
1992, qualifiche Gran Premio del Belgio, circuito di Spa Francorshamps, Erik Comas impatta con la sua auto contro le barriere a 300 km/h e perde i sensi. Ayrton Senna sulla sua McLaren, passando vicino alla Ligier di Comas, si accorge che il motore è ancora a pieni giri, il piede del francese preme ancora sull’acceleratore, trasformando la sua vettura in una bomba pronta ad esplodere. Senna accosta la sua auto sul ciglio del tracciato, scende e inizia a correre, raggiunta l’auto del rivale gli slaccia le cinture, blocca l’acceleratore e mantiene la sua testa fino all’arrivo dei soccorsi, salvandogli la vita.

Approfittiamo dell’anniversario del suo compleanno, che cade oggi 21 Marzo, per ricordare questo straordinario atleta: classe 1960, 3 volte campione del mondo di Formula 1, 41 vittorie, 80 podi, 65 pole position e ancora tanto da realizzare se non fosse stato per quel tragico incidente ad Imola nel 1994. Più di ogni altra cosa però, le persone che hanno avuto modo di conoscerlo o di vederlo correre, amano ricordarlo per episodi come quello raccontato prima, del GP del Belgio 1992, che testimoniano quale splendida persona fosse Ayrton Senna.

L’eredità e allo stesso tempo il vuoto che Senna ha lasciato nel Motorsport sono immensi: la rivalità con il compagno Alain Prost, ad oggi uno dei migliori esempi di sportività che si siano mai visti, e il rapporto mentore e allievo che aveva con un giovane Michael Schumacher, che dedicò la vittoria del campionato 1994 proprio ad Ayrton, la quale prematura dipartita ci ha privato di quella che sarebbe stata una memorabile battaglia fino all’ultimo giro.


Tornando al Gran Premio di San Marino 1994 (tenutosi sul tracciato di Imola), Senna era stato profondamente segnato dall’incidente fatale delle qualifiche del giorno prima che coinvolgeva l’austriaco Ratzenberger nella Simtek, ma stoicamente aveva lavorato con il team per portare quella ribelle e indomabile Williams per la prima volta alla vittoria in quella stagione. Partendo ancora una volta dalla pole dovette subito vedersela con Schumacher in gara, e quando tutto il mondo stava guardando, proprio la macchina di “Magic”, come lo chiamavano, perse il controllo alla curva del Tamburello e urtò il muro violentemente; un piccolo movimento del casco fece sperare al pubblico a casa che Senna fosse ancora vivo, pronto a slacciare le cinture e correre via dalle fiamme, ma niente da fare, proprio in quel punto che i piloti avevano più volte attenzionato come pericoloso, Ayrton Senna perse la vita. Il ritrovamento di un piantone spezzato appartenente alla vettura del brasiliano, fotografato anche dall’amico di Senna, Angelo Orsi, dopo attente analisi ha evidenziato un cedimento di una parte portante della vettura che una volta rotta in due parti si era conficcata fra la guarnizione di gomma e il casco del campione, ferendolo a morte. Il cedimento, dovuto ad una modifica invasiva dell’assetto dell’auto che comprometteva la sicurezza al fine di aumentare le prestazioni nei limiti apparenti del regolamento, è quindi da imputare ad una decisione umana degli ingegneri Williams, in primis Adrain Newey, capo progetto, che ci fa capire quanta strada ancora avesse da fare la sicurezza in formula 1 e a quanti rischi si esponessero i piloti.


Durante la bandiera rossa in quei due minuti di terrore, Erik Comas uscì dai box sulla sua vettura per raggiungere la curva del Tamburello e provare a restituire il favore ad Ayrton magari salvandogli la vita, ma gli venne fatto cenno di fermarsi, quel giorno nessuno avrebbe festeggiato sul podio. Senna era morto, cambiando la Formula 1 per sempre, in meglio, come era solito fare, rendendola uno sport più sicuro.



Una ricostruzione puntuale e commovente allo stesso tempo, come una fotografia che cristallizza. Il momento! Piacevole lettura, interessanti i momenti scelti dalle immagini di repertorio!!