La vita esoterica della musica

“Privare la magia del suo mistero sarebbe assurdo, come togliere il suono alla musica”. Orson Welles

Suggestione o vero e proprio incanto? Che sia l’uno o che sia l’altro non si può negare che i pensieri e la quotidianità dell’uomo vadano sempre di pari passo con un alone di mistero. Basti pensare agli studi alchemici di Nicolas Flamel o del fatto che dei progetti ritrovati di Newton, molti riguardavano la magia.

La componente magica è quindi una caratteristica integrante nella vita dell’uomo. Inoltre spesso è proprio essa il motore che rende possibili scoperte da parte di menti curiose e brillanti determinate a scovarne i segreti. Anche l’arte è avvolta da questo velo misterioso, specialmente la musica i cui esoterismo e simbolismo sono tutt’oggi soggetti a studi e critiche.

Uno dei primissimi a far emergere l’aspetto esoterico della musica fu senza dubbio Pitagora, con i suoi studi relativi ai suoni armonici e alla cosmologia. Secondo Pitagora infatti l’essenza dell’universo è svelabile attraverso il numero, a cui è anche attribuito il merito dell’esistenza di rapporti numerici tra le frequenze. Il filosofo spiega che il Sole, la Luna e i pianeti del sistema solare compiono dei movimenti di rotazione e rivoluzione che produrrebbero un suono continuo. Infine tali suoni combinati insieme darebbero vita a una vera e propria armonia, impercettibile all’orecchio umano.

L’armonia dell’universo secondo Pitagora

Un altro esponente di rilievo nella vita esoterica della musica è certamente il musicista austriaco Wolfgang Amadeus Mozart, conosciuto tanto per la sua bravura quanto per la sua partecipazione ad attività massoniche. Secondo alcune testimonianze, il musicista debuttò negli affari massonici nel 1784, ignaro che da lì a poco avrebbe creato la composizione più ermetica con cui i musicologi si siano mai misurati: Il Flauto Magico.

Questa opera, oltre a rispecchiare le caratteristiche e i canoni epico-esoterici prettamente legati al pensiero massonico, presenta anche una struttura piena di simbolismi. Nell’opera, infatti, ricorre con insistenza la presenza del numero tre: l’overture (apertura) è composta da un motivo ripetuto per tre volte, la tonalità di Do minore si presenta con tre bemolli in chiave, infine l’uso di tempi ternari è più frequente rispetto a quelli pari. Inoltre anche la trama è piena di messaggi subliminali, che richiamano i dogmi massonici: un tema molto ricorrente è quello della lotta degli opposti (elementi di luce e ombra/ bene e male/ silenzio e rumore).

estratto della partitura del Flauto Magico

Se si vuole rimanere sul campo della musica classica, emerge un altro personaggio avvolto nel mistero: il grande Johann Sebastian Bach. Famoso in tutto il mondo per aver contribuito alla creazioni delle basi nella musica, il suo nome è preceduto da arcane congetture.

Secondo la ghematria ebraica, (disciplina teologica che assegna alle parole valori numerici) il nome Bach corrisponde al numero quattordici. Inoltre, analizzando la produzione del musicista, tale numero è ripetutamente presente: quattordici sono le note di cui è composta la sua prima fuga e anche i canoni autografi vergati in calce a uno dei suoi capolavori, le Variazioni Goldberg. Infine una sua famosa opera, L’arte della Fuga, rimane sospesa sulle note si bemolle, la, do, si, (B A C H secondo la nomenclatura tedesca).

La musica classica è quindi ricca di riferimenti esoterici e subliminali, che a differenza di quanto si possa pensare, costituiscono anche la modernità musicale.

Basti pensare al Rock e alle connotazioni negative attribuitegli nel corso degli anni, che talvolta invadevano il pensiero comune facendo credere che ci fosse qualche legame tra il genere musicale e Satana. Per esempio, durante gli anni Ottanta alcuni condannavano le chitarre, il cui timbro scuro e spigoloso avrebbe potuto addirittura evocare il signore dell’inferno. Molteplici band e artisti nell’apice della loro carriera hanno dovuto combattere contro questo tipo di stereotipi, la cui sola finalità era quella di ostacolarli.

Disco dei Led Zeppelin

Un esempio è costituito dalla famosa band dei Led Zeppelin, che a carriera già avviata iniziarono a interessarsi al mondo dell’occulto. Nel loro quarto disco, infatti, un membro della band propose come nuovo design le rune della tradizione celtica. Jimmy Page, chitarrista della band, decise di creare la propria runa, che chiamò Zoso, a seguito di uno dei più celebri scritti di Crowley, di cui probabilmente Page era a conoscenza. Nell’equinozio, infatti, Crowley aveva scritto dello Zoso per riferirsi a un sigillo esoterico, che però fu erroneamente frainteso per un portale per l’inferno. Per quanto riguarda Page, lui ne aveva attribuito un senso prettamente astrologico, ma equivocato a causa dei pregiudizi sul rock.

E alla fine che sia suggestione o incanto ci interessa ben poco poiché la verità è sempre relativa. Per quanto ci riguarda, a noi non resta altro che gioire di questa materia invisibile e impercettibile, le cui vibrazioni arrivano nel più profondo della nostra anima, alla ricerca dell’armonia perfetta.

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