Autodifesa: non solo uno sport

Per chi vuole praticare uno sport o fare attività fisica c’è una vasta gamma tra cui scegliere, dagli sport più leggeri a quelli più impegnativi, dai più classici ai più inusuali. Non c’è da sorprendersi se negli ultimi anni molte discipline completamente inedite all’Italia hanno avuto un aumento in popolarità e hanno suscitato la curiosità di molti. Eppure, tra tutte queste opzioni spicca una disciplina, antica come il tempo, ma solo recentemente tornata in voga, che valica il confine tra sport e stile di vita: la difesa personale.

Ma che cos’è questa disciplina? E quand’è che è lecito difendersi senza andare incontro a conseguenze?

La difesa personale può essere definita come l’insieme di tecniche che una persona può utilizzare per difendersi da aggressioni, pericoli o minacce alla propria integrità fisica o psichica, specialmente utilizzata nel caso di aggressioni da strada. I corsi di difesa personale non solo permettono di restare in forma e allenati, ma preparano gli allievi ad affrontare situazioni di pericolo e a  evitare potenziali minacce per sé stessi e per gli altri attraverso varie tecniche che differiscono principalmente dal tipo di difesa personale che si sta praticando.

Bisogna capire però che è difficile considerare l’autodifesa come una singola disciplina le cui tecniche e insegnamenti sono fissi dovunque la si impari. E’ proprio questo che dà a questa disciplina la sua forza, la capacità di attingere da numerosi stili di combattimento e diverse arti marziali da tutto il mondo, privandole del loro aspetto formale e unendole per dare vita ad una serie di tecniche utili per contrattaccare aggressioni e pericoli reali.

Ma quali sono le arti marziali più utilizzate nella difesa personale?

Per prima cosa c’è il Krav Maga, un’arte marziale nata in Israele che significa letteralmente “combattimento con contatto a corta distanza”. Questa stessa disciplina fonde numerose tecniche di diverse arti marziali per uno stile che ignora l’aspetto estetico in favore della praticità ed efficienza; l’obbiettivo di queste è proprio rendere inoffensivo l’aggressore nel minor tempo e con il minor sforzo possibile.

Imi Lichtenfeld, creatore del krav maga (fonte immagine: Wikipedia)

Una grande popolarità in Italia lo ha il Judo, arte marziale di origine giapponese ottima per l’autodifesa. In quanto si concentra sullo sfruttare lo slancio del corpo per portare l’avversario a terra.

Anche la boxe, in particolare quella thailandese, che si concentra soprattutto sui colpi con i gomiti e colpi con le ginocchia, molto più resistenti dei pugni, dà una solida base per imparare a difendersi.

Perché, soprattutto negli ultimi anni, c’è un rinnovato interesse verso l’autodifesa?

La risposta è semplice e a tratti malinconica, perché va a toccare un aspetto della nostra società con cui tristemente molte persone devono convivere. Basta ascoltare le notizie ai telegiornali per rendersene conto: le aggressioni, specialmente quelle ai danni delle donne, sembrano essere in costante aumento.

Sono 11.000 i casi di aggressione accertati dall’Inail dal 2015 al 2019 in Italia, con il 72,4% dei casi riguardanti donne. Le aggressioni hanno un andamento stabile con una media di oltre 2000 all’anno. Non c’è da stupirsi quindi, che di fronte alla paura di un’eventuale aggressione o forse solo per garantirsi un po’ di sicurezza molte donne, ma non solo, vogliano imparare a difendersi.

In una società in cui purtroppo si deve ancora fare i conti con la violenza e la discriminazione, a volte anche avere una base di conoscenze e abilità sul come difendersi da eventuali pericoli, può fare la differenza, a volte, anche tra la vita e la morte.

Il combattimento non è tutto: l’aspetto psicologico

I corsi di autodifesa oltre a migliorare la prestanza fisica con l’allenamento, preparano i partecipanti a delle situazioni di aggressioni reali,  non poco realistiche come spesso accade in altri tipi di arti marziali con un approccio più teorico.

Molti penseranno di conseguenza che un corso di difesa si concentri soprattutto sul combattimento e sull’insegnamento di tecniche e, nonostante questo sia in parte vero, c’è molto di più. La forza non è l’unica cosa che permette di salvarsi da un aggressione e spesso si tende a sottovalutare quanto sia importante mantenere la lucidità mentale nelle situazioni di pericolo.

Quando si subisce un’aggressione è inevitabile trovarsi sotto shock, la vista tende a ridursi e a focalizzarsi solamente su ciò che si ha davanti e la paura prende il sopravvento, questo spesso rende le vittime incapacitate a reagire o anche a fare il più semplice dei movimenti. E’ proprio per questo che i corsi di difesa personale si focalizzano anche sull’aspetto psicologico e del comportamento. Attraverso il continuo ripetere tecniche sotto sforzo fisico, i movimenti diventano automatici e con il tempo si impara a mantenere la calma in situazioni di stress.

Questo tipo di allenamento, accompagnato ad un’analisi dei giusti comportamenti da tenere, sapendo riconoscere i potenziali pericoli ed essendo capaci di una veloce reazione, può assicurare la salvezza propria e degli altri. Fortunatamente con la giusta volontà ed esercizio questo obbiettivo non è impossibile da raggiungere. Per molte persone mantenere la calma e lo stress sotto controllo è un problema presente nella vita di tutti i giorni e spesso grazie ad un buon corso di autodifesa anche le persone più ansiose riescono a trovare la grinta e la fermezza necessarie ad fornirgli la sicurezza di cui hanno bisogno.

Fonte immagine: Wikipedia

Non solo uno sport

Detto questo, molti l’avranno già capito, la difesa personale, pur essendo spesso classificata come sport, si distacca molto da qualsiasi altro tipo di attività sportiva. Ma quali sono le principali caratteristiche che differenziano l’autodifesa dagli altri sport?

La fondamentale differenza è che non esistono competizioni. La difesa personale non serve per gareggiare in tornei o dimostrare la propria bravura con degli incontri. Gli sport di combattimento hanno regole per assegnare punti, mosse consentite e altre che determinano le squalifiche o le penalità. Al contrario il miglior approccio per imparare a difendersi non è quello di seguire cecamente  schemi fissi, ma è quello di apprenderli e metterli in pratica o modificarli nel modo più efficace e veloce possibile, perché in ballo spesso non c’è un premio, ma la propria salvezza.

Le cose che si apprendono durante un corso di autodifesa così non rimangono confinate in un ambito sportivo ma diventano uno stile di vita, conoscenze utili a proteggersi e proteggere.

Quando è lecito difendersi?

Ora che il concetto di autodifesa è ben chiaro, bisogna andare a toccare un altro aspetto fondamentale, ovvero quando, secondo la legge italiana, la difesa personale è legittima e quando invece bisogna porre un limite.

L’articolo 52 del Codice Penale recita: “Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”. Quindi la legittimità dell’autodifesa gira principalmente intorno al concetto di proporzionalità tra difesa e offesa. Ognuno ha il diritto di difendersi e specialmente in una situazione di pericolo è difficile trovare il tempo di valutare le conseguenze e la proporzionalità delle proprie azioni.

La vittima spesso si trova, come accennato prima, in uno stato psicologico di tensione e stress, mentre l’aggressore ha il vantaggio della sicurezza e consapevolezza dalla sua parte. Le situazioni che si vengono a creare sono di forte disparità e nella confusione è molto difficile valutare questa proporzionalità. La legge è chiara a riguardo, tuttavia numerosi dibattiti sono ancora aperti a riguardo dato le diverse casistiche che si possono verificare.

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