“Strappare lungo i bordi” per trovare un posto nel mondo

“A tutti nella vita è capitato almeno una volta di sentirsi disorientati, persi nell’incertezza del proprio futuro e in balia di una società che non combacia con le proprie aspettative. Tuttavia qualcuno ci ricorda che non siamo soli”.

Ognuno può rivedersi nelle parole del fumettista Zerocalcare, nome d’arte di Michele Rech, che con la sua nuova serie animata, Strappare lungo i bordi, uscita questo 17 novembre su Netflix, ha raggiunto un boom di visualizzazioni, arrivando in pochissimo tempo al primo posto in classifica sulla piattaforma. La produzione è stata affidata a Movimenti Production in collaborazione con BAO Publishing e si articola in 6 episodi da circa 15 minuti ciascuno, da guardare tutti d’un fiato come fosse un film da un’ora e mezza. É dunque l’ideale per un pubblico adulto non più abituato ai prodotti d’animazione e che consente di lasciarsi incuriosire senza troppi vincoli. La storia di fondo consiste nella narrazione del viaggio intrapreso da Zero, il protagonista, Sarah e Secco, suoi amici d’infanzia, verso Biella. Storia che viene incorniciata da episodi di vita quotidiana e passata dell’autore, dal dilemma “quale pizza ordinare” fino alla “maledizione della zingara”, tutti elementi che sembrerebbero sconnessi, ma che alla fine risultano parte del piano dell’autore. Scorrevole e leggero, Zerocalcare decide di adottare un registro dialettale che abbraccia calorosamente il pubblico, distinguendosi così dalle solite animazioni caratterizzate da un linguaggio monotono e ricorrente. Nonostante questa “maschera triviale” si possono scorgere dei riferimenti che testimoniano la sua vasta cultura generale, come per esempio quello alla tradizione classica con la ripresa del mito della caverna di Platone e del paradosso di Achille e la tartaruga di Zenone.

Foto di Zerocalcare/Michele Rech

Questa serie, per quanto possa essere fonte di pungente ironia e risate, è anche e soprattutto spunto di amare riflessioni, che toccano gli aspetti più profondi del nostro mondo interiore. Abbiamo tutti quella vocina nella testa, simile al demone socratico, che ci impone limiti, restrizioni e ci riempie di paranoie portandoci spesso in uno stato confusionale. Cosa dobbiamo fare? Sarà la decisione giusta? Questa voce la ritroviamo nella figura di Armadillo, che sgrida Zero per la sua condotta immatura, chiara personificazione della sua coscienza. Sarah e Secco, personaggi fittizi, rappresentano ognuno una diversa sfaccettatura dell’io dell’autore: la prima incarna il suo lato apprensivo, deciso e razionale, mentre il secondo la sua indifferenza nei confronti della realtà, stanco ormai di come essa sia. Zerocalcare usa una semplice metafora per descrivere la vita: basta strappare lungo i bordi, piano piano seguire la linea tratteggiata della sagoma di ciò che siamo destinati a diventare e tutto prende la forma che deve assumere. Tuttavia, ben presto si rende conto di quanto sia difficile seguire questi tratteggi, finendo per strappare male il foglio, allontanandosi sempre di più dal disegno originale. Continuamente confrontiamo le nostre vite con quelle degli altri, le quali ci sembrano perfettamente ritagliate, impilate e ordinate, e magari sono così perfette perché noi le vediamo da lontano. Invece sotto gli occhi ci sembra di avere solo delle cartacce confusionarie, distanti dalla forma a cui avevamo inizialmente pensato.

Troppo spesso ci carichiamo di un peso inimmaginabile, nel timore di deludere qualcuno, sottoponendoci a costanti fonti di stress e sconforto. Ancora una volta Zerocalcare ci consola: “Non ti rendi conto di quanto è bello? Che non ti porti il peso del mondo sulle spalle? Che sei soltanto un filo d’erba in un prato, non ti senti più leggero?”. La vita sarebbe decisamente migliore se ognuno di noi pensasse che le proprie azioni non siano al centro del mondo, che quest’ultimo è popolato da così tanti individui da renderle veramente delle inezie, facendo sparire in un colpo tutta la preoccupazione per il possibile fallimento. Ed è proprio il fallimento che non deve annichilire, in quanto vorrà dire che il disegno pianificato sta prendendo una forma diversa che bisognerà accettare pienamente perché, come afferma Zero, “tutti i pezzi di carta sono buoni per scaldarsi”, quindi in un modo o nell’altro si riesce sempre a trovare un senso alla propria esistenza. 

Secco, Zero e Sarah
Fonte: cinematographe.it

Essendo io stessa un’adolescente, posso confermare con certezza che tutti i miei coetanei, chi più chi meno, possono rispecchiarsi nelle sue parole, nonostante Zerocalcare appartenga a un’altra generazione, cresciuta diversamente dalla nostra. È stato capace come nessun altro di dar voce a quest’ultima, troppo lontana dal boom, abbandonata a se stessa, e di cui ne fa parte e ne è portavoce, intimamente, ed è questo a renderlo estremamente sincero e credibile. Partendo dalle insignificanti paranoie fino ai pensieri più toccanti, i ragazzi convivono con questi rancori, aggrappandosi all’idea che un giorno riusciranno a raggiungere i propri sogni, a differenza di molti adulti che ormai hanno perso ogni speranza. L’ansia sociale, lo stress, la pressione di non essere all’altezza di certi incarichi, timorosi di deludere chi confida in loro e nelle loro capacità, li costringe a trascorrere le proprie giornate cercando di tenersi occupati per non pensare al proprio futuro, incerto e imprevedibile.

Il fatto che le cose possano sfuggire di mano, che in nessun modo possiamo controllare la caducità del tempo, che ciò che in passato si era solito fare adesso sia solamente un lontano ricordo, sono anche i pensieri che attanagliano la mente del protagonista nell’ultimo cruciale episodio. Crescere e ampliare i confini della nostra mente ci ha reso coscienti delle difficoltà della vita, la quale non può essere evitata, ma presa di petto. Succede che non tutti riescano a sopportarne il peso crescente, le responsabilità e i dolori persistenti, questione che viene ampiamente affrontata dal fumettista nel personaggio di Alice. Anche il tema dell’amore adolescenziale non viene messo da parte: Zero racconta della sua storia-non storia proprio con Alice, ragazza intelligente, volenterosa e determinata. Tuttavia il protagonista, non lasciandosi abbandonare alla passione e sempre in preda di timori, finisce col perderla per sempre, capendo solo alla fine che avrebbe dovuto cogliere tutte le occasioni che la vita gli aveva offerto. Dunque non si può non definire questa serie un capolavoro, un binomio inscindibile tra comicità e la dura realtà. Speriamo pertanto che il fumettista potrà presto rilasciare un’opera altrettanto di valore, tenendoci nuovamente attaccati allo schermo sul nostro comodo divano.

Zero e Armadillo

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