Roberto Cotroneo presenta “La cerimonia dell’addio”

Assenza,
più acuta presenza.

Vago pensiero di te
vaghi
ricordi
turbano l’ora calma
e il dolce sole.

Dolente il petto
ti porta,
come
una pietra
leggera.

Attilio Bertolucci Assenza (Sirio 1929)

“La poesia di Bertolucci che ho voluto leggere, è l’emblema della Cerimonia dell’addio: l’assenza fisica, che diventa una presenza costante e persistente, che fa quasi male come uno spigolo nel nostro fianco”. Lo afferma Eugenio Murrali, aprendo un incontro pieno di emozioni alla libreria Scritti e Manoscritti, dove l’entusiasmo di un pubblico partecipe non manca mai.

Roberto Cotroneo intento a leggere il suo libro “la cerimonia dell’addio” affiancato dal giornalista Eugenio Murrali

Un lutto impossibile“, così Roberto Cotroneo definisce la storia del suo libro. È il 1976, Anna e Amos sono innamorati e felicemente sposati da sei anni. Hanno due figlie, vivono in una cittadina del nord dai tratti medievali e lavorano in una libreria. Sono felici e lo sanno, ma la loro quotidianità verrà bruscamente interrotta a causa della temporanea amnesia di Amos, che improvvisamente dimentica tutto e non riesce a riconoscere la sua famiglia. Anna, preoccupata dalle condizioni del marito, si rivolge a uno specialista, ma il giorno della visita, nell’attesa interminabile, Amos decide di andare a fare una passeggiata. Anna è titubante, ma cede all’insistenza risoluta del marito e questo sarà per sempre il suo più grande rimpianto perché Amos, da quella passeggiata, non farà più ritorno.

Leggendo la trama nasce la prima domanda: perché Cotroneo ha deciso di scrivere questo libro?

“Mi è sempre venuto semplice parlare, ho fatto per tanti anni il professore e con il tempo si assume sicurezza, ma prima che uscisse questo libro mi sono chiesto: Ora cosa dico? E vi assicuro che ci sono mille motivi per cui mi sono posto questa domanda. Il motivo per cui ho scritto questo libro è perché avevo bisogno di mettere in gioco la trascendenza della speranza: si è ancorati alla vita ma al tempo stesso si ci aspetta qualcosa, l’attesa e il sacro, che sono dietro alla parola stessa, d’avanti all’umanità, passano in secondo piano. Il nodo vero ritorna su Amos: è sparito davvero? L’amnesia ha preso il sopravvento e non è riuscito a tornare? O aveva dei motivi per non farlo? Questo è il vero dilemma indissolubile.” Spiega l’autore suscitando nel pubblico diversi interrogativi, uno dei quali sull’ambientazione ambigua del libro:

“Niente è per caso, è tutto scelto per un motivo. Prendiamo per esempio l’anno: il 1976, un anno lontano dalle comodità della nostra comunità attuale, in cui non esistevano telefoni, telecamere o localizzatori e le fotografie erano molto rare. Infatti in un aneddoto del libro, subito dopo che Amos è sparito, Anna si reca alla polizia per denunciare l’accaduto. I poliziotti le chiederanno un documento o una foto e allora lei, sprovvista sia dell’uno che dell’altra, chiederà a un’amica di spedirle la foto di nozze che mostrava il marito scomparso. Anche il luogo non è casuale infatti molti mi hanno chiesto il motivo per cui non l’ho mai voluto specificare, la verità è che questo posto non esiste: tutte le descrizioni, e i luoghi e vie che nomino, sono un miscuglio accuratamente studiato, di varie località del nord Italia.” Una strategia senza dubbio ingegnosa per catturare la curiosità dei lettori.

