Edith Bruck a Ladispoli per presentare “Sono Francesco”

“Con grande emozione, la nostra libreria accoglie la poetessa, regista e testimone vivente della Shoah Edith Bruck”. È davvero emozionata Irene Donini, di “Scritti e Manoscritti”, durante la sua breve introduzione a un incontro coinvolgente. La voce narrante di questo evento, ben accolto da un pubblico numeroso e pieno di trepidazione, è una signora vivace e desiderosa di esprimere agli altri la sua esperienza.

“Ero solo una bambina – racconta Edith Bruck, intervistata dallo scrittore e giornalista Eugenio Murrali – quanto cominciai a nutrire dell’interesse per l’arte della poesia. Le mie treccine bionde mi precedevano, e ricordo che, quando rivelai a mia madre questo mio sogno di diventare poetessa, lei mi rispose: ‘Se vuoi morire di fame, fa’ pure’. Purtroppo non avevamo tanti soldi, ma nonostante ciò ringrazio la mia famiglia per i valori e l’amore che mi ha trasmesso”.

Edith Bruck ed Eugenio Murrali

Edith Bruck nacque in un piccolo paese ungherese, l’ultima dei sette figli di una povera famiglia ebraica. “Nascere per caso, nascere donna, nascere povera, nascere ebrea è troppo in una sola vita“, commenta la poetessa quando inizia a farci percorrere il sentiero della sua esperienza durante il disastroso genocidio degli Ebrei.

“Noi Ebrei costituivamo una minoranza e, verso la metà degli anni Quaranta, la presenza del fascismo era diventata troppo oppressiva. Come ho fatto ad andare avanti? Io la speranza non l’ho mai persa, ho sempre saputo che anche nei momenti più bui della mia vita potevo contare su una luce. Mi ricordo che in questo periodo non si poteva comprare neanche il pane: era tutto troppo costoso, noi eravamo 7 figli, ci accontentavamo di poco ma ciò non sempre era sufficiente. Una volta una nostra vicina di casa venne a trovarci e regalò a mia madre un sacco di farina, che noi impiegammo in alcune pagnotte di pane. La mattina seguente le pagnotte erano pronte. Presto i fascisti ci cacciarono via da casa nostra e ci portarono ad Auschwitz. Non voglio dilungarmi troppo nel raccontare quello che è stato uno dei disastri più grandi dell’umanità. Vorrei invece soffermarmi su un avvenimento molto singolare e davvero significativo per me: arrivati ad Auschwitz, fummo scortati da alcuni nazisti accompagnati da feroci cani lupo. Ero una bambina di 10 anni e tutto ciò mi terrorizzava. Quel luogo era agghiacciante. Presto ci ritrovammo dinanzi a un bivio e ci ordinarono di andare a sinistra. Ero molto spaventata e facevo attenzione a rimanere vicino alla mia mamma, quando un selezionatore mi sussurrò di andare a destra. A quel tempo non sapevo che a sinistra c’erano le camere a gas e a destra il lavoro forzato, la possibilità di sopravvivere. Fu proprio questa la mia luce”.

Un momento della presentazione in cui Edith racconta l’incontro con il Papa

A questo punto della presentazione, con grande emozione del pubblico, Edith Bruck parla del suo libro recentemente uscito, Sono Francesco, in cui la scrittrice descrive, in modo molto coinvolgente, il suo straordinario incontro con il Papa: “Ero emozionatissima: ero venuta a sapere che il Papa aveva apprezzato i libri che avevo scritto e che voleva conoscermi. Prima che arrivasse il Papa, venne a farmi visita il giornalista Andrea Monda per spiegarmi come si sarebbe svolto l’incontro. Mi disse che all’inizio dovevamo stare tutti in piedi e che sarei dovuta essere io ad accogliere il Papa invitandolo a entrare. Arrivò il tanto atteso momento e io andai ad aprire la porta, in lontananza vidi questa grande e maestosa figura vestita di bianco ‘Lo zucchero filato’ esclamai. Appena mi raggiunse lo abbracciai e scoppiai in lacrime. Lui era gentilissimo, mi prese gentilmente la mano e con fare paterno mi rassicurò, spezzando la tensione del momento, dicendomi: Non si preoccupi e respiri profondamente per favore‘. Parlammo per un paio di ore, questo è stato un avvenimento davvero importante per me, quindi non potevo non scriverne”.

Edith rivela inoltre che un soffocante senso di colpa l’ha afflitta dopo l’incontro con il Papa: “Mi sentivo tremendamente in colpa dopo l’incontro, perché mi perseguitava una domanda: come potevo voler bene a un Papa, nonostante i molteplici disastri causati dalla chiesa? Solo che questo era un incontro molto particolare, puro e privo di secondi fini. Un incontro genuino tra due esseri umani, non so come spiegarlo, ma dietro quell’abbraccio che ci siamo scambiati c’era moto di più. Ci siamo trovati molto bene, e dopo quell’incontro ce n’è stato un altro: sono stata io ad andarlo a trovare a Santa Marta il 27 gennaio”.

l’intervento di Michela Meschini

Emerge anche un altro elemento fondamentale per comprendere il modo di scrivere di Edith Bruck. Lo spiega nel suo intervento Michela Meschini, amica e collega della Bruck: “Ho avuto l’opportunità di poter lavorare con Edith e posso affermare che la memoria è una componente essenziale per la sua scrittura. La memoria per Edith non è solo ricordare ripercorrendo il passato, ma è prendere il ricordo e studiarlo interrogandosi su esso. La sua è una scrittura piena di domande, che hanno lo scopo di far riflettere il lettore. Questo trasforma la memoria nella speranza che la gente impari dai propri errori. La lettura dei libri di Edith ha lo scopo di far scaturire qualcosa di vero nel lettore. Viene in mente la Spes di Andrea Pisano, che raffigura una figura femminile seduta (la Speranza) che si protende a cogliere un frutto. E la speranza di Edith è proprio così: un’entità latente, seduta sul passato, utilizzandolo per proiettarsi verso un futuro migliore”.

La Spes di Andrea Pisano

L’incontro si conclude con un auspicio e un consiglio che Edith ha rivolto ai giovanissimi: “I ragazzi sono il nostro futuro ed è nostro compito educarli, fin da piccoli, a rispettare il prossimo senza distinzioni linguistiche o culturali. Dobbiamo insegnare loro che tutto ciò che succede nel mondo riguarda tutti noi, perché niente è troppo lontano: tutto è connesso. Non metto in dubbio che sia difficile anche per i loro educatori approcciarsi con loro su questi temi così delicati, ma è importante preservare e tramandare la memoria per non ricommettere gli stessi orrori. Bisogna parlare della crudeltà dell’uomo che, per affermare la propria supremazia, uccide i suoi simili commettendo crimini imperdonabili e generando situazioni atroci in cui alcuni esseri umani sono costretti a vivere. Non bisogna spaventare i ragazzi, ma informarli: munirli di notizie, renderli partecipi della realtà in cui vivono. È importate stare attenti a queste cose prima che sia troppo tardi, perché il fanciullo apprende e si corregge, ma l’uomo adulto no”.

4 commenti su “Edith Bruck a Ladispoli per presentare “Sono Francesco””

  1. Stefano ha scritto:

    Ben fatto, lavoro lodevole e curato.

  2. Vincenzo ha scritto:

    Complimenti, lavoro serio e miticoloso.

  3. Spitaleri nunziato ha scritto:

    e descritto molto bene molto emozionante lincontro con il papa complimenti

    1. Simone ha scritto:

      Bel lavoro !!

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