Ginnastica ritmica: cosa si può nascondere dietro tanta bellezza

Forse non ci si è mai soffermati sul motivo per il quale, in competizioni di alto livello, come europei e mondiali, in questo sport raramente si vedano gareggiare ginnaste che non abbiano una figura longilinea, slanciata e filiforme, ma si sia fatto caso solo alla bellezza dello sport, tanto variegato ed elegante.

La verità è che la ginnastica ritmica, come ogni altro sport, richiede dei canoni fisici ben precisi, oltre a dedizione, passione, sacrificio e forza. Quest’ultima, spesso, finisce per dover essere intesa in vari aspetti, quali quello fisico, mentale ed emotivo. Infatti, si cela dietro la fluidità del movimento e al sorriso delle ginnaste una pressione psicologica ed emotiva molto forte, data da un meccanismo malsano che caratterizza buona parte delle palestre che oggi, come in passato, ospitano questo sport.

Con gli anni la ginnastica è andata peggiorando per quanto riguarda il trattamento della questione “canoni fisici” da rispettare, basando su questi anche la scelta delle atlete da portare a una competizione, rendendo così lo sport sempre meno meritocratico e sempre più “malato”.

Difatti, oltre al regolamento tecnico, svolge un ruolo essenziale nella gara anche la valutazione dei giudici, gli stessi che sono spesso influenzati dall’aspetto fisico della ginnasta piuttosto che dalla performance della stessa, mentre si dovrebbe valutare l’estetica dell’esercizio e non del corpo.

Sono molteplici i casi in cui, per il loro fisico e il loro peso, atlete che hanno dato tutto per la ginnastica si sono sentite denigrate, mortificate e profondamente ferite psicologicamente, perché gli insegnanti e il sistema le volevano perfette, tutte con la stessa figura, tutte evidentemente sottopeso, costrette ogni giorno a lottare con il senso di colpa per aver mangiato quel determinato alimento, con la costante sensazione di essere in difetto.

Questo, naturalmente, ha generato e continua a generare nelle ginnaste un pensiero negativo riguardo il proprio corpo, portandole a disprezzare sé stesse per una colpa che non hanno, che non esiste; inducendole a credere che, per arrivare in alto ed essere apprezzate, debbano iniziare a non mangiare, o assumere abitudini inadeguate, che non sanno le porteranno a conseguenze molto gravi, come, ad esempio, la bulimia, o il ritardo dello sviluppo.

Infatti, le atlete spesso vengono a trovarsi in tali situazioni quando sono ancora minorenni e nel delicato equilibrio dello sviluppo che, nella maggior parte dei casi, viene considerato negativamente da allenatori e allenatrici, poiché provoca la naturale modifica del corpo della ragazza. E un corpo più maturo non rientra più nei rigidi canoni fisici della ginnastica.

Le ragazze, dunque, tendendo a sopportare tali oscenità a denti stretti, arrivano a chiudersi in sé stesse, a non parlarne con nessuno, neanche con le famiglie. Con queste ultime, quando l’atleta raggiunge alti livelli, il rapporto si complica, poiché l’atleta stessa sa che, per la durata di tutto il proprio percorso (che, in media, inizia ancor prima dei 10 anni di età), i propri genitori compiono immensi sacrifici, soprattutto economici. È anche per questo motivo che le ginnaste spesso non si confidano, pensando di poter rappresentare una delusione.

È difficile spiegare esattamente cosa si arrivi a provare quando ci si sente disprezzati per il proprio fisico, da parte degli altri, ma soprattutto da parte di sé stessi. Sicuramente questo non è un problema che riguarda solo la ginnastica ritmica, ma anche tante altre realtà, che portano sport meravigliosi come questo a rappresentare una fonte di malessere per chi, in realtà, lo ama.

Questa, purtroppo, è una lotta che va portata avanti da tutti: scoraggiare e denunciare tutto ciò che allontana l’attività sportiva dall’essere edificante, sana e benefica.

Tra le prime a rendersi conto, dopo diversi anni di sofferenze, che l’indifferenza porta solo ad altro male, sono state, in Italia, nell’autunno 2022, due ex atlete della Nazionale italiana, Nina Corradini e Anna Basta.

Le due ragazze – e dopo di loro si sono registrate oltre 200 testimonianze – si sono fatte avanti e hanno deciso di parlare ed esporre a tutti l’enorme danno causato dalle continue tensioni e abusi psicologici subìti durante gli anni di allenamento all’Accademia internazionale di ginnastica ritmica di Desio. Hanno parlato di molteplici mortificazioni, anche davanti alle proprie compagne, come, ad esempio, frasi del tipo “Vergognati”, “Davvero riesci a guardarti allo specchio?” A seguito di ciò, sono partite le inchieste, sia della giustizia sportiva che ordinaria, per accertare quanto rivelato.

Il 4 gennaio 2023, il commissario tecnico Emanuela Maccarani e la sua collaboratrice Olga Tishina sono state denunciate dalla Procura di Federginnastica (Federazione Ginnastica D’Italia), che ha deciso alcuni interventi immediati: commissariare l’Accademia di Desio, istituire un ufficio di servizio per verificare la situazione delle atlete e vigilare sul loro rapporto con allenatrici e tecnici, e destinare una somma di 120 mila euro per un progetto di salvaguardia di atleti e atlete.

Emanuela Maccarani

Successivamente, nel Consiglio federale del 12 gennaio 2023, Emanuela Maccarani è stata sospesa dal ruolo di direttrice tecnica, assunto nel frattempo dal Presidente federale Gherardo Tecchi; tuttavia, essa rimarrà allenatrice della Nazionale coadiuvata da Olga Tishina. Lo scopo è quello di consentire alla Maccarani di difendersi nelle sedi opportune e contemporaneamente consentire alla Nazionale – le cui atlete e rispettive famiglie hanno espresso fiducia alle allenatrici – di proseguire il lavoro per la qualificazione alle olimpiadi di Parigi 2024.

Il problema che è stato sollevato grazie alle recenti denunce, però, non si riscontra solo nel nostro paese, bensì ha radici più o meno profonde a livello internazionale. Per esempio, in Russia, paese che nella ritmica si configura come il più vincente, i metodi utilizzati per l’allenamento vanno ben oltre la normalità, arrivando a creare quasi una pseudo-scienza del peso e della nutrizione. Come testimonianza, abbiamo quello che è il manuale di allenamento dalla scuola di San Pietroburgo, in cui è presente una “tabella di crescita standard delle ginnaste agoniste russe”, che descrive la ginnasta ideale in base al proprio peso, drasticamente inferiore alla media. Quella scheda presenta un rapporto che indica un indice di massa corporea che l’Oms considera limite minimo al di sotto del quale si comincia a parlare di magrezza patologica in ragazze in quella fascia d’età.

È da precisare, tuttavia, che la ginnastica ritmica, sport completo, affascinante, che insegna molto non solo a livello tecnico, ma anche personale, non nasca malato, ma che sia solo vittima di una mentalità spesso nociva dell’ambiente attorno al quale orbita, che talvolta – non sempre, ovviamente – si concentra più sull’arrivo del risultato rispetto alla discutibilità del metodo, che nuoce alla salute fisica e psicologica delle atlete.

Le “Farfalle”, squadra nazionale italiana

Di seguito un commento rilasciato da Anna Basta, una delle ex atlete che ha deciso di denunciare insieme a Nina Corradini: “Io e Nina Corradini abbiamo sofferto. Io e Nina siamo arrivate a odiare la vita. Io e Nina volevamo scomparire. Io e Nina adesso vogliamo fare la differenza”.

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