Deep Blue, il computer che sconfisse il campione di scacchi

Mossa 19: pedone in c4. Questa è la mossa con cui si chiude la partita più breve (e forse anche la più umiliante) del campione del mondo di scacchi, il russo Garry Kasparov. L’aspetto più sorprendente della partita non era stato, però, il fatto che questo formidabile scacchista fosse stato sconfitto, bensì che fosse stato un computer a farlo: Deep Blue.

Deep Blue era un computer scacchistico sviluppato dalla IBM, la International Business Machines. Sarebbe interessante analizzare il processo che ha portato alla nascita di questa straordinaria macchina. Il progetto (originariamente chiamato ChipTest ) ebbe inizio con Feng-Hsiung Hsu, uno studente cinese presso la Carnegie Mellon University, nel 1985. Il loro team, però, non era solo costituito da informatici: una delle persone che giocarono un ruolo fondamentale nello sviluppo del computer fu il GM (Grande Maestro) di scacchi Joel Benjamin che, dopo aver constatato personalmente le potenzialità di Deep Blue, decise di unirsi a Hsu come consulente.

Deep Blue. Fonte: Wikipedia

Nel tentativo di valutare le abilità del calcolatore, nel 1989 i ricercatori parteciparono al campionato mondiale di scacchi per computer. Ottennero il primo premio senza perdere neanche una partita. Forti del titolo mondiale, gli informatici del gruppo di Hsu decisero di affrontare la loro prima sfida contro il campione del mondo umano Garri Kasparov. Purtroppo perse, e alcuni giornali, come il New York Times, furono presto pronti a sottovalutare le abilità di Deep Blue, affermando che “Kasparov ha vinto  a mani basse”[1].

A destra, Garri Kasparov. Fonte immagine: wikipedia

A seguito di questa sconfitta, Hsu ed altri suoi collaboratori si unirono ad un gruppo di ricercatori IBM per concentrarsi a tempo pieno sul potenziamento di questo potente calcolatore, che verrà solo in ultima battuta rinominato Deep Blue.

Nel 1997, le capacità calcolative di Deep Blue era migliorate così tanto da essere in grado di analizzare circa 200 milioni di mosse ogni secondo. Grazie alla stretta collaborazione con il GM Benjamin e altri scacchisti professionisti, il nuovo Deep Blue era ormai pronto per la sua rivincita.

Questa volta, l’impresa che fino a 7 anni prima sembra titanica, terminò con un successo che il New York Times definì “inaspettato”[2].  Il resto del mondo, però, recepì in maniera molto più profonda e toccante il significato di questa prima vittoria dell’intelligenza artificiale.

Nel campo dell’ingegneria informatica il nome Deep Blue è ormai divenuto simbolo dell’incredibile progresso nel mondo dell’intelligenza artificiale. D’altro canto, esso è anche divenuto oggetto di diverse critiche, secondo le quali l’instaurarsi di un’intelligenza artificiale superiore a quella umana rappresenta un grande pericolo e una realtà da cui stare alla larga.

Solo una cosa è certa: nonostante gli innumerevoli e giganteschi avanzamenti in campo tecnologico, la partita di scacchi rimane ancora oggi uno sforzo mentale fino all’ultimo scacco, che vede avversari solamente due persone, la loro intelligenza e, talvolta, un orologio.

References

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