I Tarocchi: tra esoterismo, storia e arte

Fortune o sciagure, amori o separazioni, vincite o perdite: quante volte abbiamo sentito, nella realtà come nelle opere di finzione, di “cartomanti” che preannunciano uno di questi avvenimenti basandosi sulle carte estratte da un mazzo? Forse la maggior parte di voi, sentendo questo termine, penserà a ciarlatani che, pur di guadagnare qualche moneta in cambio, pretendono di saper rispondere ad ogni nostra domanda. Seppur, indubbiamente, è lecito diffidare di chi avanza certe pretese, non lo è di certo condannare l’intera arte divinatoria: che ci crediate o meno, fin dall’alba dei tempi l’uomo ha tentato di comprendere il volere dell’universo tramite i simboli. E sono proprio i simboli a essere i comuni protagonisti dei diversi metodi divinatori, come rune, carte e oracoli vari. E se c’è uno di questi che conosciamo tutti, anche solo per sentito dire, sono di certo i Tarocchi.

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Cosa sono i Tarocchi?

I Tarocchi sono uno strumento divinatorio composto da 78 carte, che si dividono nelle prime 22 dette “Arcani maggiori” e le restanti 56 dette “Arcani minori” (queste a loro volta divise in 4 semi: Coppe, Bastoni, Denari e Spade). Inizialmente si attribuiva ai Tarocchi il solo scopo di carte da gioco, ma a partire dal 1781 Antoine Court de Gébelin ipotizza, dopo un’approfondita analisi simbolica, che da essi si possa risalire ai mitici Libri di Thot, ovvero manoscritti profetici redatti dallo stesso Dio della sapienza egiziano contenenti diverse rivelazioni e predizioni. Secondo la teoria dell’esoterista francese lo stesso termine “Tarocchi” deriverebbe dalle parole egiziane “Tar” e “Rosh”, a significare “via regale”. Secondo un altro occultista Eliphas Lévi, l’etimologia della parola sarebbe invece da ricercare nel completamento del tetragramma cabalistico formato dalle parole “Rota” (ovvero ruota/ciclo), “Tora” (ovvero Torah), e infine Taro (ovvero tarocchi). È Lévi infatti ad attribuire ad essi, più che un’origine Egizia, una Ebraica: sono diverse le teorie che oggi collegano queste carte, in particolare gli arcani maggiori, alle Sephirot e alla Cabala ebraica.

Quanti tipi di tarocchi esistono?

In commercio possiamo trovare davvero un numero enorme di mazzi diversi: questo perché moltissimi artisti, più o meno recenti, si sono cimentati nel rappresentare i Tarocchi.

Uno dei mazzi più famosi è sicuramente quello realizzato dall’artista Pamela Colman Smith all’inizio del XX secolo, sotto la richiesta dell’occultista A. E. Waite, il primo mazzo moderno a rappresentare con immagini particolarmente dettagliate le varie carte.

Altri mazzi molto diffusi, in particolar modo tra i cartomanti che preferiscono quelli tradizionali, sono i Tarocchi dei visconti Sforza, realizzati nel XV secolo, che oltre ad essere importantissimi in ambito divinatorio sono fondamentali anche per il loro interesse storico, artistico e socio-culturale. Da questi deriva probabilmente anche un altro mazzo molto conosciuto: quello dei Tarocchi Marsigliesi.

Sulla base della teoria di de Gébelin sono stati realizzati molti mazzi di tarocchi che mettono in luce la loro presunta origine dalla terra del Nilo.

Negli anni ‘40 poi queste carte vengono ripresi da molti artisti surrealisti, come a significare un avvicinamento allo spirito umano. Tra questi Victor Brauner, che crea un suo autoritratto nei panni de “Il Bagatto”, il primo arcano maggiore, ma anche Salvator Dalì crea il suo mazzo, non senza mettere spesso volti a lui noti come personaggi delle varie carte.

Oggi, con la sempre crescente attenzione di curiosi o esperti al settore esoterico, moltissimi artisti, più o meno conosciuti, si cimentano nell’arte di creare il loro mazzo, illustrando e al tempo stesso lasciando in esse una parte di loro, una parte del viaggio che, anche se “solo” tramite l’arte, stanno affrontando man mano che completano le carte.

Ma le rappresentazioni non si limitano alla sola carta: nel 1998 viene inaugurato il “Giardino dei Tarocchi” in Toscana, un parco artistico realizzato da Niki de Saint Phalle dove le statue sono ispirate agli Arcani maggiori.

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Tarocchi Rider-Waite

Come posso leggere i tarocchi?

Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, lo studio dietro un buon cartomante è molto di più di quello che ci si aspetta, e non è mai completo per definizione. Ognuna delle 78 carte, soprattutto quelle degli arcani maggiori, ha una lunga serie di simbolismi e significati nascosti, e bisogna non solo conoscerli bene, ma anche capire in che modo ognuno di essi si relaziona con le altre carte: i Tarocchi non sbagliano mai, ma siamo noi a non comprendere quello che vogliono davvero dirci, e possiamo fare ciò solo conoscendo profondamente ogni carta. Un’altra cosa fondamentale è il sesto senso: a volte non dobbiamo capire il “corretto” significato delle carte, piuttosto capire cosa significano per noi. La differenza tra conoscenza e sesto senso è davvero sottile, ma nessuna delle due può essere sufficiente senza l’altra, e solo l’esperienza può farci riconoscere a quale bisogna affidarsi in quel momento.

Mentre la seconda è una predisposizione naturale, per il primo obbiettivo ci sono diversi testi che possono aiutarci a intraprendere una conoscenza profonda.

Un autore indubbiamente autorevole è l’esoterista Oscar Wirth, che vede nei Tarocchi delle immagini che, tramite il loro simbolismo, esprimono una filosofia, i passi che portano l’uomo da uno stato in cui ha le potenzialità ma non le conoscenze (I- Il Bagatto) ad uno in cui riesce ad avere una visione più che completa del mondo che lo circonda (XXI- Il Mondo).

Altro Autore importante è Alejandro Jodorowsky, per cui queste carte assumono un fondamentale valore interiore diventando uno specchio dell’anima, e aiutandoci quindi a conoscere meglio soprattutto noi stessi. Anche la Scrittrice italiana Laura Tuan ha recentemente pubblicato diversi libri che possono indurre ad un’ottima conoscenza sull’argomento.

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Cosa vuol dire leggere i tarocchi ai giorni nostri?

Una cosa che dobbiamo certamente tenere a mente è che i Tarocchi non cercano di svelare in modo ineluttabile il nostro futuro: quello dipende solo e soltanto da noi, dal nostro modo di agire e di pensare, oltre che dalle situazioni circostanti. Per questo oggi non dovremo leggere i Tarocchi (ma in realtà ogni altro strumento di divinazione) come una sentenza immutabile, piuttosto come occasione per riflettere, fare il punto delle situazioni in cui siamo catapultatati, farci consigliare da “qualcuno” che ne sa più di noi o, per chi non riesce proprio a trovare un fondo di verità, dal “caso” stesso.

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