A questo punto della presentazione Eugenio Murrali interviene, chiedendo quali segreti e significati racchiudesse in sé l’immagine della libreria: “Le cose non sono sempre girate intorno alla libreria – spiega l’autore – prima Anna era un’insegnante di greco e latino e Amos un amante della poesia. C’è un episodio in particolare in cui si capisce tutta la passione di Amos: era buio, notte fonda direi e per una strana sensazione Anna si sveglia all’improvviso, subito si gira dall’altra parte del letto per cercare conforto nelle braccia dell’amato, ma non lo trova. Confusa esce dalla loro camera per cercarlo e lo trova lì, nella sua più totale innocenza a leggere delle poesie. Anna ne è quasi gelosa e si interroga sul motivo per cui lui non si trovi accanto a lei in un momento così pieno di intimità, come la notte, e invece voglia proprio condividerlo in compagnia della poesia. La libreria quindi, non l’ho decisa solo per sottolineare questa passione di Amos, ma anche perché grazie alla cultura e al potere della letteratura contenuto in questi luoghi, si è creata una dimensione metapoetica fortissima, la loro situazione ideale, che proprio al culmine della felicità, verrà frammentata dalla scomparsa di Amos. Inoltre la libreria, simbolo anche della novità, contrasta il paesino medievale in cui i nostri protagonisti vivono e mette in rilievo l’opposizione tra modernità e antichità di un’epoca che non ci appartiene più.”

Dedica di Roberto Cotroneo a Res Novae

“Sinceramente non so con certezza in quanto tempo io sia riuscito a scriverlo, ma posso dirvi n quanto tempo sono riuscito a correggerlo: più o meno due anni. Dipende tutto dal flusso narrativo e dalla capacità delle frasi di reggersi o dipendere dalle altre. Per questo, per evitare periodi troppo lunghi o una sintassi complicata, che per questo libro volevo assolutamente evitare, ho cominciato a leggere ogni singola frase al contrario. A vote, più spesso di quanto pensiate, è necessario che si tolga il libro dalle mani del proprio scrittore perché non si finisce mai di notare le eventuali imperfezioni e anche dopo la pubblicazione, più lo si legge più risaltano all’occhio qualche termine inesatto o qualche virgola in più.”

Cotroneo con uno stile puro ed essenziale, come il lutto, che elimina il superfluo, parla di separazione dando voce a tutti i personaggi, tranne a uno Amos. Infatti, che fine ha fatto Amos?

“Scrivere questo libro è stata un’impresa più che ardua – spiega Cotroneo – non solo per la fase di correzione e per tutti i riferimenti che ho voluto nascondere tra le righe per fomentare la ricerca, ma anche per la complessità dei personaggi. Io li conosco tutti molto bene, sono tutte mie creature tranne una: Amos. Io non so che fine abbia fatto, ma non è questo l’importante. Questo libro non è pensato per essere un libro doloroso sulla separazione tra Anna e Amos, né un libro sulla ricerca di quest’ultimo. Io ho voluto, tramite la loro storia, mostrare al lettore il backstage, e non intendo solo l’autore che ci sta dietro, ma anche la persistenza intrinseca e la speranza che caratterizzano l’umanità.”

Alla fine, questo libro è solo la prova dell’inconfutabile differenza tra il giornalista e lo scrittore: il giornalista, munisce il suo lettore di bussola e mappa, strumenti per orientarsi nel mare dell’informazione. D’altro canto, lo scrittore per eccellenza, non conduce il lettore, ma bensì lo benda e aspetta che sia lui a tracciare e scoprire il cammino, e Cotroneo con il suo libro, ne è un valido esempio.

4 commenti su “Roberto Cotroneo presenta “La cerimonia dell’addio””

  1. Stefano ha scritto:

    Complimenti, contenuto molto interessante. Si legge con curiosità e suscita interese…

  2. Vincenzo ha scritto:

    Brava all’ autrice
    Complimenti!

  3. Vincenzo ha scritto:

    Artiolo bello e molto interessante

  4. MARIAGRAZIA ha scritto:

    Bravissima l’autrice di questo articolo… oltre ad essere scritto in maniera impeccabile,mi ha fatto venire voglia di leggere questo libro… complimenti… hai veramente un grande talento!

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