Le mitiche tradizioni di Natale

Chi non ama il Natale? Eccetto che per il Grinch, questa festività è sempre una delle più adorate. Tra due giorni sarà quel “bianco Natale” tanto caro a grandi e piccini, ricco di colori, sapori, regali e soprattutto, di tradizioni.

Originale festa cristiana per festeggiare la nascita di Gesù, il Natale è da sempre celebrato in modi diversissimi anche da altri popoli, che lo hanno arricchito di tutte quelle tradizioni che ricordiamo ancora oggi.

Babbo Natale

Non sarebbe Natale senza la “star” di questa festa, che ha diverse controfigure e porta i regali a tutti i bambini del mondo.
Mentre per i Norvegesi è Odino a portare dolciumi in sella al mitico destriero Sleipnir, gli Islandesi, invece, aspettano gli Jólasveinar, cioè ben tredici piccoli Babbo Natale, che fanno scherzi o portano doni. Ovviamente tredici regali ciascuno, che fortuna! La figura che meglio incarna lo spirito dell’uomo lappone è, però, il tedesco San Nicola. Questo sant’uomo viene ricordato soprattutto per la caccia al terrificante Krampus, che venne costretto dal vescovo a portare doni in compagnia degli elfi, gli stessi che poi affiancheranno Babbo Natale nella costruzione dei giocattoli.

Il bacio sotto al vischio

L’usanza di baciarsi sotto al vischio, simbolo della buona sorte e della rinascita, deriva da un mito norreno che ha come protagonista l’amore di una madre per un figlio.
Baldr, figlio di Odino e di Frigg, era così amato che la madre chiese a ogni cosa esistente di non fargli mai del male. Il figlio di Odino divenne dunque invulnerabile, ma il geloso Loki scoprì che Frigg aveva trascurato il vischio. Il dio, quindi, ne fece una freccia e Hǫðr uccise per errore il fratello. L’anima del dio sarebbe anche potuta rinascere, ma una gigantessa (Loki) si oppose. Frigg, che, piangendo, creò le bacche della pianta, allora, decise che il vischio non doveva più nuocere a nessuno e che avrebbe baciato chi ci si fosse ritrovato sotto. La punizione di Loki fu esemplare: venne legato ad una roccia e tormentato dal veleno di un serpente, sollevato solo dalla moglie Sigyn.

La morte di Baldr (da Wikipedia)

L’albero di Natale

L’abete, che per tradizione va decorato l’8 dicembre, è da sempre sacro a numerose divinità e viene collegato all’idea di immortalità, di prosperità e di rinnovamento. Per i Cristiani, invece, esso rappresentava la croce di Gesù e la Trinità, per la sua forma triangolare. Le decorazioni con cui veniva prima addobbato erano varie e alquanto bizzarre, quali anche statue di déi o di animali e, addirittura, modellini di astri celesti. Esso rappresentava, infatti, gli Alberi cosmici.
In Ucraina, invece, si racconta che una vedova e i propri figli, che erano molto poveri, non potevano comprare le decorazioni per l’albero di Natale. La notte della Vigilia, quindi, i ragni abbellirono la pianta con le proprie ragnatele. È così che si diffuse la credenza che trovare ragnatele sul proprio albero di Natale porti fortuna.

La Janara

La Janara è la strega che caratterizza il Natale nelle zone di Benevento. Il suo nome deriva forse da Dianara (“sacerdotessa della dea Diana”) o dal latino ianua (“porta”) e indica le donne che, invocando il Diavolo, escono durante la notte della Vigilia per tormentare i paesani nel sonno o per cavalcare una giumenta per tutta la notte. Una delle abitudini di queste streghe è, poi, quella di intrecciare le criniere dei cavalli o i fili delle scope. Per questo motivo si è soliti scacciarle ponendo davanti alla porta una scopa o un sacco di sale, che tengono le Janare occupate per tutta la notte. Nel dubbio, quest’anno mettiamo una scopa davanti alla porta, non si sa mai. Riconoscerle è semplice: sono le ultime donne che lasciano la messa della notte di Natale.

Janare attorno al noce di Benevento (da Wikipedia)

Grazie alle sue antiche credenze e tanto divertimento il Natale non ci stancherà mai. Auguriamo dunque un felice e sereno Natale a tutti da parte dell’intera Redazione.

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