Catalina Curceanu incontra gli studenti del “Pertini”

Catalina Oana Curceanu – attualmente primo ricercatore dei LNF dell’INFN (Laboratori Nazionali di Frascati – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) – ha tenuto, nell’Aula Magna del Liceo Pertini, una lectio sulla fisica moderna. In particolare, la dott.ssa ha affrontato il tema dell’antimateria e la sua applicazione in ambito medico. Laureata in Fisica con specializzazione in Fisica Nucleare e delle Particelle Elementari, avendo alle spalle una lunga esperienza in campo lavorativo e, soprattutto, divulgativo, Catalina si è resa disponibile per essere intervista da quattro redattori presenti alla lezione. Dal dialogo con gli studenti emerge il profondo senso di umanità proprio della ricercatrice, che, nella profonda semplicità delle proprie risposte e nell’emozione generale del momento, mostra l’unicità tipica solo di chi esercita la propria professione con passione e sincerità.

[Si riporta di seguito la trascrizione dell’intervista]  

Christian Maggitti: Quando è nata la passione per il suo lavoro e chi è stata la sua principale fonte di ispirazione, anche quando era giovane?

Dott.ssa Curceanu: Allora, la mia passione è nata quando ero bambina, all’età di circa dieci anni, perché guardavo le stelle. Avendo una nonna che abitava in un casa fuori dalla città, avevo la fortuna di vedere bene le stelle. Le guardavo, camminavo con mio papà e continuavo a chiedergli: “Ma quanto sono lontane?” E lui mi diceva: “100 anni luce, 10 anni luce”. Io ero sbalordita e mi chiedevo: “Ma come si fa? Come si fa a sapere?” Da lì è iniziato il mio interesse per le stelle: quanto sono lontane, come sono fatte, come brillano. Ho iniziato a leggere tutto quello che potevo sulla scienza; mi portavo a casa libri leggibili e illeggibili – perché ero troppo piccola. Da allora non ho mai smesso. Sono rimasta così: in qualche modo ho ancora quei dieci anni.

Niccolò Nizza: Ha lavorato presso il CERN, conducendo esperimenti con LEAR (Low Energy Anti-proton Ring), poi sostituito nel 1996 dal LIER (Low Energy Ion Ring). Cosa vuol dire lavorare con un acceleratore di particelle e quali sono gli orizzonti che possono essere raggiunti grazie a questo macchinario tanto affascinante da essere considerato, nell’immaginario collettivo, qualcosa di fantascientifico?

Dott.ssa Curceanu: Hai fatto bene a fare questa domanda, perché spesso le persone “non addette ai lavori” confondono l’acceleratore con il reattore. Non tutti sanno cosa faccia un acceleratore ed io, effettivamente, ho iniziato a lavorare su questo strumento al CERN. Devo dire che a quei tempi non sapevo nulla di come funzionasse un acceleratore: mi ero appena laureata ed ero piombata al CERN nell’ambito di un bellissimo esperimento – chiamato OBELIX – che cercava materia “strana ed esotica”. Dopodiché, ho proseguito con altri esperimenti quali quelli all’acceleratore DAFNE a Frascati e acceleratori in Giappone. Sono strumenti per la scoperta. L’acceleratore di particelle è una specie di microscopio del mondo invisibile ed è una delle poche opportunità che abbiamo – non l’unica, perché, se si è fortunati, ci sono anche i raggi cosmici –  per esplorare l’ignoto, esplorarlo in maniera fantastica e meravigliosa: andare a caccia di particelle, di nuove leggi dell’Universo oppure capire meglio ciò che non si è capito perché è questo il sogno, ossia andare a trovare qualcosa di nuovo. Il sogno di un fisico non è di confermare quello che sa, ma di mettere in crisi quello che sa; sarebbe il sogno di tutti, anche il mio.

Ambra Ricci: Nell’immaginario collettivo, si pensa che gli acceleratori di particelle siano appannaggio solo dei fisici, ma un progetto è frutto del lavoro di un team di esperti in diversi settori. Che importanza riveste il ruolo dell’ingegnere nella risoluzione dei problemi tecnici delle apparecchiature?

Dott.ssa Curceanu: È di un’importanza fondamentale. Nel mio gruppo, infatti, abbiamo un ingegnere elettronico, senza il quale penso che non sarei qui, ma impigliata tra i cavi nel laboratorio. La collaborazione con ingegneri di varia natura, quindi, è fondamentale per un fisico. Quando si dice “ricercatore”, nei fatti, non si intende solo il fisico, perché è riferito alla mente: avere nella squadra una percentuale alta non solo di fisici, ma di ingegneri e tecnici è importantissimo. Poi, a proposito degli acceleratori, nel mondo ne esistono decine di migliaia: una manciata è usata per la ricerca in fisica, l’altra parte per l’industria, l’arte, la farmacologia, etc. Ciò è già un’espressione del fatto che come strumenti – riferendoci solo agli acceleratori – sono ormai ubiqui, sparsi in tutto il mondo e provengono dai nostri laboratori e, dunque, dal lavoro di squadra tra fisici ed ingegneri. 

