“Dietro le quinte”, il percorso per imparare il teatro

Eravamo tutti entusiasti, sicuri di esserci imbarcati in un’esperienza fuori dall’ordinario. Effettivamente è andata proprio così: il progetto PСТО “Dietro le quinte”, tenutosi a Roma presso il teatro di Villa Pamphilj, è stata effettivamente un’esperienza straordinaria perché ci ha insegnato a creare uno spettacolo tenendo conto di tutti gli elementi che lo compongono. Fra i partecipanti c’eravamo anche noi, Iris e Giorgio del III E, e vi racconteremo i dettagli.

La settimana precedente all’incontro ci era stato chiesto di portare diversi oggetti per il laboratorio: pennarelli, forbici, taglierino, colla, calzini spaiati, ago e filo. Guidati dalla professoressa Lucilla Lattanzi, il primo giorno abbiamo conosciuto Anna Maria Piccoli, responsabile della formazione per il teatro di Villa Pamphilj e organizzatrice di spettacoli, e Veronica Olmi, direttrice del Teatro Verde. Ci sono state spiegate, innanzitutto, le competenze trasversali, cioè quelle abilità utili in tutti gli ambiti della vita e del lavoro e che il percorso ci avrebbe aiutato a sviluppare.

Entrando nel vivo dell’esperienza, è stata interessante la visione del cortometraggio “Che cosa sono le nuvole?” di Pier Paolo Pasolini, in cui i protagonisti, Jago (Totò) e Otello (Nino Davoli), sono marionette in carne ed ossa. Abbiamo potuto così analizzare tutte le parti della composizione teatrale o cinematografica, ma anche studiare il concetto di figura, protagonista della giornata.

Con il materiale che avevamo portato ognuno ha creato un burattino. Abbiamo imparato che marionetta e burattino, con relative declinazioni regionali, erano fondamentali nella commedia dell’arte italiana. Essi, però, hanno trovato spazio anche nello spettacolo moderno: pensiamo ai Muppets, che dagli anni Cinquanta hanno vestito tantissimi panni differenti. La vincita della marionetta come strumento di scena è data dalla possibilità di far morire, risuscitare – e quindi far vivere in eterno – il personaggio che incarnano: non c’è nessun limite alla fantasia. Così, anche noi abbiamo dato spazio al nostro estro creativo. La soddisfazione più grande non era tanto la bellezza delle nostre “creature”, quanto l’impegno applicato nella loro realizzazione. Abbiamo capito che, anche se non lo facevamo più dai tempi dell’infanzia, creare divertendosi non è solo per bambini.

 Il secondo giorno si è ragionato sulla scrittura, sia nel teatro che nel cinema. In nostra compagnia c’era anche Valeriano Solfiti, regista e attore. Analizzando un nuovo cortometraggio, abbiamo scoperto che un copione non è mai completo e che l’arte non è solo innovazione, ma anche rinnovamento. Il personaggio del corto, Pinocchio-marionetta, con Totò assume una sfumatura nuova: emerge che l’arte è il prodotto di un continuo tributo al passato. Dopo alcuni esercizi pratici, ci sono state assegnate le tracce per realizzare un cortometraggio, con le linee guida ispirate proprio al corto di Pasolini.

Il terzo giorno era dedicato alle figure di attori e registi. È compito dell’attore raccontare una storia, fatta di messaggi e suggestioni. Il suo primo mezzo è il corpo. L’ha dimostrato un filmato in cui Charlie Chaplin interpreta un uomo che deve cantare a una cena di gala, ma non ricorda le parole.

Allora comincia a cantare in un grammelot misto di francese, spagnolo e italiano, e a mimare la scena, un appuntamento fra un uomo e una donna. Il filmato era la conseguenza del passaggio dal cinema muto al cinema parlato. Chaplin voleva dimostrare che non aveva bisogno delle parole: gli bastava il corpo per esprimersi. Infine, i Manetti Bros, attraverso un’intervista registrata, ci hanno spiegato che è il regista a dare forma e significato al copione e ognuno lo fa in maniera diversa e soggettiva. Ed eccoci all’azione: suddivisi gli incarichi, abbiamo cominciato a girare i cortometraggi sfruttando gli ambienti del teatro.

 La quarta giornata passata a Villa Pamphilj era dedicata all’importanza della musica e ai mestieri nel teatro. Abbiamo rivisto il cortometraggio di Pier Paolo Pasolini prestando più attenzione ai dettagli musicali: nell’apertura e nella chiusura del breve filmato, appariva Domenico Modugno che canticchiava una canzone scritta proprio da Pasolini per il corto. Il celebre cantautore italiano interpretava il ruolo dell’immondezzaio: prelevava la spazzatura e la portava in discarica mentre intonava le note della canzone.

È poi toccato a noi studenti salire sul palco: siamo stati invitati a leggere un testo, l‘incipit del libro Novecento, con il sottofondo di diverse colonne sonore. Dapprima con una musica da circo, poi con una musica inquietante, ed ancora con una musica jazz. Tutti erano stupiti di come un testo potesse cambiare così tanto solo attraverso la musica.

Dopo una breve pausa, l’ultima parte della giornata è stata sfruttata per ultimare i nostri cortometraggi che il giorno seguente avremmo esposto.

L’ultimo giorno, infatti, era dedicato all’esposizione dei nostri corti della durata massima di due/tre minuti. Prima, però, riflettuto sull’importanza di alcuni argomenti come le competenze trasversali e il mondo del lavoro (trattati nei giorni precedenti, durante il corso), e la prospettiva internazionale, poi si è riflettuto sui “mestieri” del teatro e successivamente abbiamo scritto su diversi biglietti i lavori necessari per organizzarlo. Li abbiamo poi attaccati tutti su un cartellone e, visto nel suo insieme, quel cartellone evidenziava come tutti i mestieri fossero essenziali, dall’attore all’addetto alle luci.

L’intero corso ci è stato utile per conoscere tutto, ma proprio tutto, sulla creazione di uno spettacolo. E non solo. È stato anche un percorso di orientamento dove gli studenti, partecipando, hanno avuto l’occasione di capire se questo campo è affine ad un ipotetico ambiente in cui un giorno lavoreranno. Dopo queste interessanti riflessioni, ci siamo finalmente dedicati al completamento dei nostri cortometraggi i quali, una volta conclusi, sono stati tutti proiettati e poi commentati. Si è dato spazio ad osservazioni, consigli e apprezzamenti sugli elaborati. Tutti, a turno, hanno espresso il proprio pensiero, comprese le guide che ci hanno accompagnato in questi cinque giorni. Da ogni video si evinceva la creatività, l’impegno e la motivazione di ogni gruppo che ha lavorato al progetto, dall’inizio alla fine. Da questa intensa attività sono nati dei piccoli capolavori che hanno gratificato molto gli studenti in veste di registi ed interpreti dei video.

Grazie all’esperienza vissuta in questi cinque giorni a villa Pamphilj, noi studenti abbiamo potuto imparare nuove cose, ci siamo dedicati ad esercizi che ci hanno permesso di riesplorare il nostro lato creativo come la realizzazione di marionette, la scrittura di storie fantasiose o l’elaborazione di un intero cortometraggio in gruppi.

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