La giornata della Memoria. Per non dimenticare

“L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria”. Primo Levi.

Primo Levi, scrittore italiano, è uno dei sopravvissuti all’Olocausto, ovvero il genocidio di tutte le categorie di persone ritenute dai nazisti “indesiderabili” o “inferiori” per motivi politici o razziali
Le vittime furono gli ebrei, le popolazioni slave delle regioni occupate nell’Europa orientale e nei Balcani, neri europei e anche i prigionieri di guerra sovietici, oppositori politici, massoni, minoranze etniche come rom, sinti e jenisch, gruppi religiosi come testimoni di Geova e pentecostali, omosessuali e portatori di handicap mentali e/o fisici.

L’odio verso gli ebrei diventò più evidente nel 1918, dopo la sconfitta della Germania nella seconda guerra mondiale. La Germania nazista incolpò gli ebrei dell’accaduto.
In breve tempo, il governo tedesco emanò la prima legge raziale contro gli ebrei, la ‘Norimberga’ che li privava della cittadinanza tedesca.
Successivamente altre leggi furono emanate in tutta Europa: impedivano agli ebrei di possedere un’attività propria, di frequentare le università e le scuole pubbliche. Gli ebrei inoltre erano costretti a indossare una stella sui vestiti. Nel 1941 in Germania, i tedeschi iniziarono a deportarli: furono arrestati, picchiati e trasportati, inconsapevoli della destinazione, nei campi di concentramento.
Presto le deportazioni e la costruzione dei campi di concentramento iniziarono in molti paesi europei: a Bolzano erano situati alcuni campi di raccolta, dai quali poi i prigionieri venivano deportati nei campi di concentramento o nei campi di sterminio in Polonia.


All’interno dei campi le persone venivano torturate: erano costantemente picchiate, costrette a lavori forzati, sottoposte a sperimenti da parte degli scienziati, erano nutrite costrette a soffrire la fame e a dormire in luoghi angusti, freddi e sovraffollati.
Quando arrivavano nei campi erano costretti a indossare una divisa a righe bianca e nera. Sia agli uomini che alle donne venivano rasati i capelli a zero ed erano obbligati a farsi tatuare un numero sul polso.

Successivamente venivano fatte delle selezioni tra i prigionieri: alcuni venivano reclutati per i lavori e altri erano condannati alle camere a gas, molti altri venivano uccisi ancor prima di arrivare ai campi.
Le camere a gas furono installate nel 1942 all’interno dei lager, quando si iniziò uno sterminio sistematico dei prigionieri, utilizzando il gas prodotto dai motori diesel. Molti furono sterminati utilizzando le “docce” a gas.
Furono utilizzate soprattutto nel 1944, perché le armate rosse sovietiche iniziarono l’operazione ‘Vistola-Oder’, l’offensiva per conquistare la Germania. Durante quell’anno i nazisti cominciarono lo smantellamento dei lager e tentarono di uccidere il maggior numero di prigionieri.
Le armate rosse, che avevano avuto notizie da prigionieri fuggiti prima dell’inizio dell’operazione, decisero di avvicinarsi nell’estate del 1944 ad alcuni campi di sterminio in Polonia e decisero di liberare i prigionieri sopravvissuti.
Nel primi mesi del 1945 furono liberati molti dei campi ancora esistenti e i sovietici trovarono migliaia di oggetti appartenenti alla vittime. Durante l’aprile di quello stesso anno intervennero le armate americane che liberarono altri campi di concentramento e, successivamente, intervennero anche le armate britanniche. Le vittime accertate superano i 15 milioni di persone, tra cui 6 milioni di ebrei.

Il 27 gennaio del 1945 le armate sovietiche liberarono Auschwitz, il più grande campo di concentramento e sterminio esistito, in Polonia.
Nel 2005 le Nazioni Unite decisero di istituire la Giornata della Memoria proprio in questa data.
Alla fine del 1945 cominciò il ‘Processo di Norimberga’, che condannò al carcere 30 capi nazisti per i crimini commessi in guerra e per lo sterminio nei campi di concentramento.
Circa 50 nazisti riuscirono a fuggire.

‘Soltanto in apparenza sopravvivono i sopravvissuti’, dice Piero Terracini, un ebreo romano sopravvissuto all’Olocausto, nel libro Commerciante di bottoni, di Erika Silvestri.

 Altre testimonianze, come quella di Anna Frank, una ragazza ebreo tedesca che scrisse un diario nel periodo in cui si nascondeva dai nazisti insieme alla sua famiglia, o Edith Bruck, una signora ungherese che, dopo la liberazione dei campi, si è trasferita in Italia e ha raccontato la sua esperienza nei libri che ha scritto, hanno permesso di ricostruire la verità.

Cover: Image by Ron Porter from Pixabay

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