DJ Fabo: Cappato assolto, ma legge sull’eutanasia ancora lontana

Tutti conosciamo la sfortunata storia di DJ Fabo: Fabiano Antoniani, dopo un incidente d’auto nel 2014, viene salavo dai medici, ma è ormai paralizzato, cieco e senza possibilità di guarigione. Nel 2017 viene accompagnato da Marco Cappato, esponente dei Radicali e dell’associazione Luca Coscioni, nella clinica “Dignitas” a Plaffikon, in Svizzera, per ricevere l’eutanasia che in Italia è illegale. Fabo era ormai unicamente tenuto in vita dalle macchine, tormentato da dolori continui, praticamente immobilizzato, ma era perfettamente in grado di compiere una scelta molto importante: quella di porre fine a quella che ormai non era più vita ma una tortura, e Cappato, che si è sempre battuto affinché si parlasse di eutanasia nel nostro Paese, è stato ben felice di aiutarlo. Fabiano morì il 27 febbraio 2017.

DJ Fabo

Il giorno dopo Cappato si è autodenunciato per suicidio assistito, dando inizio alla procedura legale conclusasi solo il mese scorso, il 23 dicembre, con la sua assoluzione. Il processo vedeva accusa e difesa dalla stessa parte, infatti i pubblici ministeri hanno prima richiesto l’archiviazione del caso, rigettata dal giudice, e poi hanno chiesto l’assoluzione o quantomeno una revisione dell’articolo 580 del codice penale sul suicidio assistito, in linea con la difesa. Dopo diversi rinvii, viene interpellata la Corte Costituzionale, che dichiara che allo stato attuale le leggi non tutelano abbastanza i diritti alla dignità dei malati terminali o irreversibili, e il 22 novembre scorso con una sentenza dichiara l’illegittimità dell’articolo 508 «nella parte in cui non esclude la punibilità di chi, con le modalità previste […], agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli […]».

Fonte immagine: Pixabay

Con una sentenza così, i giudici non dovevano fare altro che verificare che le “modalità previste” fossero rispettate nel caso Cappato, che infatti è stato infine assolto come già sappiamo, suscitando la gioia di alcuni e il dissenso di altri. Ovviamente la sentenza rappresenta una vittoria importante per l’associazione Coscioni e per ogni malato italiano che vuole maggiori tutele e libertà, il fatto che la Corte Costituzionale riconosca la mancanza di leggi adeguate in questo campo è un passo avanti molto importante; bisogna considerare però che dall’altra parte ci sono Cei (Conferenza Episcopale Italiana) e politici contrari all’autodeterminazione.

La comunità cattolica, ovviamente, non approva assolutamente l’idea dell’introduzione del “suicidio di stato”, tanto per citare l’ex ministro Salvini. Oltre 4.000 medici, già prima della sentenza della Corte, erano pronti a dichiararsi obiettori di coscienza, affermando anche che la maggioranza dei medici italiani concorda con loro. Neanche la destra cristiana che adesso si riconosce nella Lega, battezzata dai diversi exploit religiosi del loro leader, supporta un’idea del genere. Guardare dall’altra parte dello specchio politico serve a poco: infatti, anche se il PD auspica una legge dimostrando con qualche timida dichiarazione l’appoggio per Cappato e il suo operato, è il Parlamento nella sua interezza che rimanda e ignora il tema, dimostrando inadeguatezza sia a destra che a sinistra. Questi elementi insieme non fanno sperare in una legge nel prossimo futuro, nonostante l’89% dei cittadini sia favorevole. 

Abbiamo una situazione simile anche sul tema della legalizzazione della cannabis, che è fra l’altro un’altra lotta di Cappato e dei Radicali. Potremmo dire favorevoli su questo argomento la Cassazione, il popolo (il 27% della popolazione ne fa uso e i non consumatori a favore sono in aumento) e presumibilmente la sinistra. Contrari la comunità cattolica, la destra e la spigolosità della situazione, che spinge i deputati a non discuterne quasi mai. Il pattern è praticamente lo stesso, l’unica differenza è che stavolta al posto della Corte Costituzionale c’è la Cassazione, con la sua famosa sentenza sulla coltivazione domestica, risalente a poco tempo fa.

Marco Cappato. Fonte immagine: Wikipedia

Cosa significa tutto ciò? Dalla situazione traspare che l’Italia non è esattamente il Paese delle libertà civili, che invece dovrebbero essere garantite al cittadino, che non dovrebbe essere vittima di tabù sociali o del bigottismo ma che, anzi, dovrebbe essere il centro del dibattito politico. 

Immagine di copertina: un frame tratto da un programma in onda su La 7

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.