo dalla risposta a questa domanda il giudice Colombo ci ha fatto riflettere su una parola importante: la libertà.

Con l’avvento del virus che ha cambiato inaspettatamente le nostre vite, si sente sempre più spesso parlare di “dittatura sanitaria”. È importante che le persone capiscano che le garanzie costituzionali non sono state abolite, ma momentaneamente sospese a causa dell’emergenza sanitaria. Come detto in precedenza, la Costituzione garantisce una serie di diritti, e in questo caso è opportuno citare l’articolo 16: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce per motivi di sanità o sicurezza”. Come accade spesso sembra esserci una sorta di contraddizione, sciolta però dalle parole del giudice. Nella Costituzione sono indicate le ragioni che possono giustificare le limitazioni dei diritti e gli strumenti con cui tali limitazioni si possono imporre. Infatti le limitazioni devono sempre essere ispirate ai principi di necessità, proporzionalità, ragionevolezza, bilanciamento e temporaneità. Ciò vuol dire che attualmente il nostro diritto di circolare liberi non è così forte da consentirci di contribuire ad espandere la pandemia. Da questa consapevolezza viene la riflessione finale del giudice: è importante non confondere la libertà con l’onnipotenza. Il problema sta nel non riconoscere che la libertà non è di uno, la libertà non è poter fare tutto ciò che si vuole, la libertà è la condizione che consente di scegliere cosa è utile, opportuno o giusto.

E ancora, commenti a tutto campo: sulle regole da osservare a scuola. Copiare una versione da internet? Non va fatto, perché è un imbroglio. E il docente non deve far finta di niente, perché convalida l’imbroglio e gli studenti imparano che è giusto imbrogliare. E allora come si fa a rispettare la costituzione? 

Qualche parola sul ruolo degli insegnanti: “Il primo strumento educativo per diffondere il senso della cittadinanza secondo la Costituzione è quella del comportamento. Si insegna, si educa attraverso quello che si fa. E se quello che si fa non corrisponde attraverso quello che si dice, si educa all’ipocrisia”.

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