Le emozioni della boxe spiegate da un allenatore: Christian Abis

Il pugilato, o boxe, è uno sport da combattimento antico, che si è evoluto con noi. Le prime testimonianze risalgono alle civiltà mesopotamiche. Nel 1865 John S. Douglas scrisse le Regole del marchese di Queensberry, utilizzate anche ai giorni nostri.
Ecco qualche regola: i due pugili, le cui mani sono protette da guantoni, si affrontano colpendosi con dei diretti, dei montanti o dei ganci, su un campo da combattimento denominato ring. Sono permessi colpi sulla parte superiore del corpo dell’avversario. Inoltre, è vietato tenersi, spingersi, combattere corpo a corpo. La durata di un combattimento varia a seconda del livello degli atleti, dell’importanza del match. Si va dai 3 round da 2 minuti ciascuno per i pugili novizi fino ai 12 o 15 round nel caso dei professionisti.
Per comprendere meglio questo sport antico e ricco di emozioni, abbiamo intervistato un esperto: Christian Abis, allenatore della Martial Academy. Chi meglio di un allenatore può far luce, tramite la sua storia personale e quella della sua palestra, sulle mille sfaccettature della boxe?

Christian Abis

Christian, parlaci della tua palestra.
Nel 2016, insieme al mio socio, ho aperto la Martial Academy, qui a Ladispoli. Inizialmente ero al 50% con questo socio, ma negli ultimi due anni ho rilevato l’intera quota della palestra.

Com’è nata la passione per la boxe? E chi ti ci ha fatto avvicinare?
Sembra ieri quando è iniziata quest’avventura. Avevo 11 e fu mio fratello maggiore a propormi di provare. All’inizio giocavo a calcio, ma in seguito ho perso interesse nel praticare questo sport, a causa di comportamenti sbagliati del mister nei confronti di mio cugino, e così ho deciso di unirmi a mio fratello.

Cosa pensi della boxe?
Oggi per me questo sport, un tempo come agonista e ora come insegnante, è l’aria nei polmoni che mi permette di andare avanti tutti i giorni. Come alla macchina serve la benzina, a me serve questo sport per vivere.
Sono stato un agonista per molti anni, il mio primo incontro avvenne quando avevo 13 anni. Ho continuato ad allenarmi fino all’età di 21, quando ho smesso momentaneamente. In seguito a 26 anni ho ripreso e continuato fino ai 30, quando poi ho deciso di intraprendere la carriera di allenatore.

Tre parole per descrivere questo sport e perché proprio queste.
La boxe è passione, amore e sacrificio. Chiunque voglia fare pugilato, ma questo vale anche per gli altri sport, deve avere passione. Trovo che l’amore non necessariamente è direzionato solo alle persone ma, anche se in forma diversa, può trovarsi nello sport. Infine, bisogna metterci anima e corpo in tutto ciò che si fa, perciò si parla anche di sacrificio, perché senza questo non si va da nessuna parte.

Cosa diresti ai giovani per avvicinarli alla boxe?
Non mi sento di avvicinare i giovani a questo sport, perché sarebbe un comportamento egoista. Io consiglio di provare, e se magari si appassionano al pugilato o a qualsiasi altro sport, ben venga. Penso che qualsiasi cosa li tenga lontani dalla strada, pericolosa sotto molti aspetti, sia un bene. Secondo me, tutti i giovani dovrebbero fare sport ciò non può far altro che giovare alla crescita.

Foto di Gianmarco Cacciamano


Cosa si prova ad accompagnare i tuoi allievi ad un incontro?
Non è facile spiegare le emozioni che si provano, perché chi non le ha vissute sulla propria pelle non riesce a capirlo. Quando ero un agonista provavo una sensazione strana come per dire “ma chi me l’ha fatto fare”, “ora me ne torno a casa”, e queste frasi si susseguivano nella mia mente in loop. Alla fine però trovavo il coraggio per salire sul ring, anche se spesso mi è capitato, anche quando ero ormai un allenatore, che i miei allievi o ragazzi di altre palestre non riuscissero a salire. Questo perché il pugilato è uno sport individuale, e quando sei lì, sei consapevole del fatto che scavalcando le corde del ring andrai incontro a molti colpi, indipendentemente che sia tu o l’avversario a darli.
La tensione è talmente alta che spesso i ragazzi non riescono a gestirla e capita che anche mezz’ora prima del match questi si tirino indietro.
Oggi, come allenatore, prima di un incontro di uno dei miei allievi, sento un formicolio allo stomaco, una tensione legata più che altro alla preoccupazione e all’affetto che mi lega ai miei ragazzi. Perché si è più preoccupati che l’allievo prenda delle punizioni, pugni, piuttosto che perda l’incontro. Perché questo ci può stare. Essendo come un secondo padre, per i ragazzi che porto a combattere, questa cosa ti fa preoccupare.

Quali sono i benefici, a livello mentale e fisico, del pugilato?
A livello fisico, come tanti altri sport, fa bene. La boxe è abbastanza completa perché l’allenamento intenso, fa bruciare molte calorie e rafforza muscoli e cuore, dalla testa ai piedi. Questa disciplina aiuta anche a migliorare la coordinazione dei movimenti e rende più armonioso il movimento. Ma a livello agonistico, alla fine, tutti gli sport fanno bene.
A livello mentale, no, penso che la boxe abbia qualcosa di più. Perché il pugilato insegna rispetto ed educazione nei confronti dell’allenatore e dell’avversario. Difficilmente, si perde o si vince, un incontro con un avversario per poi portargli rancore. I miei migliori amici sono i miei vecchi avversari, con cui ho combattuto, ho vinto e ho perso, e sono rimasti da allora grandi amici. Perciò ribadisco che nella boxe non si porta rancore. Questo sport ti dà sicurezza e allo stesso tempo ti dà la pazienza e la tranquillità di gestire anche i problemi quotidiani.

Un’ultima domanda: qual è il tuo pugile preferito?
Bella domanda. Il mio pugile preferito è Mike Tyson perché sono cresciuto con lui. Ma vedendo tanti incontri, e tanti pugili, mi sono affezionato molto a Marvin Hagler e Oscar de la Hoya.
Arrivati a questo punto l’intervista è conclusa, ed io spero di avervi incuriosito per quanto riguarda questo sport meraviglioso. Personalmente trovo che il pugilato sia un ottimo modo per sfogarsi. Finché non lo si prova, non è facile da capire, ma è come una cura ad ogni stress, a ogni problema e a ogni tensione. In molti pensano che sia uno sport aggressivo, eppure questo stesso sport ti insegna a rispettare il prossimo, a sentire ogni più piccola parte di te stesso e a coordinare in modo armonioso e preciso ogni movimento. Il pugile è tutto fuorché aggressivo, è riflessivo, calmo e attende il momento giusto per colpire dopo aver osservato con diligenza ciò che gli si para davanti. Questo lo aiuta anche nella quotidianità, perché lo porta a controllare e ad affrontare i problemi con razionalità.


È strano leggerlo, lo è persino scriverlo, ma la boxe sprona la parte migliore di te stesso ad uscire.

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