Può uno Stato arricchirsi grazie a un dominio web, nonostante la maggior parte dei cittadini non abbia accesso ad Internet? A quanto pare sì. Questo infatti è esattamente ciò che accade a Tuvalu, paradiso terrestre situato a metà tra le isole Hawaii e l’Australia nonché quarta nazione più piccola al mondo. Il dominio web, ovvero la sigla finale dell’URL, spesso corrisponde all’abbreviazione del nome dei vari Stati: ad esempio “.it” per l’Italia, “.fr” per la Francia. A Tuvalu corrisponde “.tv”, sigla che rimanda al termine inglese “television”, motivo per cui vi è grande richiesta di utilizzo all’estero: è dunque la vendita della licenza per l’uso del dominio ciò che permette al piccolo stato insulare di guadagnare.  

Inoltre, al fine di gestire nel migliore dei modi la monetizzazione di “.tv”, il governo di Tuvalu ha stipulato un accordo con l’azienda statunitense Verisign che ha permesso di gestire con ponderazione gli introiti provenienti dai maggiori siti web che utilizzano il dominio, quasi sempre siti di streaming: Twitch.tv, Netflix.tv, DAZN.tv, Hulu.tv, Spotify.tv, YouTube.tv solo per citarne alcuni dei più noti.

L’introito stimato è di 5 milioni di dollari all’anno, una cifra enorme per una nazione di neanche 10.000 abitanti che basa la propria economia sulla pesca: esso corrisponde ad 1/8 del PIL di Tuvalu. Per rendersi pienamente conto dell’impatto che questo ha sull’economia della nazione, basti pensare che 1/8 del PIL italiano corrisponde a circa 250 miliardi di dollari.

Emerge però un dato che fa riflettere: gli abitanti di Tuvalu non hanno accesso ad Internet, o comunque esso è limitato e presenta costi altissimi. A tal proposito la Banca Mondiale vuole investire circa 29 milioni di dollari per la realizzazione di un cavo sottomarino in grado di fornire la fibra ottica al paese, aprendo nuove prospettive di sviluppo per un popolo che fino a due secoli fa era indigeno.