Gli psichedelici anni Sessanta

Immaginate di essere un giovane degli anni Sessanta. Si è appena concluso il decennio di apparente benessere seguito alla seconda guerra mondiale e, attraverso i media, diventano sempre più evidenti le molte criticità alla base del sistema sociale, politico ed economico mondiale. Questa crisi ebbe la sua massima espressione negli Stati Uniti con la famosa Beat Generation: nata da un gruppo di scrittori americani, promuoveva una vita basata sul rifiuto delle norme imposte e del materialismo, sull’interesse per le religioni orientali e sull’utilizzo di droghe per scappare, o piuttosto dare un significato, alla propria esistenza attraverso viaggi spirituali. Sono questi gli anni in cui vediamo sorgere le figure degli hippy o degli hipster che invadono le varie città americane compiendo viaggi in autostop destinati a diventare celebri. Che fossero coscienti o no di quello che stavano compiendo in quel momento, non possiamo negare l’importanza che ha avuto questa corrente nella cultura mondiale.

Ora voi vi chiederete, cosa centra tutto questo con la musica?                                                                        Praticamente tutto. Se non fosse per questa corrente ideologica, molti capolavori musicali realizzati sotto l’effetto di droghe psichedeliche, specialmente LSD, non avrebbero mai visto la luce.             

La Hog Farm Commune, 1968. Fonte immagine: Encyclopaedia Britannica 

Innanzitutto bisogna comprendere che nel corso degli anni Sessanta assumere LSD era di una semplicità unica, un po’ come per noi lo è l’acquisto di un pacchetto di sigarette e, anche se illegale, si potevano trovare praticamente ovunque i famosi foglietti di LSD che si scioglievano in bocca. Questi permettevano alle persone di avere i famosi trip o, nel caso di interruzioni o dosi eccessive i bad trip, che alteravano permanentemente la psiche. Questa grande stagione degli acidi durerà sino agli inizi degli anni Settanta, quando verrà sostituita dall’eroina, molto più pericolosa e che porterà alla morte di moltissimi giovani, molti di più rispetto all’LSD.

I primi artisti profondamente influenzati sia dall’LSD che dalla cultura beat in generale furono i Beatles. Tutti e quattro, come del resto anche la gioventù all’epoca, erano molto affascinati dalla cultura orientale, specialmente quella indiana; in mezzo ai loro tour fecero persino un ritiro spirituale in India, nel quale probabilmente si drogarono come non mai per avvicinarsi allo spirito. In India, del resto, era semplicissimo trovare queste sostanze. Non sarebbe sbagliato definire il loro album Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club, nel quale troviamo tra l’altro l’utilizzo di strumenti indiani, come il manifesto della musica psichedelica. Infatti ascoltandolo ci si rende conto che le sonorità utilizzate sembrano volerci annebbiare la mente, farci andare con l’immaginazione in un posto diverso da quello in cui ci troviamo fisicamente.

I Beatles in India. Fonte immagine: Wikipedia

Questo sviluppo di concept album con sonorità psichedeliche vedrà il suo massimo sviluppo con i Pink Floyd, che volevano ricreare le sensazioni provate nei trip all’interno delle varie discoteche e locali underground, come il famoso CLUB UFO a Londra.                                                                                          Ora pensate a come poteva essere la situazione in una discoteca in quegli anni. Probabilmente era molto difficile trovare una persona totalmente cosciente di ciò che la circondava e tutti si lasciavano guidare dai suoni e dalla musica del momento, totalmente abbandonati a quelle sensazioni. Per ricreare ciò i Pink Floyd utilizzeranno atmosfere scientifiche e nuovi suoni elettronici, che apriranno la strada a molti altri sottogeneri del rock psichedelico: prima fra tutti la musica cosmica, che è essa stessa un trip infinito.

I capolavori realizzati sotto effetto di LSD non finiscono qui, ma ciò che è fondamentale comprendere è che in quegli anni si utilizzava questa droga per un motivo molto più profondo rispetto a quello dei giorni nostri. All’epoca le droghe venivano utilizzate come fuga dalla realtà e come ricerca della vera creatività. Oggi invece non c’è più l’esigenza di rifugiarsi, poiché tutti hanno praticamente accesso a tutto. Le droghe però hanno imboccato altre strade pericolose. Drogarsi è diventata una moda; un modo per divertirsi; un’omologazione dell’individuo che è escluso dal gruppo se non lo fa. Non c’è più la presa di coscienza dei giovani che, invece di sentirsi parte di un unico gruppo sociale, si fanno la guerra tra di loro per stabilire chi ha vissuto in modo più trasgressivo o chi ha fatto più le esperienze più assurde. Come se vincere questa gara al massacro possa dare più importanza alla loro esistenza.

                                                                                                                                           

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