Palazzo Colonna, lo scrigno barocco di Roma

Sala Grande. In basso a sinistra, la palla di cannone sparata dai Francesi

Palazzo Colonna, insieme alla sua galleria e al suo giardino panoramico affacciato su Roma, è una delle gemme più rare del mosaico capitolino: tesoro di inestimabile ricercatezza, merita di essere ricordato. In cerca di storia dell’arte e di storia romana più recente, un giorno mi sono imbattuto in questa perla e, rimanendone estasiato, ho deciso di renderla protagonista di un mio futuro articolo.

Per prima cosa, dove si trova e come ci si arriva? L’indirizzo è Piazza Santi Apostoli 66: lasciandosi l’Altare della Patria alle spalle, basta svoltare a destra all’incrocio con Via del Corso e camminare per qualche decina di metri, fino a ritrovarsi il maestoso edificio sulla sinistra. È impossibile confonderlo. 

La storia di Palazzo Colonna affonda le radici in un passato lontano e ha visto un lungo processo di evoluzione architettonica, artistica e funzionale. L’edificio nacque come fortezza della famiglia Colonna – uno dei più importanti casati patrizi romani che potè vantare di un Papa e molteplici cardinali, intellettuali e politici attivi nell’Urbe e non solo – nel XII secolo. Due secoli più tardi fu ricostruito e ospitò figure eminenti quali il Petrarca e, in maniera leggermente diversa (vi fu appeso morto), Cola di Rienzo, personaggio ostile ai Colonna. Con Martino V, unico pontefice proveniente dalla famiglia,  il Palazzo fu momentaneamente sede papale, dopo il rientro dalla Cattività Avignonese. Nel Seicento, il Palazzo si vestì di barocco e vide l’aggiunta della preziosa Galleria Colonna, anch’essa in stile barocco. È così che si presenta a noi oggi. 

La galleria è il punto forte del palazzo colonnese. Commissionata verso la metà del Seicento per celebrare la vittoria della flotta cristiana – capeggiata da Marcantonio II Colonna – a Lepanto e inaugurata nel 1700, ospita 270 capolavori di artisti italiani e stranieri. Ma la stessa Galleria è artisticamente un capolavoro. Già la Sala della Colonna Bellica, snodo fra il giardino e il fulcro della Galleria, che ospita la colonna rossa, simbolo del casato, e dipinti come La notte di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio. Pochi scalini, squarciati da una palla di cannone, sparata dal Gianicolo dall’esercito francese che era schierato a difesa del papa contro l’insurrezione repubblicana, conducono alla Sala Grande. Entrarvi significa amplificare per un momento i sensi, perché tutto riluce di brillantezza, colore, arte e gli occhi vagano da una parte all’altra, catturati. Il soffitto è interamente affrescato con un firmamento di figure, stemmi, nuvole, sulle pareti poggiano preziosissimi quadri e sontuosi lampadari pendono dall’alto. Importanti artisti, come Guercino, Tintoretto, Salviati, Reni, Lanfranco e altri, sono qui esposti.

Quando la visitai, rimasi colpito da un’artista asiatica che dipingeva, in mezzo alla gente, un quadro raffigurante la sala stessa, oltre che dalla gentilezza e dall’accuratissima preparazione delle guide lì presenti. In un attimo si poteva accedere a un mondo di sapere grazie a quegli esperti di storia dell’arte.  Nella sala vi sono anche alcune grandi specchiere con decorazioni floreali: la curiosità sta nel fatto che tali decorazioni furono aggiunte per nascondere lo stacco fra le varie lastre specchiate, dato che al tempo non era possibile fabbricarne di grandi dimensioni (introdotte per la prima volta nella Reggia di Versailles). Attraversando le due colonne si accede alla Sala dei Paesaggi, così chiamata perché le opere presenti raffigurano appunto ambienti naturali e ameni. Vi si trovano due scrigni, minuziosamente lavorati: sulla sinistra, uno in legno e avorio, raffigurante scene dell’Antico e del Nuovo testamento e del Giudizio Universale e, sulla destra, uno in legno con pietre preziose. Entrambi gli scrigni poggiano su statue con le sembianze di mori, cioè i Turchi vinti a Lepanto; il tema è ripreso sul soffitto. 

Proseguendo dritti si può uscire sulla terrazza che dà sul cortile interno, mentre svoltando a destra si apre una serie di strepitose sale, di cui è obbligo ricordare la Sala dell’Apoteosi di Martino V. Qui è esposto Il Mangiafagioli di Annibale Carracci, opera che per la semplicità e quotidianità della scena rappresentata e per lo stile pittorico precorre con grande anticipo la futura arte impressionista. Le altre opere, realizzate dal Bronzino, dal Tintoretto e da altri grandi artisti, sono invece a sfondo religioso. Al termine del percorso è anche possibile visitare l’appartamento della Principessa Isabelle, che, venuta da Beirut, sposò nel XX secolo un nobile di casa Colonna. 

Come precedentemente detto, nella Sala della colonna bellica vi è il passaggio al grande giardino del Palazzo. Esso si articola su più livelli, ma il punto più importante si trova sulla sommità: qui diventa una terrazza con una vista senza pari su Roma e sul Vittoriano. 

Dal cortile, inoltre, si può accedere al Padiglione Pio, un tempo parte dell’appartamento cardinalizio. Esso è suddiviso in più stanze, di cui ricordo la Sala della Cornucopia. Essa prende il nome dalla cornucopia presente sul pavimento, realizzata con una grande varietà di marmi variopinti e incastonati che per la propria composizione creano un gioco naturalistico di sfumature e colori. Le pareti sono ricoperte da quattro enormi arazzi francesi, raffiguranti vicende relative ad Alessandro Magno. Anche la Sala delle Maioliche, con il pavimento composto di piastrelle colorate, è memorabile.

Da non dimenticare la Coffee House, il padiglione Sud orientale del Palazzo costruito negli anni Trenta del Settecento e raro esempio di Rococò a Roma. Essa ospita continuamente eventi di vario tipo, in cui personalità di spicco, ma anche mestieri come l’artigianato trovano accoglienza. 

Sul sito di Palazzo Colonna è anche possibile, accedendo alla sezione News, effettuare il tour virtuale di alcune stanze. Ma c’è poco da fare: solo entrandovi di persona si può comprendere quale sia la portata artistica di questo palazzo, a cui forse tante volte siamo passati affianco, senza neanche accorgercene. 

Sala dell’Apoteosi di Martino V. A destra del portale, Il Mangiafagioli di Carracci.
La cornucopia di marmo nell’omonima sala.
La scalinata del giardino.

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