“Dante”: l’uomo oltre al poeta

“Conosceva il nome di tutte le stelle”

Decisamente d’impatto è stata questa citazione tratta dal film Dante, che ha dato l’opportunità a noi studenti della 3 E del liceo “Sandro Pertini” di Ladispoli, di conoscere e studiare il poeta da un punto di vista diverso da quello scolastico.

Accompagnati dalle professoresse Francesca D’Amico e Cinzia Luchetti al cinema Farnese, abbiamo avuto l’occasione di cogliere gli aspetti più corporali e meno trascendentali dei personaggi, rappresentati anche e soprattutto per il loro lato umano.

A introdurre la visione del film è stato il regista Pupi Avati, che ha espresso il suo scopo di incuriosire e di avvicinare il pubblico alla letteratura, inserendo gli aspetti più intimi della vita di Dante.

Nel settembre del 1350, a trent’anni dalla morte di Dante Alighieri, il poeta e scrittore Giovanni Boccaccio viene incaricato dal comune di Firenze di recarsi a Ravenna per portare alla figlia di Dante, Suor Beatrice, monaca in un monastero della città romagnola e unica discendente dell’Alighieri rimasta in vita, la somma di dieci fiorini d’oro, come risarcimento simbolico per le ingiustizie e le sofferenze inflitte dalla città fiorentina alla sua famiglia.

Le cause del dolore provato da Dante, sono da ricercare nel periodo storico in cui egli visse, che vedeva la città di Firenze divisa fra due fazioni: quella dei guelfi bianchi, che propendeva a una gestione autonoma del Comune, ed era dunque contraria all’ingerenza di papa Bonifacio VIII nelle questioni politiche della città, e la fazione dei guelfi neri che, al contrario, era disponibile all’intromissione negli affari pubblici da parte del pontefice, il quale aveva lo scopo di estendere il proprio potere politico anche sul Comune fiorentino.

Per Dante, che si era da sempre impegnato, durante la sua carriera politica, nel mantenimento di pace e giustizia, le sorti divennero tragiche quando, a seguito del colpo di mano attuato da Carlo di Valois – fratello del re di Francia, inviato dal pontefice per creare un’alleanza con i guelfi neri – i guelfi bianchi vennero sconfitti a tradimento e i loro maggiori esponenti, fra cui lo stesso Dante, furono esiliati.

All’interno del film è la figura di Boccaccio ad accompagnarci, durante il suo lungo viaggio verso Ravenna, nel racconto della vita di Dante, che ci viene presentata, in lunghi flashback, negli aspetti più crudi e intimi. La narrazione giunge, dopo vent’anni di fughe, ricerca di ospitalità e indicibili sofferenze, fino alla sua morte in esilio del 1321, a seguito della quale venne infamato dallo stesso pontefice, col nome di “bastardo eretico”.

Molti sono i punti di forza del film Dante. Principalmente possiamo individuare tre elementi fondamentali. Per cominciare, si è rivelata vincente la scelta del regista di mettere in luce gli aspetti propri della realtà medioevale, di cui ci viene data una visione ampia e completa.

L’aderenza storica ben si riflette nel modo di vestire dei personaggi, nell’ambientazione, nelle abitudini degli uomini, diverse dalle nostre, e nelle scene di vita quotidiana, come vediamo nei momenti di gioco fra Beatrice e le sue amiche.

Numerosi sono poi i riferimenti ai costumi tipici di quel tempo. Per esempio, si fa leva soprattutto sulla pratica dei matrimoni combinati, allora molto diffusa, che impedisce a Dante e Beatrice di vivere il loro amore: il primo, infatti, si sposa con Gemma Donati, la seconda con Simone dei Bardi, entrambi senza la loro volontà.

Quest’ultimo aspetto rivela chiaramente l’amarezza di un matrimonio non desiderato, ma subito, suscitando, così, la commozione del pubblico. Infatti, proprio il coinvolgimento emotivo costituisce il secondo dei punti di forza del film.

Esso emerge soprattutto dagli episodi più malinconici ed intimi dell’infanzia di Dante, illustrati nei flashback. Primo fra tutti, la morte di sua madre, mostrata distesa sul letto in fin di vita. Il momento di grande pathos culmina con il bacio che il piccolo Dante, scosso e turbato dalla dolorosa visione, porge sulla guancia pallida materna.

Alquanto significativa è anche la presentazione di Lapa, ovvero la donna con cui il padre vedovo si risposa. Le due scene compaiono a breve distanza di tempo fra loro, conferendo drammaticità ai fatti, visti dagli occhi sconvolti del bambino.

Anche fuori dal flashback non mancano episodi coinvolgenti ed emozionanti, come vediamo nel complicato rapporto fra Boccaccio e la figlia, la piccola Violante, su cui il film insiste più volte. Boccaccio infatti non riuscirà a stabilire il normale legame padre-figlia che tanto desidera.

Arriviamo quindi al terzo aspetto fondamentale che contraddistingue il film: la lentezza. In effetti, anche se inizialmente può sembrare un elemento negativo, in realtà è proprio l’andamento lento e pacato delle scene che cattura il pubblico e lo rende, così, partecipe degli eventi.

Il film Dante, volendo dare maggiore spazio a quelli che sono gli aspetti più intimi e corporali della vita del poeta fiorentino, che non vengono trattati, di norma, con noi studenti, accenna, o addirittura tralascia, determinati avvenimenti dal punto di vista storico che furono essenziali, invece, nella vita del poeta.

Un esempio di omissione è quello inerente alla nascita della tendenza letteraria del Dolce Stilnovo, che ebbe origine spontanea da una “societas amicorum” fra intellettuali del tempo, tra cui lo stesso Dante e Guido Cavalcanti. Fra i due la forte amicizia nacque proprio da questa tendenza, che li legò come fratelli, elemento che, in Dante, viene quasi dato per scontato.

Inoltre, si può notare la mancanza dell’episodio del cosiddetto “gabbo” (scherno) che Dante subì da parte delle compagne di Beatrice, dopo che lei gli negò il saluto. Tale evento fu essenziale per Dante nell’evoluzione del sentimento amoroso provato per la donna, dalla quale, a seguito di ciò, non si aspettò più alcuna forma di riconoscimento, bensì trovò appagamento nella semplice lode della stessa.

Infine, non viene conferito il necessario spazio alla sofferenza provata da Dante per l’esilio, che assunse, nella sua vita, un significato profondo, divenendo fonte di cambiamenti di prospettiva e di evoluzioni interiori, che lo portarono poi al componimento della sua più illustre opera: la Divina Commedia.

Un’immagine tratta dal film

In conclusione, la visione del film è stata un’esperienza sicuramente piacevole e formativa per noi ragazzi, in quanto abbiamo preso coscienza di quegli aspetti più profondi della vita di Dante, che spesso non emergono dai libri di letteratura, e delle caratteristiche proprie della sua epoca.

Nonostante la sintesi, a volte un po’ forzata, degli eventi – storici e letterari-  le poesie del poeta che accompagnano le scene del film, e gli episodi che mettono in evidenza il suo impegno politico, ci hanno offerto un’immagine di Dante, tutto sommato, completa.

Inoltre, la celebrazione di Dante, che traccia il leitmotiv dell’intero film, ha sicuramente acceso la nostra attenzione e la nostra curiosità per la sua figura, soprattutto nell’ultima scena. Infatti, proprio con i ricordi di Suor Beatrice e Boccaccio si conclude la memoria del valore e della grandezza dell’uomo che “conosceva il nome di tutte le stelle”.

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