La dott.ssa Curceanu durante la conferenza in Aula Magna

Simone Panosetti: Che rapporto ha con la divulgazione scientifica?

Dott.ssa Curceanu: Io l’adoro tantissimo. Mi piace tantissimo parlare di quello che faccio alle persone che sono interessate, ma anche a quelle che non lo sono, anzi soprattutto a queste, perché mi piace andare a spiegare che la scienza riguarda tutti. Ed è davvero una cosa che ci riguarda tutti: capire un po’ di più l’Universo, non tanto degli oggetti che sfruttano la quantistica e la relatività come i telefonini di tutti noi – che pure è bello –, ma avere un’immagine del nostro Universo che ci arricchisce ed è un fattore che ci arricchisce come umani. Questa è la mia ferma impressione: vivo convinta che sapere un po’ di scienza  apra a tutti degli Universi, degli orizzonti che permettono di vivere meglio, vedere meglio: capire dove siamo arrivati come umanità, qual è la potenzialità di tutti noi, come comunità e non come individui ci aiuterebbe a vivere meglio tutti insieme, risolvendo magari anche le crisi attuali. Se si guardasse l’Universo e si capisse il proprio ruolo, quanto poco si conosce, quanto è meraviglioso ciò che si conosce e quanto c’è ancora da scoprire, forse la divulgazione sarebbe più capillare, aiuterebbe in questo contesto. Io mi illudo, ma sono convinta che conoscere un po’ più di scienza e della nostra incredibile capacità – che ha come unico motore la curiosità – è una cosa che aiuterebbe tutti.

Christian Maggitti: Che consiglio darebbe a chiunque volesse entrare a far parte di questo mondo, nel campo scientifico in generale?

Dott.ssa Curceanu: Consiglio di non scoraggiarsi, di percorrere la propria strada senza lasciarsi in primis influenzare da genitori, amici, compagni, di non lasciarsi condizionare, soprattutto in negativo, né limitare  dalle difficoltà tecniche della matematica, ad esempio. Cosa vuoi che sia la matematica per uno che ha un obiettivo così ben posto? Non può essere un fattore che impedisce e, quindi, non bisogna mai lasciarsi scoraggiare da nessuno. Anche se ci sono carenze in qualche ambito, non importa: le carenze di recuperano! Andare per la propria strada e lasciarsi ispirare dalle bellezze dell’Universo, andare avanti, chiedere aiuto a chi si pensa possa aiutare – io mi offro volentieri, nel mio piccolo –, rapportarsi con le persone che fanno star bene sempre e a prescindere. Interagire con le persone che potenziano le nostre capacità. Non ascoltare i negativi, ma i positivi. Andare avanti contro qualunque eventuale previsione nefasta  ed evitare, soprattutto, impedimenti auto-generati.  

Niccolò Nizza: È stata a stretto contatto con progetti come SIDDARTHA –  di cui è stata responsabile –  SIDDARTHA 2 e AMADEUS – di cui è stata spokeperson, portavoce. Ce ne può parlare? Cosa hanno dato e cosa potranno dare alla fisica moderna?

Dott.ssa Curceanu: Prima di tutto, una delle cose di cui vado più fiera sono i dottorandi che ho avuto,ovvero della formazione di persone con una mente aperta e delle capacità incredibili, tecniche e mentali. L’obiettivo, però, è ovviamente scientifico: studiare meglio alcune caratteristiche dell’interazione nucleare forte tra i quarks, che coinvolgono il “quark strano”. Ed è interessante, perché è un’interazione ancora poco conosciuta: manca la teoria dietro e la teoria ha bisogno di fatti sperimentali, come quelli che stiamo misurando noi nell’ambito degli esperimenti che hai citato. Questo potrebbe avere anche un impatto sulla mia conoscenza delle beneamate stelle – tali da quando avevo dieci anni -, non su tutte ma su quelle di neutroni, che sono al confine, come densità, con i buchi neri: sono gli oggetti che ci porterebbero a capire anche la relazione fra la gravità e il resto della materia. Questa è parte degli esperimenti; l’altra parte la svolgiamo al Gran Sasso, dove studiamo eventuali rotture, eventuali violazioni della meccanica quantistica – e questo è davvero da matti, ma ci si diverte moltissimo. 

