Finalmente, il cinema

Senza dubbio, la notizia più triste in ambito culturale dello scorso anno a Ladispoli è stata la chiusura, preceduta da inquietanti avvisaglie ma comunque dolorosa, dello storico Cinema Lucciola, che animava la scena culturale ladispolana da più di sessant’anni. Da quando il mondo era devastato dal secondo conflitto mondiale e Ladispoli era poco più di un villaggio sulle rive del Tirreno e raggiungeva a malapena i duemila abitanti.

Allora i nonni di Isabella Della Longa, l’ex-gestrice, praticamente all’indomani delle regie di Rossellini che ebbero Ladispoli come scenografia, iniziarono a proiettare film dapprima all’aperto e poi al chiuso nei locali che ora ospitano un negozio di abbigliamento. Così nacque il Lucciola, come a dire “E luce fu”. E il cinema crebbe di fatto col luogo che lo ospitava, e vide Ladispoli da paesino trasformarsi lentamente in città e passare da tremila a ventimila abitanti, assieme a una vivace “concorrenza” (nei Sessanta l’Estate Ladispolana ospitava ben cinque sale, tre arene all’aperto e due al chiuso).

Nei primi anni Novanta, ai nonni di Isabella subentrarono i genitori, e a partire dal ’97 la stessa Isabella e fu allora che il Lucciola, forte della consolidata intimità che lo legava a Ladispoli, ospitò spettacoli importanti e si affermò come attivo centro culturale: si legò alle scuole del territorio ospitandole in matinées e soprattutto facendo da teatro per le assemblee d’Istituto del Liceo Pertini e dell’ISIS Enrico Mattei di Cerveteri che si trasformavano rapidamente in cineforum; allestì spettacoli teatrali, sfilate di moda e rassegne cinematografiche cui parteciparono importanti personalità dello spettacolo italiano, come il leggendario paroliere Mogol e registi come Carlo Lizzani che presentava, all’interno di “Ladispoli e i luoghi del cinema”, dedicata ai film girati nel territorio del comune, un documentario (Roberto Rossellini. Frammenti e battute) oltre a L’uomo della croce di Rossellini stesso, La grande guerra di Monicelli e Il sorpasso di Risi, che ha come sfondo i celebri pini del chilometro 38 della via Aurelia.

Ma dai primi anni del decennio, la fine delle grandi saghe cinematografiche di successo e la concorrenza coi mastodonti romani di Parco De’Medici e Parco Leonardo penalizzano le piccole sale e lo spettro dei frequentatori si riduce. Come dice Isabella: “Il cinema non è consumo, è nutrimento”. Si arriva così al fatale 2016 che vede la chiusura del Lucciola e la perdita per Ladispoli, che ha raggiunto ormai i quarantamila abitanti, e anche per i comuni circostanti di un importante spazio cinematografico. La città di piazza Rossellini, che celebra uno dei maestri del Neorealismo, rimane paradossalmente senza cinema.

Ma non tutto è perduto. L’anno precedente anche la sala a Cerveteri aveva chiuso i battenti e la gestione del Lucciola decide di dargli nuova vita. E dopo una stagione di lavori arriva l’inserimento nella nuova realtà, anch’essa antica e interessante: il Cinema Moderno. A fondarlo fu Aristide Lucarini, tenente bersagliere della 33esima squadriglia Aeroplani, di ritorno dalla Grande Guerra con una medaglia di bronzo al valor militare. Animato da una grande passione per il cinematografo, dopo un periodo di “gavetta” allestendo spettacoli dentro uno spazioso fienile, all’inizio degli anni ’30 Aristide mise su un cinema con tanto di galleria, all’avanguardia per la Cerveteri dell’epoca, tant’è che il Cinema fin da subito si chiamò Moderno.
E ora, dopo una lunga chiusura, il Moderno torna a illuminarsi la sera, come una Lucciola.

 

A seguire alcune foto

I gestori del nuovo Cinema Moderno con le autorità del Comune di Cerveteri e il regista Paolo Genovese

La nuova e luminosa insegna del Cinema Moderno

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