Molto è stato detto riguardo la gang di giovani, molti sono stati i fatti di cronaca a riguardo negli ultimi tempi. Noi giovani abbiamo sempre cercato di trovare il motivo che spinge i ragazzi a comportarsi in questa maniera, cercando di trovare soluzioni più o meno accettabili dal nostro punto di vista di adolescenti, vivendo anche noi a volte delle situazioni difficili e dovendoci confrontare con un mondo che chiede sempre il massimo da noi. Proprio per tutto questo ho chiesto a una professionista, la Dottoressa Martina Carbone, psicologa e psicoterapeuta, ciò che può nascondersi dietro un atteggiamento da bullo.
- Dottoressa, le è mai capitato un caso di ragazzi che bullizzavano gli altri?
Purtroppo sì, è un fenomeno molto frequente. Purtroppo le statistiche più recenti ci riportano che nel mondo 1 studente su 3, tra i 13 e i 15 anni, ha vissuto esperienze di bullismo. Nel mondo 246 milioni di bambini e adolescenti subiscono ogni anno qualche forma di violenza a scuola o episodi di bullismo.
- Chi è il bullo?
Il bullo è un singolo individuo che agisce direttamente o indirettamente, attraverso la prevaricazione fisica o psicologica, nei confronti di una persona ritenuta più debole (la vittima).
- Che ruolo ha la famiglia?
La famiglia ha un ruolo centrale, può e deve intervenire con una psicoeducazione al “diverso”, dove per diversità si intendono molte cose: disabilità, aspetto fisico, orientamento sessuale, ecc. E’ importante che la famiglia consideri la diversità come una ricchezza e che educhi all’accettazione, alla consapevolezza dell’altro, al senso della comunità.
- Cosa spinge i bulli a formare delle gang?
La baby gang è il passo successivo al bullismo, risulta simile alla criminalità organizzata: hanno una struttura gerarchica definita con delle regole di condotta. C’è una buona coesione tra i membri che tendono ad avere e pretendere un controllo sul territorio e un riconoscimento in uno status sociale da parte degli altri: coetanei e adulti compresi. Sono spesso ragazzi annoiati,
rabbiosi, provenienti da contesti familiari problematici o da genitori iperprotettivi e accondiscendenti. Purtroppo oggi l’uso della violenza è diventato “normale”, molti giovani ricorrono alla violenza con una sempre più bassa percezione di ciò che è illecito. Questo a causa sicuramente anche di modelli aggressivi che vengono trasmessi tramite media, social e modelli criminali adulti.
- Quali sono gli atteggiamenti da riconoscere in un bullo?
Gli atteggiamenti che possiamo riconoscere in un bullo: sono generalmente fisicamente più forti dei loro coetanei, dominanti e impulsivi, non rispettano le regole stabilite, mostrano un atteggiamento di sfida di fronte all’adulto, prediligono la violenza, mostrano poca empatia per le loro vittime, non hanno sensi di colpa, solitamente provengono da situazioni sociali e familiari problematiche.
- L’ambiente influenza tali atteggiamenti e le vittime chi sono?
In Italia secondo i più recenti dati ISTAT i fenomeni di bullismo si registrano nelle zone maggiormente disagiate e con percentuali di vittimizzazione superiori per le ragazze.
- Le è mai capitato mai una vittima?
Sì, come detto prima è molto frequente. Si rivolgono al professionista segnalati dalla scuola o spinti dai genitori perché presentano difficoltà relazionali, umore basso, tendenza all’isolamento, stato ansioso, scarsa autostima o nei casi più gravi sperimentano pensieri suicidi. È molto importante identificare il problema e non far sentire sola la vittima.
- Cosa può fare la famiglia, la scuola e il comune a riguardo?
È innegabile che quella che dovrebbe essere la comunità educante oggi in Italia sta vivendo un momento di crisi, in cui le certezze del passato non sembrano più essere in grado di dare risposte alle domande e ai problemi dei ragazzi di oggi. Il primo passo quindi è quello di educare i ragazzi al bullismo, parlarne spesso, senza remore, in tutti i contesti in cui il ragazzo vive: famiglia, scuola, attività sportiva, catechismo, ecc. Appreso cosa è il bullismo, i ragazzi saranno capaci di identificarlo con più facilità, che accada a loro o a qualcun altro.
- E noi?
Voi ragazzi avete un ruolo incredibile, conoscendo bene la problematica, riconoscendo bene i ruoli di bullo, vittima e spettatore passivo, potete non solo decidere di essere spettatore attivo attivando la rete di denuncia dell’evento ma potete svolgere il ruolo di modello positivo, scegliendo di essere inclusivi, rispettosi e gentili nei confronti dei vostri coetanei.
Grazie Gianluca dell’opportunità data, è importante diffondere informazioni, svolgere un ruolo di prevenzione e contrasto al bullismo.
Il Bullismo possiamo combatterlo solo con l’educazione, solo facendo da modello, svolgendo un ruolo di spettatore attivo e no con l’indifferenza.
Bravo Gianluca, hai centrato un obiettivo purtroppo molto comune nei giovani.