Niccolò Nizza: Ha menzionato la “stranezza” nella sua risposta: cos’è?

Dott.ssa Curceanu: Allora, ci sono due tipi di stranezza: uno riguarda il senso letterale, l’altro quello figurato. In fisica, quando fu osservato nei raggi cosmici un decadimento particolare e, quindi, le caratteristiche erano molto strane rispetto a quello che fino ad allora si conosceva, queste particelle furono chiamate “particelle strane”, proprio perché non rassomigliavano in nulla di quelle di prima. Il nome è rimasto e da qui è nato il concetto di stranezza in fisica.

La dott.ssa Curceanu e gli studenti intervistatori (da sinistra verso destra Christian Maggitti, Ambra Ricci, Niccolò Nizza e Simone Panosetti)

Ambra Ricci: Attualmente sta lavorando a qualche progetto? Di cosa tratta e cos’ha in serbo per il futuro?    

Dott.ssa Curceanu: Sto lavorando ad un progetto in collaborazione con dei colleghi polacchi, ma è solo uno dei tanti. Il mio gruppo collabora con persone che vengono da moltissimi Paesi, tra cui l’ Austria – Vienna in particolare – la Romania, il Giappone; recentemente, abbiamo avuto collaboratori dalla Croazia, dalla Germania, dagli USA – dove dovrei andare tra una settimana. Si collabora, quindi, con tutto il mondo: la ricerca, infatti, esula da nazionalismi, colori, religioni. E’ un mondo a sé. Da questo punto di vista, siamo molto uniti tra noi, abbiamo un linguaggio comune – la fisica, la matematica, le leggi della natura. Per quanto possiamo litigare tra noi – in amicizia, è chiaro –, la scienza unisce veramente. Al momento, sto lavorando anche ad un progetto relativo alla violazione della meccanica quantistica, come la conosciamo, che avrebbe un impatto sul modella della coscienza. È un progetto che occupa la minima parte del mio tempo, ma è, se vogliamo, il più strano. Abbiamo di recente pubblicato un articolo, che creerà probabilmente molto scalpore. Altri sono relativi alla tomografia con emissione di positroni a Cracovia e il continuo di Siddharta sul Gran Sasso.

Simone Panosetti: In una lettera ad Hooke, Newton scrive: “Se ho visto lontano, è perché ero seduto sulle spalle dei giganti”. Chi sono per lei, nella scienza, questi giganti?

Dott.ssa Curceanu: Sono sicuramente tutti quelli che ci hanno preceduto. È inutile nasconderlo: Einstein è un tale gigante che sembra un extraterrestre piombato sulla Terra per mandare avanti l’umanità, idem per Newton, Galileo, Giordano Bruno, che disse delle cose che sembrano ancora incredibili. I giganti, però, sono anche coloro che non vengono ricordati, come i tecnici, che lavorano in laboratorio e ti aiutano a costruire i tuoi sogni; gigante è chi giorno, dopo giorno, passa il tempo a costruire le avventure che poi viviamo tutti. I giganti, quindi, non sono necessariamente persone che hanno un nome e un cognome, ma anche tutti quelli che aiutano a realizzare i sogni e a trasformarli in realtà concrete, che contribuiscono alle scoperte. Pensate al bosone di Higgs: Higgs è un gigante che resterà nella storia, ma lui stesso era seduto in una piramide, in cui, man mano che ti alzi di un livello, vedi sempre altri giganti  e, man mano che scendi, trovi una marea di sconosciuti, che non rimarranno nella storia, ma la storia si basa su di loro.

Niccolò Nizza: Feynman disse: “Penso di poter affermare che nessuno capisce la meccanica quantistica”. Qual è, allora, secondo lei, l’ approccio ideale per studiare la meccanica quantistica? 

Dott.ssa Curceanu: Non esiste. E per questo litighiamo, perché non esiste un approccio giusto. L’unico consiglio, certo, è avere la mente aperta, non solo nella fisica quantistica, sempre a prescindere. Mentre tutti concordiamo sull’equazione di Schörodinger, nessuno capisce perché funziona: quando vai ad interpretare e a chiederti come e perché, allora puoi arrivare a discutere, ma sempre in piena amicizia. Sull’incredibile funzionalità ed efficacia della quantistica, però, non ci sono dubbi. È così, il perché non lo sappiamo. 

Ambra Ricci: Ci potrebbe spiegare come mai il nostro Universo è composto esclusivamente da materia, quando voi stessi lavorate con l’antimateria? Dov’è finita l’antimateria che serve a pareggiare i conti?

