Primavera, il ritorno di Persefone

Secondo il calendario astronomico, alle 22,24 di oggi, 20 marzo, inizia ufficialmente la bella stagione, con l’equinozio di primavera. Dopo l’inverno, infatti, lo sbocciare dei fiori e il calore del sole segnano il passaggio verso la stagione estiva. Il termine “primavera” significa proprio “prima dell’estate”: il vocabolo latino vera deriva dalla radice indoeuropea “vas-“, cioè “splendere”, e fa riferimento alla stagione calda.

Poiché rappresenta la rinascita, la primavera è sempre stata celebrata dagli antichi popoli europei. Alcune divinità in particolare venivano citate in questo momento di festa, ma una soprattutto era considerata la creatrice di questo ciclo annuale: la greca Persefone.

Il mito

Persefone – Proserpina per i Romani – era figlia di Demetra e di Zeus, ma era originariamente conosciuta come Kore, che significa “fanciulla”. La sua storia terribile e straordinaria ripercorre le tappe che videro crescere un’innocente ragazza fino a diventare una regina rispettata.

Tutto iniziò a causa delle ire di Afrodite, che chiese a Eros di punire la castità di Kore facendo innamorare Ade della fanciulla. Il dio dell’Oltretomba, allora, andò da Zeus per chiedergli la mano della dea e il fratello acconsentì con piacere.
Un giorno, mentre Kore si stava tranquillamente godendo la compagnia delle amiche e il profumo dei fiori, vide crescere un asfodelo o un narciso. A quel punto la gioia e la spensieratezza della sua vita si spensero in un attimo: all’improvviso il terreno intorno al fiore iniziò a sgretolarsi. Si spalancò un’enorme voragine e dall’oscurità della terra spuntò l’inquietante cocchio di Ade. Il dio afferrò la povera fanciulla e la trascinò con sé nel regno dei morti.

“Ratto di Proserpina” di Bernini (da Wikipedia)

La notizia del terribile rapimento di Kore si diffuse velocemente e la povera Demetra venne a sapere da Elio del patto tra Zeus e Ade. La dea dell’agricoltura, quindi, si rifiutò di adempiere ai propri doveri e decise di cercare Kore, aiutata da Ecate e dalle amiche, trasformate in sirene.
Demetra, allora, scese sulla terra sotto forma di una vecchia signora. Venne accolta nel castello del re Celeo, dove ritrovò per un breve periodo la pace perduta. Per ringraziare la famiglia reale, la dea si prese cura dei principi: cercò di far diventare Demofoonte immortale e insegnò l’arte dell’agricoltura a Trittolemo.
Mentre Demetra era impegnata nelle ricerche, la natura iniziò velocemente a morire: i fiori a spegnersi, le piante ad appassire, i campi a seccarsi, i terreni a gelarsi, gli esseri umani a morire. Solo dopo le continue suppliche degli uomini Zeus decise di mandare Ermes a richiamare, finalmente, la piccola Kore dall’Oltretomba.

Quando l’egoista Ade aveva strappato Kore dalla vita, ella si era ritrovata sola in un regno misterioso, ma non si era lasciata scoraggiare. Grazie alla sua forza potè maturare, fino a diventare la più tenace Persefone.
Addolorata dalla lontananza dalla madre, però, Persefone non resistette ad assaggiare una melagrana (in altre versioni del mito fu Ade a ingannarla, o ella lo fece per amore del dio). La poveretta, in realtà, non sapeva che mangiare un frutto degli Inferi significava rimanere prigioniera del regno delle ombre. Demetra e Zeus decisero che, poiché Persefone aveva mangiato solo sei chicchi, sarebbe sì diventata la sposa di Ade, ma sarebbe rimasta nell’Oltretomba solo per sei mesi. Per il tempo restante poteva, invece, tornare in superficie e riabbracciare l’adorata madre, riportando al mondo l’allegria e la prosperità antiche.

Il ritorno di Persefone di Frederic Leighton (da Wikipedia)

Da allora, ogni anno Persefone rimane per sei mesi nascosta nell’ombra, ma non aspetta altro che questo giorno per lasciare tutto e tornare tra le braccia della madre. Ecco spiegata l’alternanza delle stagioni: Demetra è triste in inverno, quando Persefone è lontana, ma è felice in estate, quando la figlia ritorna.

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