L’Arberia, uno dei tanti volti del Sud Italia

L’Italia, centro del Mediterraneo, è da sempre luogo di incontro di numerose popolazioni e delle loro culture. Viaggiando attraverso di essa possiamo scoprire moltissimi luoghi, alcuni più conosciuti, altri meno, e scoprire un mondo che non immaginavamo.
Ogni regione, ogni città, ogni paese ha le sue usanze e tradizioni, un folklore che va conservato e tramandato perché unico: cibi, canzoni, storie, abitudini stravaganti o parole particolari: frammenti della nostra cultura e del nostro essere, che ci dicono qualcosa di noi e del nostro passato, mille sfumature di un’unica nazione.

Non tutti sanno che nel Meridione, soprattutto in Calabria e Sicilia, sono presenti alcune comunità arbëreshe, Italo-albanesi che conservano con orgoglio le loro origini.
La prima grande immigrazione di comunità albanesi in Italia avvenne tra il 1467 e il 1468, in seguito allo scontro tra i Turchi e la resistenza organizzata da Giorgio Castriota Scanderbeg, considerato oggi eroe nazionale albanese. Molti dei profughi sbarcarono in Puglia in cerca di ospitalità e salvezza, e tra loro c’erano anche gruppi provenienti dalla Grecia, ma la Puglia era principalmente un passaggio verso altre contrade meridionali, nelle quali vennero a formarsi numerose colonie, ciascuna con il suo volto, le cui fattezze si sono mantenute nel tempo.

Monumento equestre a Giorgio Castriota Scanderbeg a Roma

Alcuni dei più famosi paesi italo-albanesi in Calabria sono Santa Sofia, San Demetrio, San Cosmo, Vaccarizzo, Civita. Si ritiene che gli spostamenti in Calabria siano stati determinati dall’esigenza di ripopolare piccoli centri urbani abbandonati e sotto richiesta di braccianti da parte dei feudatari del luogo.

Ancora oggi in molti di questi centri viene utilizzata la lingua italo-albanese e passeggiando per le vie è facile che capiti di ascoltare gli abitanti discorrere tra loro in arbëreshe, sentire nonni chiamare i loro nipotini con affettuosi soprannomi in questa lingua, o rimproverarli scherzosamente. Anche i cartelli delle strade e delle vie sono bilingue, quasi a simboleggiare la perfetta simbiosi tra le due culture, che continuano a vivere a contatto ormai da secoli.

L’albanese è una lingua indoeuropea e l’arbëreshe, che fa parte di questa macro-lingua e deriva dalla variante tosca parlata in Albania meridionale, a seguito della legge n. 482/1999 è tra le lingue riconosciute e tutelate in Italia, e viene anche insegnata ai bambini a scuola, per far sì che, con il passare delle generazioni, non vada dimenticata.

Oltre alla lingua si cerca di valorizzare e salvaguardare tutto il patrimonio culturale, anche quello musicale, perché “La musica, dopo la lingua, è il veicolo con cui meglio si rappresenta l’identità di un popolo” (Gennaro De Cicco, Storia del Festival della Canzone Arbëreshe).
Fanno parte dell’antico repertorio canoro i Vjershë, canti a più voci con motivi per lo più nostalgici, come l’abbandono della terra natia o la narrazione delle gesta di Scanderbeg, che venivano eseguiti in occasioni di matrimoni e feste religiose. Questi canti erano accompagnati da balli popolari, in cui i paesani, soprattutto le donne, sfoggiavano i colorati costumi tradizionali, come la cosiddetta pacchiana.

Negli anni questa cultura musicale si è andata rinnovando, aprendosi anche all’apporto delle nuove generazioni, grazie  a manifestazioni organizzate per permettere ai giovani di riproporre i suoni della tradizione, innovandoli con elementi moderni. Unico nel suo genere è il Festival della Canzone Arbëreshe di San Demetrio (CS), ideato nel 1980 dall’Avv. Giuseppe D’Amico e giunto oggi alla quarantesima edizione. Questa iniziativa, riconosciuta anche dalla legge regionale sulle lingue minoritarie, ha permesso la partecipazione di alcuni artisti vincitori a spettacoli canori in Albania, e ciò ha rafforzato il legame con le proprie origini.

Cliccando sul link seguente, potrete vedere danze in costume arbëreshe a San Demetrio Corone. https://youtu.be/MaDMdlCOARg .

Non resta che andare a visitare di persona questi posti, magari proprio in occasione del Festival, per lasciarsi stupire e conquistare dalla loro storia e dalle loro bellezze caratteristiche, e scoprire così mille inaspettate curiosità.

2 commenti su “L’Arberia, uno dei tanti volti del Sud Italia”

  1. Carmela Bua ha scritto:

    Complimenti l’artico e’ scritto benissimo ,ed e’ tutto molto dettagliato e completo .Sei stata molto brava

  2. Enrica ha scritto:

    Bellissimo articolo che racchiude in sé la bellezza di un popolo a molti sconosciuto e la curiosità di visitare paesi sconosciuti e pieni di ricchezze popolari da scoprire

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