Dott.ssa Curceanu: Questa è una delle domande più misteriose della fisica, per cui non disponiamo di risposte. Per ora conosciamo solo la punta dell’iceberg: un’asimmetria tra materia e antimateria. Si potrebbe arrivare in futuro a trovare quantitativamente le differenze giuste da questa punta, laddove saremo in grado di misurare neutrini; altrimenti, dovremmo indagare su possibili eventuali Universi separati ed ipotesi ancora più fantasiose.

La dott.ssa Curceanu durante l’intervista

Christian Maggitti: Ha mai pensato di abbandonare la sua passione,   magari per un basso voto scolastico? Se sì, qual è stata la forza che l’ha fatta andare avanti?

Dott.ssa Curceanu: Sinceramente, non mi è mai successo. Io, non per vantarmi, ho sempre terrminato gli studi in anticipo. Sono molto ambiziosa e molto studiosa, perché l’ambizione senza l’appoggio dello studio è vanità. Ho visto persone a cui, però, è successo: un ragazzo che ora si sta diplomando con me, per la poca fiducia in sé stesso, aveva deciso di fare il pasticcere e ha iniziato con la scuola professionale, che lo portò ad essere un ottimo pasticcere. A vent’anni, scattò in lui quella grinta, quel meccanismo, che gli fece dire: “Io voglio fare fisica”. Attualmente, si sta laureando in fisica, avendo ripetuto per ben 44 volte lo stesso esame, che non riusciva a superare, proprio perché gli mancavano gli strumenti giusti. Immaginate cosa significhi fare più di 40 volte lo stesso esame. La grinta, quindi, è la forza di non abbattersi di fronte alle difficoltà: l’obiettivo da porsi non è superare un esame, ma chiedersi cosa si vuole essere da qui a dieci anni. Se ti poni questo come obiettivo, nulla ti può abbattere. Non un cattivo voto, non una rottura sentimentale, nulla di questo può scalfire la tua fiducia in te stesso, laddove hai un obiettivo grande abbastanza e commisurato a quello che pensi siano i tuoi sogni, le tue forze e i tuoi desideri più intimi. 

Simone Panosetti: Il suo libro si conclude con una poesia di Feynman:

“Fuori dalla culla
sulla Terra asciutta
eccolo
in piedi:
atomi con la coscienza
materia con la curiosità.
In piedi davanti al mare
meravigliato della propria meraviglia: io
un universo di atomi
un atomo nell’universo”

Coscienza, curiosità e meraviglia sono veramente tra le parole chiave della scienza?

Dott.ssa Curceanu: Sicuramente. Coscienza, perché è un mistero, forse il mistero più grande che non osiamo ancora affrontare, ma è quello che ci spinge e ci fa essere quello che siamo. Meraviglia, perché, se apri veramente gli occhi e ti guardi intorno, anche le cose più banali suscitano meraviglia per chi riesce ancora a stupirsi e questo stupore è un motore molto potente. Feynman è l’esempio più eclatante: lui che andava a scassinare casseforti, lui che è andato a suonare il bongo. La curiosità intesa non solo rispetto alla fisica, ma rispetto a tutto: un fisico è curioso di tutto, sempre e ovunque. La curiosità è vorace. Tra l’altro, questa poesia è solo la parte finale di un componimento più lungo, Il valore della scienza, che vi consiglio di leggere! 

Concludo, ringraziandovi per le belle domande, che circoscrivono i miei interessi e le mie aspirazioni. Per quanto riguarda la scuola, vi dico che so ciò che avete passato: sono stati due anni difficili, soprattutto per voi che non avete ancora gli scudi per difendervi. Questo mi impressiona, perché capisco che è stato veramente difficile per voi, perciò vi auguro davvero di trovare la forza e grinta per andare avanti e non lasciare traccia di tutto questo, ve lo auguro con il cuore. Ai lettori, infine, dico questo: create un mondo migliore.

Un commento su “Catalina Curceanu incontra gli studenti del “Pertini””

  1. Carlo Guaraldo ha scritto:

    Lavoro con Catalina da trent’anni e sono orgoglioso di averle dato io l’opportunita’ di venire in Italia a Frascati. Da collega e gia’ mentore posso dire che Catalina Curceanu ha delle qualita’ eccezionali come scienziata,manager e divulgatrice ,uniche tra i tantisimi scirnziati che ho conosciuto.
    Sono rimasto molto colpito dalle domande dei giovani studenti nell’intervista.Domande che rivelavano non solo un background di curiosita’, la qualita’ principale di un ricercatore secondo Catalina,ma anche capacita’ deduttive e di apprendimento di concetti ancora lontani dai loro studi.
    Molti complimenti per la bella iniziativa!

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